Siamo noi... I tifosi del Bologna siamo noi!

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Il Bologna è la squadra del mio cuor...

venerdì 31 luglio 2015

"Aperto per ferie": Eraldo Pecci

Aperto per ferie torna puntuale (o quasi...) anche questa settimana. La tentazione di parlare del mercato che non va assolutamente nella direzione sperata e dei presunti o, ahimè reali, problemi societari è stata grande, ma ho preferito continuare a parlare dei nostri giocatori, perchè, onestamente, si stanno sprecando anche troppe parole senza sapere effettivamente di cosa parlare.
Il sorteggio di oggi ha decretato che il protagonista settimanale dovesse essere Eraldo Pecci.
Potrei non aggiungere altro, perchè un campione lo è per sempre!
Cercherò invece di farlo conoscere al meglio alle nuove generazioni che, mi auguro di cuore, decideranno di tifare per il Bologna.
Di seguito riporterò parti di un'intervista che Eraldo rilasciò al "Pallone Gonfiato" l'8 dicembre 2014. Ascoltarlo fu un piacere immenso, un'emozione molto forte e una vera sorpresa, per me: quando si dice che tutti i "grandi" sono umili è vero! Eraldo è umile, semplice, schietto e sincero! Davvero un grande...



Eraldo Pecci nasce nell’aprile del 1955 a San Giovanni in Marignano, in provincia di Rimini. Nel 1972 arriva nelle giovanili del Bologna dal Superga di Cattolica ed esordisce in rossoblù nella Mitropa Cup ed in serie A contro la Juventus, squadra della quale sarà spesso antagonista in futuro: “Con la Juve feci anche un provino che andò molto bene, ma i miei dirigenti erano già in parola col Bologna e non andai ai bianconeri. Meglio, è un colore che mi snellisce”. Pecci ha giocato a Bologna dal 1973 al 1975 vincendo la seconda Coppa Italia del club, mettendo a segno il rigore decisivo nella finale contro il Palermo: “Fu una grande soddisfazione per tutti noi. Il Palermo fallì tante occasioni, Buso fu decisivo. Fra l’altro, io tirai l’ultimo rigore, però dopo alzai gli occhi verso il tabellone e vidi scritto “Mei”.... sono soddisfazioni! Prima di tirare i rigori Bulgarelli chiese a Pesaola, che credeva ci fosse la ripetizione e non i rigori, chi avrebbe tirato e il mister disse ‘Faccia lei, tanto fa sempre tutto lei!’. L’arbitro ci diede quel rigore al 90’ per compensare l’espulsione di Bob Vieri dopo che gli aveva dato del disonesto, perché forse gli pareva eccessivo il provvedimento preso”. Nel 1975 Pecci fu ceduto al Torino assieme al terzino Caporale, ma nella stessa estate partì anche Savoldi, venduto al Napoli: “Io seppi della mia cessione mentre andavo a morosa dall’audio di una tv. Tornavo dalla nazionale militare e dovevo raggiungerla a ballare, sentii ‘Pecci al Toro’. Fu una giornata disastrosa perché poi vidi la morosa in discoteca con un altro…ero al Toro da due ore e avevo già le corna!”.
Dopo il passaggio al Torino, Pecci tornava spesso e volentieri a Bologna: “Dovetti lasciare la città, gli amici e Torino era distante, fredda. Qui invece io sono nato e morto come calciatore. Poi mi abituai, iniziai ad apprezzare l’ambiente e la bellissima città. Sentii la fiducia, mi impegnavo: poi quando arrivi al Filadelfia capisci che devi dare tutto per il Toro”. E di seguito, un aneddoto sullo stipendio: “A Bologna firmai in bianco, mi fu suggerito per non irritare il presidente. Mi diedero il minimo, 3,3 milioni, al Torino chiesi 40 milioni e accettarono subito. Allora mi chiesi, dove avevo sbagliato?” Poi un ricordo del presidente granata Orfeo Pianelli: “Era un presidente tifoso, pensava di ridare qualcosa alla società con quel che guadagnava con la sua azienda. Io vivevo appieno la vita del club in sede e sentivo anche certi discorsi nei momenti difficili. Era un uomo che voleva bene ai suoi operai e appena poteva li aiutava soprattutto se erano in difficoltà ed avevano bisogno di cure. Si faceva voler bene e tutti lo amavano e lo rispettavano. Non faceva mai complimenti ma dimostrava il suo affetto in altri modi... ricordava un po’ mio padre”. Dopo il presidente, l’allenatore, Luigi Radice: “E’ stato il migliore che ho avuto. Capiva il calcio come pochi e portò il metodo olandese in Italia: attaccava, pressava e faceva contropiede. Lui era bravo e noi eravamo fortunati ad averlo, ma bisogna dire che aveva trovato un gruppo forte ma anche intelligente, composto da bravi ragazzi che si sono meritati quel che hanno vinto. Radice era fra i migliori perché era disponibile e forse il suo segreto era quello. Giocavamo con una specie di 4-3-1-2, ma all’epoca era diverso da adesso, i difensori giocavano più distanti, ora non c’è più tutto quello spazio a disposizione”.



Il Pecci calciatore è stato amato ed apprezzato non solo per le sue gesta sul campo, ma anche per la simpatia e la genuinità della persona, che alcuni suoi compagni decantano con orgoglio. Roberto Salvadori: “Pecci era un bravo calciatore e non solo: era intelligente, attento a chi gli stava attorno ed era sempre pronto ad aiutare chi era in difficoltà. Vederlo giocare dava grande soddisfazione”. Patrizio Sala: “Era un ragazzo speciale, si spendeva per tutti ed era sempre disposto a dare una mano a chi aveva bisogno. Per me è un piacere e un onore parlare di un ragazzo speciale come lui”. Roberto Mozzini: “Eraldo era un ragazzo quando arrivò, ma aveva già la mentalità del veterano. Aveva grande stile e tecnica, non era rapido, ma la sua presenza si faceva sentire e riusciva a completare il nostro lavoro. Era sempre pronto e disponibile, quando qualcuno aveva bisogno lui c’era sempre”. Ma il contributo più significativo è senza dubbio quello di Francesco Graziani, intervenuto direttamente in trasmissione: “Eraldo è stato un compagno incredibile ed è un ragazzo straordinario, intelligente e arguto. Ci sentiamo poco purtroppo, ma quando capita è sempre una festa. Ho tanti ricordi assieme a lui di momenti vissuti assieme fra gioie e dolori, ci siamo sempre trovati anche come carattere, per me è un fratello e non a caso l’ho salutato chiamandolo così...” e Pecci: “Ciccio è stato un grande compagno. Aveva grandi capacità tecniche, dava una grossa mano con il suo modo di giocare. È una persona con dei valori, un amico. Una volta poteva andare a guadagnare più soldi altrove ma non andò perché aveva dato la sua parola”. Graziani, che giocò con Pecci al Torino ed alla Fiorentina, racconta un po’ di sé: “All’inizio della mia carriera ero un po’ rozzo, poi nel tempo mi sono perfezionato nei dettagli, come nel controllo e nello stoppare la palla, con la volontà e la voglia di migliorare”. E Pecci in risposta: “Ho sempre detto che Ciccio aveva sempre una gran voglia di migliorarsi, così è stato e lo ha dimostrato”. Non poteva mancare il contributo del bomber di quel Torino, Paolo Pulici, autore di 21 gol nel campionato 1975/76: “Eraldo è un giocatore che ha tanto da insegnare. Si faceva volere bene da tutti, anche dai più ‘torinisti’. Era sempre allegro e tirava su il morale nei momenti difficili. Fu fondamentale per lo scudetto, prese in mano la squadra e noi dipendevamo da lui. Era indispensabile, nonostante fosse il più giovane e gestiva la squadra come un veterano” ed in risposta Pecci, ha elogiato le qualità di Pulici, giocatore molto devoto alla causa granata: “Era il più bravo di tutti a fare gol, magari c’erano altri più completi di lui, ma sul gol non aveva eguali. Si adeguò immensamente al Toro e forse anche per quello in nazionale non rese come in granata”.



Nel 1981 Pecci lasciò il Torino e approdò alla Fiorentina. Con i viola ha giocato fino al 1985: “Eravamo una buona squadra, vincemmo molte partite, ma perdemmo lo scudetto all’ultima giornata e fu un grande dispiacere. Ricordo che segnai la mia unica doppietta al Torino. Segnavo spesso alle mie ex squadre, ma esultavo sempre per rispetto alla maglia che portavo. Ad ogni modo io vivevo per i gol degli altri, preferivo far fare gol anziché segnare”. Nella stagione 1985/86, Pecci passò al Napoli dove giocò con Maradona, di cui racconta un aneddoto in occasione della famosa punizione che il Pibe de Oro trasformò in gol contro la Juventus: “Dissi a Diego che il pallone non ci passava. Lo spazio era poco, glielo ripetevo più volte "non ci passa Diego, dammela indietro!… fai come ti pare, Maradona sei tu…".... e fece gol. Riusciva a fare cose irrealizzabili perché aveva una tecnica incredibile, ma anche il coraggio di provare a fare certe cose”. Nel 1986 Pecci tornò a Bologna, la piazza che l’aveva lanciato nel calcio che contava, dove rimase fino al 1989. Con i rossoblu tornò in A nel 1988 assieme a Gigi Maifredi, che Pecci ricorda nel contesto: “Fu la più grande soddisfazione assieme al periodo del Torino. C’erano tanti ragazzi bravi come Marocchi, Luppi, De Marchi, Poli e Gigi riuscì a capire le potenzialità che c’erano in loro creando una buona squadra. Lui fu bravo, ma dietro c’era un presidente come Corioni che di calcio ne capiva e gli diede una mano. Io fui un po’ la mamma di tutti questi ragazzi anche se penso che diedero più loro a me che io a loro e provo ancora grande affetto per tutti. Quella era una squadra che aveva grande forza e voglia di fare”.
In conclusione, Pecci ha brevemente parlato della sua esperienza da scrittore riguardo al suo libro “Il Toro non può perdere” in cui parla in prima persona della sua esperienza calcistica, con un focus particolare sullo scudetto granata del 1975/76: “E’ stata un’esperienza che mi è servita, in cui parlo di un tempo di cui sono innamorato: sono legato a gente come Pesaola, Bulgarelli, Ferrini. Erano altri tempi, dove si poteva anche ridere e scherzare, cosa che al giorno d’oggi non è pensabile”...




Oggi ci sarebbe davvero bisogno di tanti Eraldi... Cuore, anima, testa, umiltà e gambe!
Invece è il denaro che detta le regole!
Alessandra Sportelli Negrini









... smottamento ...


Paolo Milito

sabato 25 luglio 2015

UNA SETTIMANA DIFFICILE.

Quella che si sta chiudendo è stata davvero una settimana difficile per il Bologna: ci sono stati due nuovi arrivi, Brighi e Brienza, che non hanno suscitato molti entusiasmi, soprattutto a causa dell’età avanzata. C’è stata poi la questione degli affari saltati: il Porto ha giocato furbescamente al rialzo, e così Quintero è rimasto dov’era, mentre Duncan è andato al Sassuolo, che gli ha offerto un ingaggio quasi principesco. Infine la peggiore di tutte: gli scontri tra pseudo-tifosi di Bologna e Spezia ai margini della relativa amichevole, con tanto di parco giochi distrutto e bambini terrorizzati e costretti alla fuga. Insomma, nulla che invogli a continuare a seguire le vicende di una squadra di calcio. E invece no: è in questi momenti che non bisogna perdere il controllo, che è necessario mantenere la rotta. Per quanto riguarda il mercato, Pantaleo Corvino deve ora fare i conti con una nuova, antipatica prospettiva: se vuole smaltire gli esuberi, il Bologna deve rassegnarsi a risolvere i relativi contratti, con tanto di buonuscita, oppure a contribuire allo stipendio percepito dai giocatori ceduti nelle nuove squadre di appartenenza. Una situazione non facile, che pesa sulle casse sociali e non mette di buonumore la dirigenza, così come non fanno piacere certi giochi di prestigio messi in atto dai vari club, nazionali e stranieri, e finalizzati a spennare il pollo-Saputo. Di questo passo saremo costretti ad inseguire non uno, ma molteplici colpi da realizzare all’ultimo minuto del mercato, con conseguenti ripercussioni negative sul lavoro del mister Delio Rossi. Intanto, bisogna accontentarsi del ritorno di Matteo Brighi, ex colonna portante del Bologna di Guidolin, tante volte rimpianto nel corso degli anni, e dell’arrivo di Franco Brienza, trequartista capace anche di segnare, spesso proprio contro di noi ( in particolare ricordo tutte le volte in cui giocava nel Perugia di Gaucci ); d’accordo, non si tratta di elementi giovanissimi, ma vengono entrambi da una stagione positiva e garantiscono una certa dose di esperienza, necessaria per costruire un gruppo solido. E veniamo agli incidenti di mercoledì, strombazzati ai quattro venti da tutti i notiziari nazionali, che hanno dedicato grandi spazi alla vicenda ( da anni non ricordavo una simile grancassa mediatica nei nostri confronti ). Il Presidente Tacopina ha emesso una nota di biasimo, non pubblicata dal sito ufficiale Rossoblù ( pessimo segnale: finisce per dare credito alle voci sempre più insistenti di una disputa in atto fa i due ormai ex-amici Taco & Saputo ); prendendo spunto da tale nota, il presidente del CONI Malagò ha criticato la scarsa prevenzione, parlando di scontri annunciati e di incapacità da parte delle due Società. Ora, va tenuto presente che a scontrarsi sono state due frange di tifo organizzato che NON rappresentano le due tifoserie. A quanto pare, dopo l’ultima volta in cui si erano incrociati in campionato, i contendenti si erano lasciati con la promessa di darsele di santa ragione alla prima occasione utile; inoltre, sembra che alcuni dettagli del confronto siano stati messi a punto tramite Facebook. Il resto vien da se’: da una parte, la presenza delle attrezzature del parco giochi, buone per diventare armi improprie, dall’altra l’impreparazione delle forze dell’ordine, inadeguate per una simile occasione. Il presidente del CONI, più che con l’incapacità di prevenire da parte di Bologna e Spezia, deve prendersela con un andazzo che da troppo tempo consente a certi pseudo-tifosi di fare il bello e il cattivo tempo, cavandosela con delle misure preventive di nessuna utilità ( di fronte a simile impunità è facile trovare qualcuno che metta i facinorosi in condizione di agire per interposta persona ). Che dire, andiamo avanti, sperando di poter mettere alle spalle senza troppe conseguenze una pagina così brutta di non-calcio.


Paolo Milito

mercoledì 22 luglio 2015

Aperto per ferie: Oriano Testa e... uno spettacolo indegno...

Aperto per ferie c'è, nonostante i 40° fissi...
Aperto per ferie oggi parlerà di un portiere del Bologna al quale mi ha fatto pensare questa mattina l'amico Gianni Parmiani...
Aperto per ferie parlerà di Oriano Testa, Lughese di nascita e Bolognese d'adozione!

Oriano Testa, portiere, al Bologna dal 1966 al 1972.


Oriano Testa, classe 1948, di Lugo di Ravenna.
Proveniente dal Massalombarda (paese che dista quanto? 8 chilometri da Lugo?), arrivò a Bologna nel 1966 e nel 1967 fu portiere titolare della squadra giovanile che vinse l'unico Torneo di Viareggio dell'intera storia rossoblu. In seguito fu prestato prima al Viareggio (1968/69) e poi al Baracca Lugo (1969/70) da dove ritornò per far parte della prima squadra nei campionati 1970/71 e 1971/72 (tre presenze in serie A e una in Coppa Italia) prima di essere ceduto all'Empoli dove rimase 5 stagioni fino al 1978. Terminerà la carriera agonistica a Ravenna.
Le notizie su Oriano sono davvero scarse ed è un peccato! Ho però trovato delle foto suggestive e che, per un tifoso, parlano da sole.
Vedremo la maglia da portiere dei primi anni 60 (dettaglio colletto e numero): lo splendido colletto con i laccetti che rende questa maglia di una bellezza unica. Il numero è in panno lenci del tipo utilizzato dal Bologna e dal maglificio CAMPES fino al 1965/66.




La foto successiva non credo abbia bisogno di commenti: 1971 (Jersey City), Bologna- Santos, Oriano Testa con Pelè e Ferrari
Trasferita americana e canadese per il Bologna che incontra tre volte il Santos di Pelè. Nella foto il portiere rossoblu Oriano Testa con Pelè e Giovanni Carlo Ferrari in prestito (dal Seregno) insieme a Fabio Enzo (dal Cesena)per la trasferta.
Cosa aggiungere, se non un po' di sano orgoglio lughese...



Aperto per ferie prosegue con una nota di cronaca indegna...
Aperto per ferie si "trasferisce" a Castelrotto dove si tiene il ritiro del Bologna e dove, nel pre-partita odierno, è volato di tutto!
Alle 17:30 doveva essere dato il fischio di inizio di Bologna-Spezia, ma tutto è stato rimandato di qualche minuto a causa di alcuni scontri tra i tifosi delle due squadre, anche se quelli arrivati armati erano gli Spezzini...
Favoriti dalle caratteristiche del centro sportivo Laranza di Castelrotto, e dalla quasi totale assenza delle forze dell'ordine (10 carabinieri a fronte di una probabile ed annunciata guerriglia...), la stupidità di certi sedicenti tifosi non ha tardato a menifestarsi. Davanti ai bambini presenti, hanno dato spettacolo!
Gli Spezzini sono arrivati armati di bastoni, di torce (una cassa, cosa vuoi che sia?) e non contenti hanno usato i giochi dei bimbi come armi!
Le famiglie sono state blindate dentro al Village per sicurezza e ci sono stati feriti sia tra i tifosi che tra le forze dell'ordine.
La partita è cominciata e gli Spezzini sono rimasti, controllati a vista dai carabinieri dotatisi di divisa antisommossa...
I nostri ultras, invece, se ne sono andati, dimostrando una grande dose di buonsenso... o forse no, dal momento che entrambe le tifoserie si erano accordate su Facebook per "affrontarsi" oggi...
Cronaca di una guerriglia annunciata che l'organizzazione ha preso sottogamba. Questo non giustifica lo spettacolo indegno e di pura cattiveria offerto dai tifosi avversari e di casa.
Propongo Daspo a vita.

Con una decina di minuti di ritardo, comunque, si parte!
Segna Rossettini nel primo tempo per il Bologna e segnano Rossi e Bregovec per lo Spezia nel secondo tempo...
Il grande Renato Villa, che sta commentando, ha detto che in questo Bologna c'è ben poca A... Come dargli torto?

Vi do appuntamento alla prossima settimana evitando volutamente la questione mercato...
L'abbiamo ConquistatA, vero... ma va anche MantenutA!!!
Alessandra Sportelli Negrini



... fiumi di parole ...


Paolo Milito

sabato 18 luglio 2015

CHI RISICA E CHI ROSICA.

Ciao a tutti. Nelle scorse settimane vi ho parlato della sorta di black out che è calato intorno alle vicende di Casteldebole: se prima, durante l’Era Guaraldi, le fughe di notizie e gli spifferi erano all’ordine del giorno, adesso non trapela più nemmeno una capocchia di spillo, col risultato di mandare in crisi chi fa del gossip il proprio pane quotidiano. Accade allora che certi soggetti buttino là qualcosa, prendendo spunto da pochi appigli reali e mettendosi poi in disparte ad osservare l’effetto creato. Ma andiamo per gradi. Sappiamo bene che Pantaleo Corvino, nel condurre le operazioni di mercato, deve tener presente i soldoni investiti da Saputo nel Bologna, la volontà da parte degli interlocutori di spennare il pollo e la necessità di eliminare dalla rosa una serie di esuberi troppo pesanti dal punto di vista economico. Riagganciandosi a ciò, nella sua prima conferenza stampa Delio Rossi ha fatto riferimento alla squadra incompleta, alle difficoltà incontrate ed ha parlato di un misterioso soggetto per lui incedibile ma che finirà per essere ceduto. Il giorno seguente, mentre tutti cercavano di interpretare le parole di Rossi, Marco Di Vaio aggiungeva un ulteriore particolare: in realtà il tecnico non ha nulla da temere, perché non siamo più ai tempi in cui venivano svenduti i migliori per fare cassa. Poi, la grande notizia: confermando la propria abilità nel portare a segno grandi colpi lontano da occhiacci indiscreti, Corvino annuncia l’acquisto del colombiano Quintero. Bellissimo, magnifico, il sogno continua: con gli americani si respira davvero un’altra aria. Calma. Dietro le quinte c’è un gruppo di simpaticoni che non gradisce il successo ottenuto da Taco, Saputo & C., e resta ad osservare l’orizzonte sperando di trovare nell’aria un appiglio per poter scatenare un polverone. Detto, fatto. Franco Zuculini è all’ennesimo infortunio della sua ancor breve carriera? Perfetto: a Corvino non piace, ai dirigenti ed ai compagni ancor meno, ecco quindi che già si dà per certo che l’argentino, una volta tornato abile e arruolabile, verrà accompagnato all’uscita. Peccato che non ci siano riscontri certi a questa situazione. Come sempre avviene i casi del genere, quando esplode una maldicenza non si capisce mai da quale bocca sia partita. Le certezze sono queste: in un torrido pomeriggio un famoso giornalista locale si dice sicuro di aver individuato in Zuculini l’incedibile-cedibile di cui parlava Delio Rossi; il giorno seguente i quotidiani locali riprendono la voce e l’arricchiscono di alcuni particolari. Risultato: Zuculini è sempre rotto, non è affidabile e quindi va liquidato al più presto. Ripeto: da parte della Società non c’è stata nessuna presa di posizione ufficiale al riguardo. Così come sta avvenendo nelle ultime ore per Quintero: dopo i festeggiamenti dei giorni scorsi, è arrivata una doppia doccia fredda: il colombiano è rotto, ed il Porto, società di provenienza, sta tirando eccessivamente sul prezzo. Personalmente, ritengo che Corvino non sia un fesso, per cui, prima di fare certi annunci, credo si sia accertato della strada che andava a percorrere. Mi sembra, invece, che siamo di fronte ad una rissa da cortile: messi in disparte dalla nuova gestione, quelli che prima erano considerati i depositari del Santo Verbo non trovano di meglio per agevolare lo scorrimento di fiumi, anzi mari di parole. Attenzione: a furia di tirare una corda si spezza, ed i lettori potrebbero avere una reazione non piacevole verso chi mette in atto simili scherzetti. Insomma: Corvino risica, e qualcuno rosica, ma questo qualcuno deve stare ben attento a non creare situazioni spiacevoli. Soprattutto per rispetto nei confronti di Joey Saputo e degli ingenti capitali da lui impiegati per risanare le disastrate casse sociali.


Paolo Milito

... ahi ahi ahi ahi ahi ...


Paolo Milito

mercoledì 15 luglio 2015

Aperto per ferie: Angelo e Marco... Sembra quasi una sinfonia!!!

Oggi si parla di miti... e che miti: Angelo Schiavio e Marco Di Vaio!


Angelo Schiavio, nato a Bologna il 15 ottobre 1905 e sempre a Bologna scomparso il 17 settembre 1990. Attaccante. Ha militato nella squadra rossoblu dal 1922 al 1938: 364 presenze (169 prima dell’istituzione del girone unico, 179 in A, 1 in Coppa Italia, 12 in Coppa Europa Centrale, 3 nel Torneo dell’Esposizione di Parigi) e 250 gol (133 prima dell’istituzione del girone unico, 108 in A, 7 in Coppa Europa Centrale, 2 nel Torneo dell’Esposizione di Parigi). Per dirla con due sole parole, un mito.
Per 16 stagioni, il centravanti titolare del Bologna degli anni d’oro vinse 4 scudetti (1925, 1929, 1936, 1937), 2 coppe Europa (1932,1934) e il Torneo dell’Esposizione di Parigi nel 1937. Capocannoniere della serie A nel 1931-32, con 25 reti, è il migliore realizzatore rossoblu in gare ufficiali, con 252 gol al suo attivo e una media di 0,70 gol a partita. Fu campione del Mondo nel 1934, realizzando il gol decisivo per il titolo iridato. Collezionò 21 presenze in maglia azzurra segnando 15 reti prima prender parte alla Commissione Tecnica per la direzione della Nazionale azzurra. E' stato anche allenatore del Bologna in due occasioni: nel dicembre del 1933, insieme a Genovesi e Perin, e nel gennaio del 1946, ancora insieme a Genovesi.


« Fu il palleggio sicuro di Schiavio ad agevolare la sua azione di centravanti di sfondamento. Camminava e correva ondeggiando lievemente, sì che l'avversario non sapeva più da che parte prenderlo. Lo scatto pronto, autoritario. L'azione potente e veloce. Aveva un dribbling stretto, secco, imperioso. Il suo tiro era una fucilata. »
(Centravanti, di Bruno Roghi, Emilio Violanti e Giuseppe Meazza, Milano, Sperling&Kupfer, 1955, p. 87)



Nato da una famiglia di commercianti originaria di Gorla, piccola frazione affacciata sul Lago di Como fra i comuni di Veleso e Zelbio, Schiavio, in tutta la carriera, giocò nella massima serie SEMPRE E SOLO con la maglia del Bologna, senza mai cambiare squadra nelle sue 16 stagioni da professionista. Esordì in maglia rossoblu il 28 gennaio 1923, contro la Juventus, nel campionato di Prima Divisione 1922-1923. Prese il posto del forte e sfortunato Cesare Alberti, andando a segno ben 6 volte in 11 partite. L'anno seguente, se pur giovanissimo, contribuì a portare il Bologna alle finali di Lega Nord, perse contro il Genoa che divenne così campione d'Italia. Sarà nel 1925 che si affermerà definitivamente la stella di Schiavio con il primo storico scudetto del Bologna, legato anche alla celeberrima sfida infinita col Genoa nelle finali di Lega Nord, che comportò lo svolgimento di 5 partite, di cui addirittura tre di spareggio. Quell'anno Schiavio realizzò 15 reti, che a novembre gli valsero la convocazione in Nazionale. Attaccante di eccezionale classe e potenza, dotato di dribbling micidiale, Schiavio tenne una media realizzativa impressionante: nel campionato 1925-26, il Bologna raggiunse ancora la finale di Lega Nord, perdendo poi le tre partite contro la Juventus, ma Angelino andò a segno 26 volte in 23 partite. Nel 1928-29 (secondo scudetto del Bologna) segnò 29 reti in altrettante partite. Con l'avvento del girone unico, Schiavio fu ancora protagonista con lo “squadrone che tremare il mondo fa”, com'era allora chiamato il Bologna, diventando capocannoniere nel 1931/32 con 25 reti insieme al fiorentino Petrone, mentre l'anno dopo arrivò secondo, nonostante le 28 reti, dietro a Felice Borel, giovanissimo juventino che siglò il record di 29 gol in 28 gare disputate.

La rivalità tra Schiavio e Monti
Schiavio e Luis Monti furono protagonisti di numerosi episodi negativi nel corso delle rispettive carriere: il primo duro contatto tra i due avvenne il 15 agosto 1929, a Buenos Aires, nel corso della tournée in Sud America del Bologna. Nella gara Monti intervenne più volte sul centravanti felsineo e fu sfiorata la rissa in numerose occasioni.
Il secondo fu il primo maggio 1932, nella gara di campionato tra il club rossoblu e la Juventus: al 44º minuto Monti colpì Schiavio violentemente, stordendolo. Angelino fu trasportato a braccia fuori dal campo e ci volle oltre mezz'ora per rianimarlo del tutto. I due furono riappacificati anni dopo da Vittorio Pozzo.
Nel 1932 e 1934, grazie ai suoi gol, il Bologna riuscì a vincere, prima e unica squadra italiana dell'epoca, la Coppa Mitropa, che allora era il massimo trofeo continentale per squadre di club. In campionato si rese ancora protagonista, conquistando col Bologna il suo terzo scudetto nel 1935/36 e anche un quarto nel 1936/37, sebbene avesse giocato solo 2 gare segnando altrettante reti. Chiuse la carriera a 33 anni nel 1937/38 con poche altre gare. Nello stesso anno fu decisivo, segnando due reti, per la conquista del Torneo Internazionale dell'Expo Universale di Parigi, manifestazione nella quale il Bologna sconfisse in finale gli inglesi del Chelsea.

Con i suoi 242 gol segnati con la casacca rossoblu in 348 partite di campionato disputate, è il primatista assoluto nella storia del Bologna per reti segnate e il quarto realizzatore di tutti i tempi nella storia del campionato italiano, pre e post girone unico, dietro ai soli Silvio Piola, con 290 reti, Giuseppe Meazza, con 267 reti, e Francesco Totti, con 243 reti. La sua eccezionale media gol (0,70 a partita), è un primato tra i calciatori italiani, eguagliato solamente da Luigi Cevenini tra i giocatori che hanno segnato almeno 100 reti nella massima serie, e seconda in assoluto dietro a quella di Gunnar Nordahl (0,77 a partita). Per numero di presenze è il nono giocatore tra i rossoblu di tutti i tempi, avendo totalizzato 364 presenze in gare ufficiali.



« Angelo Schiavio, il centroattacco italiano che fra tutti quelli che ho conosciuto, mi ha impressionato di più. Gran bel giocatore, sano, forte, altruista era diventato l'idolo di Bologna e dell'Italia intera. Palleggiatore eccellente, Schiavio era capace di smarcarsi con sorprendente abilità, nel corpo a corpo era deciso, possedeva un magnifico intuito ed era anche generoso in campo. Se occorreva realizzare, Schiavio guizzava, colpiva palloni impossibili; un autentico uragano. Se bisognava preparare l'azione, attirava gli avversari su di sé e poi lanciava i compagni. Nelle mischie era il primo a buttarsi con ardore ineguagliabile. »
( Giuseppe Meazza )



"E al posto di volata Schiavio, l'autore morale del gol della vittoria; lo Schiavio dei tempi d'oro e delle giornate combattive. Che importa se il giocatore ha avuto, specie nel primo tempo, i suoi periodi di incertezza e di sbandamento ? Sono stati i palloni difficili, quelli che bisogna conquistare col talento e col cuore del combattente, i palloni che hanno illustrato la classe di Schiavio ! Certi dribblings rischiosi e brucianti sull'avversario che si avventa; certi autentici morsi alla palla per tenerla stretta; certi scatti da leopardo per vincere l'antagonista che non cede: ecco la partita del soldato da plotone d'assalto".
( Bruno Roghi, da "Il Littoriale" del 9 luglio 1929 )



Parlando di miti, la degna conclusione riguarda "il capitano" Marco Di Vaio (Roma, 15 luglio 1976), che oggi festeggia il suo trentanovesimo compleanno, e che è il nostro dirigente sportivo (Club Manager), nonchè ex calciatore italiano nel ruolo diattaccante.
Parlerò solo del Di Vaio rossoblu: il 21 agosto 2008, quasi al termine della sessione estiva di calciomercato, il Genoa lo cede in prestito oneroso al Bologna, neopromosso in Serie A. Parte subito titolare nella prima partita di campionato segnando il gol dell'1-0 nella gara poi vinta per 2-1 a Milano contro il Milan. In questa stagione supera il numero di gol (22) che segnò Roberto Baggio nell'anno in cui giocò nel Bologna, Il 17 maggio 2009 segna il gol numero 100 in A, siglando la rete del momentaneo 1-1 nella gara Bologna-Lecce.
Al termine del campionato 2008-2009 risulta secondo nella classifica marcatori con 24 reti, superato da Zlatan Ibrahimović, all'ultima giornata, con 25 reti.

Il 4 giugno 2009 il Bologna lo ingaggia a titolo definitivo con contratto biennale. La stagione 2009-2010 è quella del centenario del Bologna FC 1909 e Di Vaio, promosso capitano, contribuisce a far ottenere la salvezza alla squadra. Il 25 aprile 2010 segna una doppietta decisiva per la salvezza nella gara interna contro il Parma, terminata 2-1 per i felsinei. A fine campionato raggiunge 12 centri stagionali.
Il 14 novembre 2010 realizza il gol decisivo nella sfida Bologna-Brescia raggiungendo quota 43 reti con la maglia felsinea, eguagliando il numero di gol segnati da Giacomo Bulgarelli. Il 26 febbraio 2011 segna una doppietta alla sua ex squadra, la Juventus, portando così alla vittoria la squadra rossoblu in casa dei bianconeri dopo trent'anni in campionato. Di Vaio, con la doppietta rifilata alla sua ex-squadra, arriva a 16 reti nella stagione 2010-2011, superando così Gianni Rivera tra i marcatori di sempre in Serie A ed agganciando Roberto Bettega a quota 130 reti. Il 6 marzo, in occasione della partita casalinga contro il Cagliari, raggiunge la presenza numero 100 con la maglia rossoblu: per l'occasione gli viene consegnata dalla società e dal presidente onorario Gianni Morandi una targa commemorativa, e dalla città riceve invece il Nettuno d'Oro, un'alta onorificenza bolognese che ha restituito per uno scandalo sui pass per handicap e che gli è stata nuovamente riconsegnata dopo l'archiviazione della sua posizione; quest'ultimo riconoscimento, tra i personaggi sportivi, era stato assegnato soltanto a Giacomo Bulgarelli ed Alberto Tomba. Anche grazie al suo contributo (19 reti segnate) la squadra conquista la salvezza.
Anche nella successiva stagione raggiunge la doppia cifra, segnando 10 goal che aiuteranno la squadra a terminare il campionato al 9º posto con 51 punti, secondo miglior piazzamento negli ultimi 10 anni. Il 19 febbraio 2012 segna una doppietta a Milano... Un 3-0 (finale) che permette al Bologna di battere l'Inter dopo 9 anni. Il 4 maggio 2012, alla vigilia della partita, poi vinta 2-0, contro il Napoli, dichiara che quella al Dall'Ara sarà la sua ultima partita in casa da rossoblu.
Il 24 maggio 2012 viene ufficializzato il suo passaggio al Montréal Impact, squadra militante nella MLS. Nel nuovo club incontra i connazionali Matteo Ferrari e Bernardo Corradi, a cui presto si aggiunge anche Alessandro Nesta, già suo compagno di squadra ai tempi delle giovanili della Lazio. Al primo anno segna 5 gol in 17 partite di campionato.
Con 2 reti in 3 presenze contribuisce a portare il Montréal Impact alla vittoria del Canadian Championship 2013.
Nel 2013 complessivamente gioca 40 partite e segna 22 gol campionato, coppa e Champions.



Il 3 ottobre 2014 Di Vaio annuncia il suo ritiro tramite la propria pagina Facebook, ringraziando la famiglia, i club e gli allenatori per i quali ha giocato e i propri tifosi. L'addio al calcio avviene il 25 ottobre, data dell'ultima partita di campionato, in cui Di Vaio realizza un gol nell'1-1 contro il DC United. In questa stagione ha giocato 27 partite e segnato 12 gol. Complessivamente nei suoi due anni e mezzo al Montreal ha giocato 84 partite e segnato 39 gol.
In totale in carriera coi club ha giocato 697 partite e segnato 268 gol.

Il 21 gennaio 2015 il Bologna, nel frattempo retrocesso in Serie B e con una nuova proprietà americana (che noi ben conosciamo ed amiamo, e che è la stessa che guida il Montreal...), lo nomina Club Manager con la responsabilità, sotto la supervisione del nuovo direttore dell'area tecnica Pantaleo Corvino, delle attività relative alla gestione della prima squadra. Inoltre, in coordinamento con le aree preposte, parteciperà alle iniziative di comunicazione organizzate dal club.



C'è da aggiungere altro?
Solo buon compleanno, Marco!!!

Alessandra Sportelli Negrini

... lo speriamo di tutto cuore ...


Paolo Milito

sabato 11 luglio 2015

AVANTI, ADAGIO

Il mercato sta andando avanti senza apparenti scossoni. Pantaleo Corvino continua a portare in Rossoblù degli interessanti giovani di prospettiva, ma il grande colpo ancora manca all’appello. A tal proposito c’è gente che storce la bocca, ma bisogna tener presente alcune cose: 1) di solito i grandi colpi di mercato si realizzano nella seconda fase, ed anche a Bologna la tradizione parla in questo senso: Baggio, Signori, Di Vaio, sono tutti nomi arrivati in agosto, per tacere di quel Gilardino ufficializzato pochi minuti prima della chiusura delle liste; 2) un po’ tutti si sono resi conto della consistenza economica di Joey Saputo, e tendono, dirigenti e procuratori vari, a sparare cifre salatissime, a cui giustamente Corvino rifiuta di sottostare rinviando il discorso a tempi successivi; 3) il DS è alle prese con le nuove regole, che impongono rose di 25 giocatori, ma deve fare i conti con un nutrito gruppo di soggetti che Filippo Montanari avrebbe definito incedibili, nel senso che non li vuole nessuno, a cominciare da quel Rolando Bianchi sbarcato sotto le Due Torri forte di un gollonzo segnato ai nostri danni mentre l’arbitro fischiava la fine e distintosi in seguito per essersi fatto più volte scivolare il pallone addosso al momento del dunque. Insomma: credo sia il caso di evitare di fasciarsi la testa, in quanto ancora c’è tutto il tempo per allestire una squadra decorosa in vista della nuova stagione. Detto della massiccia adesione dei tifosi alla campagna abbonamenti, tiene banco il fronte societario. Innanzi tutto, la clamorosa richiesta di danni al Bologna da parte della G-Diamonds, ovvero il gruppo dei diamanti austriaci: reduci di fresco dal fallimento a cui hanno condotto il Monza, questi signori hanno pensato bene di citare in giudizio la Società Bologna BFC per essere stati discriminati da Guaraldi & C. al momento di tentare l’acquisto del club. Io, per regolarità, ricordo solo che un anno fa, di questi tempi, tutti noi andavamo cercando in giro dei riscontri alle quotazioni in Borsa che questi soggetti dicevano di avere; tutto sommato, Guaraldi in questo caso ha fatto bene a non dar loro retta, e non vedo come possano accampare delle pretese. Veniamo adesso alla presunta rissa fra Taco & Saputo. Va tenuto presente che a buttare benzina su questo fuoco è un gruppo di giornalisti locali abituato a fare da codazzo a colui che, durante l’Era Guaraldi, veniva indicato come l’eminenza grigia del Palazzinaro Barbuto. Non dimentichiamo che, al momento di discutere il passaggio di proprietà, Massimo Zanetti inviò Gianni Morandi a chiedere a Saputo di scaricare Tacopina per associarsi con lui, ricevendo dal magnate canadese un netto rifiuto. A fare chiarezza ha pensato Andrea Mingardi: sotto le feste di Natale, Tacopina, ritenendo che fosse già eccessiva la somma di 20 milioni già scucita dall’amico per sanare i conti, ha commesso l’errore di cercare nuovi soci, e questo ha un po’ complicato i rapporti fra i due. Il fatto, però, che Super Joe abbia trovato un ritaglio di tempo per prendere un aereo e venire a salutare la squadra in partenza per il Trentino mi fa pensare che, in realtà, le cose non siano arrivate ad un punto così tragico. I due hanno caratteri diametralmente opposti, e finiscono per completarsi a vicenda, con buona pace di chi vuol vedere streghe dappertutto. Certo, la storia ci insegna che tutto può succedere, quindi che la sorpresa è sempre dietro l’angolo, ma per il momento ritengo che non ci sia all’orizzonte nessuno scossone dal punto di vista societario. Al massimo, si potrà organizzare un banchetto per festeggiare l’ingresso di Diego Perez nei quadri tecnici ( affiancherà Colucci alla guida delle formazioni giovanili ). Andiamo avanti, adagio.


Paolo Milito

... eccone un altro ...


Paolo Milito

mercoledì 8 luglio 2015

Bologna club Romagna: stiamo arrivando!

Ci siamo! I tifosi romagnoli del Bologna che "tremare il mondo fanno" stanno tornando... Ieri sera, martedì 7 luglio, al Bagno Ulisse di Marina di Ravenna, un gruppo ben nutrito di tifosi rossoblu si è dato appuntamento per fondare il Bologna club Romagna... e per mangiare la paella!
Una tavolata di trenta persone innamorate follemente della squadra più bella del mondo!
Dalle maglie, alle sciarpe, alle bandiere, questo piccolo angolo di spiaggia si è tinto di rossoblu, e tra cori e brindisi si è discusso di mercato, di ex, di possibili new entry e del nuovo fans club.
Tifosi di tutte le età (onore e gloria al giovanissimo rossoblu seduto di fronte a me che sta crescendo con la giusta passione!) che vogliono tingere la Romagna, da sempre terra bianconera, di rosso e di blu, tornando ad essere un gruppo affiatato e di tutto rispetto come ai tempi del Bologna fans club di Lugo, che aveva la sua sede all'Hotel San Francisco (rinomato albergo appunto di Lugo!).
Naturalmente, una volta stilato lo statuto, l'associazione sarà permessa anche ai non romagnoli. La passione per il Bologna che ci lega è internazionale...
A settembre si saprà qualcosa di definitivo e sarà mia premura scriverlo immediatamente sul blog!
Aspettando che passino questo caldo assurdo e il periodo delle ferie, continuiamo a seguire il mercato e la squadra, prossima alla partenza per il ritiro...
L'abbiamo ConquistatA e noi, che siamo il dodicesimo uomo, "siamo sempre con lei"...
La rubrica "Aperto per ferie" rimane più che mai attiva, e a breve ci sarà una sorpresa!
A presto, fantastici cuori rossoblu!
Alè, forza BolognA!
Alessandra Sportelli Negrini












... si ricomincia ...


Paolo Milito