Siamo noi... I tifosi del Bologna siamo noi!

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Il Bologna è la squadra del mio cuor...

martedì 17 febbraio 2015

... Signori si nasce ...

... non si diventa, o almeno così insegna la storia. Oggi, come molti di voi sapranno, è il compleanno del mai dimenticato Beppegol. La circostanza mi ha suggerito alcune riflessioni, legate alle vicende passate e presenti del Bologna. Prima di tutto il calciomercato di gennaio, con la saga dei rifiuti, il più clamoroso dei quali ha riguardato Sebastian Giovinco, talmente disgustato dalla prospettiva di doversi contaminare coi colori Rossoblù al punto da respingere anche l'offerta di giocare nella squadra canadese di Joey Saputo, preferendo una squadra rivale. Nei giorni seguenti, per nostra fortuna, altri giocatori, più stagionati e più avveduti dell'ex juventino, hanno ragionato in maniera diversa e sono venuti sotto le Due Torri a dare manforte. Attenzione: ho detto " più stagionati ", e non l'ho detto a caso. E' un dato di fatto che le generazioni più giovani il Bologna lo conoscono a malapena, figuriamoci quindi se sono al corrente dei sette-scudetti-più-uno e di tutto quel che riguarda lo Squadrone che un tempo faceva tremare il mondo. Qualche anno fa, invece, indossare la nostra maglia era ritenuto un onore, anche da campioni abituati a platee ben più altisonanti. Vien da pensare, appunto, a Beppe Signori, ripudiato dalla Lazio dopo essere incappato in una stagione balorda, e rilanciatosi coi nostri colori a tal punto da legarsi a doppio filo alla città, dove tuttora vive e gestisce con successo un rinomato ristorante, dopo averci fatto sfiorare, al culmine di una travolgente cavalcata, la doppietta Coppa UEFA - Coppa Italia partendo dalle retrovie dell' Intertoto. Ma ce ne sono stati tanti altri: Alberto Gilardino, la cui carriera ha ripreso quota dopo un periodo di appannamento; Marco Di Vaio, laziale come Signori e come lui innamorato della città, dove è tornato dopo la conclusione della carriera per assumere un ruolo dirigenziale; Gianluca Pagliuca, tornato nella Società che lo aveva lanciato per prolungare alla grande una già esaltante carriera; Roberto Baggio, che con noi vinse la classifica dei cannonieri tornando di prepotenza in Nazionale per partecipare ai Mondiali di Francia 1998. Qualche giorno fa, in una pagina di Facebook, un amico Tifoso Rossoblù ha commentato un post riguardante Alessandro Del Piero, buttando là quasi per scherzo che l'ex capitano della Juve potesse fare al caso nostro, venendo a chiudere la carriera con una promozione. Fantascienza. Ma non del tutto: queste parole mi hanno riportato alla mente una storia che i più giovani forse non conoscono, quella di Antonio Juliano. Storica bandiera del Napoli, Juliano scoprì nel 1978, a 36 anni, di non rientrare più nei piani tecnici della squadra biancazzurra. Il presidente Ferlaino gli offrì immediatamente una scrivania, ma lui sentiva di voler ancora dare qualcosa al mondo del calcio, e così si presentò all'amico Bruno Pesaola, tornato quell'anno sulla panchina Rossoblù, dicendogli di " volersi togliere uno sfizio ". Andò a finire che nei mesi più freddi Juliano dovette fare i conti con l'avanzare dell'età, ma al momento di ballare la rumba si fece trovare pronto e reattivo, dando un notevole contributo alla salvezza conquistata da una squadra non irresistibile e passata, nel frattempo, nelle mani di Cesarino Cervellati ( dopo un'infelice parentesi con il debuttante Marino Perani ). Il comportamento signorile per eccellenza, ovviamente, resta quello di Giacomo Bulgarelli, il cui amore per i nostri colori si dimostrò più forte di ogni tentazione economica o di facile gloria. Purtroppo, lo sappiamo bene, nel corso degli anni abbiamo dovuto fare i conti anche con presunti signori, che a vario titolo si sono improvvisati presidenti, senza averne le qualità e le necessarie disponibilità finanziarie: Tommaso Fabbretti, finito in galera dopo essersi intascato i soldi del cartellino di Roberto Mancini e aver lasciato vuote le casse sociali; Piero Gnudi, presentatosi con squilli di tromba e dimostratosi un semplice prestanome del multiproprietario Pasquale Casillo, per il quale il Bologna veniva all'ultimo posto delle gerarchie personali; Sergio Porcedda, che rilevò la proprietà del club coi soldi del Monopoli. L'ultimo di questi personaggi deleteri, in ordine di tempo, è la classica coda dura da scorticare: Albano Guaraldi. Come se non fossero bastate la scellerata gestione durata tre anni, il terrificante mercato invernale di un anno fa che ci condusse dritti alla retrocessione e la lunga, estenuante telenovela della vendita del club, il Palazzinaro Barbuto continua a fare danni anche dopo la sua uscita di scena: oggi, dopo uno stucchevole rimpiattino, la giustizia sportiva ci ha inflitto un punto di penalizzazione per la faccenda del ritardato versamento dell'IRPEF. Lo so, ci sono i margini per vedere accolto il ricorso prontamente annunciato dall'AD Fenucci; in fin dei conti la squadra di quest'anno non è nemmeno lontana parente di quella che l'ha preceduta, per cui non dovrebbe essere difficile metabolizzare il punto perso. Resta la gravità del fatto: la nuova Società a stelle e strisce si trova a dover pagare colpe non sue. Che dire: Guaraldi aveva promesso di rendersi indimenticabile, e in qualche modo c'è riuscito. Per fortuna il vento è cambiato, per cui, in un modo o nell'altro, riusciremo in fretta a mettere alle spalle anche questa antipatica faccenda. Sperando che non siano vere le voci, sempre più insistenti, che vogliono Diego Lopez propenso, più che ad essere signore, a comportarsi da bambino impegnato in una rissa da cortile, imperniata attorno a Franco Zuculini. Staremo a vedere.
Ancora auguri, Beppe !!!


Paolo Milito


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