Siamo noi... I tifosi del Bologna siamo noi!

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Il Bologna è la squadra del mio cuor...

giovedì 28 agosto 2014

Chiedi: " Chi era Renato Curi ? "

Signore e signori, benvenuti in Umbria !!! Siamo in pochi, ma buoni ( del resto si dice che il vino buono si trovi nella botte piccola ); gli estimatori ci definiscono il Cuore Verde d'Italia, i denigratori ( soprattutto laziali e marchigiani ), prendendo spunto dal fatto che siamo poco meno di 900 mila persone, ci chiamano " quartiere di Roma ". Comunque abbiamo fornito al mondo delle grandi celebrità, da San Francesco d'Assisi fino al divo della TV Marco Bocci, a sua moglie Laura Chiatti, passando per Giuseppe Piermarini, ideatore del Teatro alla Scala di Milano e Francesca Testasecca, Miss Italia 2010, entrambi folignati, ed altri ancora di maggiore o minore importanza. Calcisticamente parlando, la mia regione ha fornito ai palcoscenici maggiori il Gubbio, arrivato di recente a giocare in Serie B; il Foligno, squadra della mia città, che negli Anni '30 del secolo scorso aveva sfiorato la promozione in B prima di imboccare, per una brutta storia di partite truccate, una rovinosa discesa fino alle più basse categorie, prima di ottenere nel 1983 una promozione in Serie C1 per una breve apparizione e poi una nuova promozione nella terza serie nazionale nel 2007 per una permanenza un po' più lunga, in cui avrebbe trovato un quarto d'ora di gloria sulla panchina un certo Pierpaolo Bisoli. C'è poi la Ternana, prima squadra umbra ad approdare in Serie A, nel 1972, favorita in questo dal fatto di essere l'espressione di una città che costituisce da sempre un polo siderurgico di notevole importanza. Infine, il Perugia, la squadra del capoluogo. I Grifoni sono arrivati nella massima serie nel 1975, grazie al felice incontro tra un presidente dall'estro formidabile, Franco D'Attoma, un direttore sportivo dal fiuto eccezionale come Silvano Ramaccioni ed un tecnico concreto e scaltro come pochi, Ilario Castagner. Da allora, il Perugia ha conosciuto momenti di gloria che hanno lasciato un segno nella storia del calcio ( basti pensare al campionato 1978/79, concluso senza sconfitte ), ma anche qualche crollo in verticale, che lo ha portato per ben due volte a ripartire dalle categorie minori dopo un fallimento. Per questo motivo, i precedenti di Perugia-Bologna sono solo 17, di cui quattro in Serie B. Queste partite si sono concluse spesso con dei sofferti pareggi, più spesso con la vittoria dei padroni di casa; memorabile, in tal senso, la batosta rimediata dai nostri eroi la notte del 15 maggio 1997, quando perdemmo 5-1 grazie anche ad una tripletta di Marco Negri, ex dal dente avvelenato. L'unica vittoria Rossoblù risale al 26 novembre 2000, con Guidolin in panchina, un 3-1 firmato da Locatelli, Nervo e Bia. Da ricordare anche la sconfitta per 3-1 rimediata il 21 gennaio 1979, non tanto per la botta presa quanto perchè fu il match che vide esordire tra i pali un giovanissimo Beppe Zinetti. Personalmente, ho assistito a quasi tutte queste partite dal vivo, fatta eccezione per la sconfitta appena citata: nei tre giorni precedenti e nei tre successivi, tutta l'Umbria fu bersagliata da un incessante diluvio, che sconsigliò parecchia gente dall'andare allo stadio. Un ricordo curioso è legato alla gara finita 1-1 il 20 gennaio 1980: quella volta mio padre decise di raggiungere Perugia in treno; alla stazione, incrociammo quattro signori sulla cinquantina, ben vestiti, che discutevano animatamente denotando un forte accento bolognese. Mio padre si avvicinò, e chiese loro se fossero di Bologna; questi sbiancarono in volto e si affrettarono a rispondere di essere di Ancona. A quel punto, papà scoppiò a ridere dicendo: " E pensare che io mi sono fatto tutta questa strada per gridare Socmèl !!! " mentre, seguito dal sottoscritto, tirava fuori da sotto il giaccone la bandiera Rossoblù. Risate generali, i quattro rivelarono di essere dei giornalisti inviati da Bologna a seguire il match e ci chiesero di accompagnarli allo stadio. La partita, come detto, finì 1-1, per noi segnò Beppe Savoldi, e i quattro ci attesero all'uscita per offrirci un caffè. Ma è ovvio che sia rimasta scolpita nella mia mente la data del primo Perugia-Bologna, ovvero il 4 aprile 1976. Una magnifica giornata di sole, con mio padre contento come una Pasqua perchè poteva finalmente andare a vedere una partita ufficiale del Bologna impiegando appena un quarto d'ora d'auto, anzichè il solito scomodo viaggio in treno. Finì 1-1, gol di Franco Nanni e del faro perugino Vannini, ma soprattutto fece bella figura, tra i nostri avversari, il centrocampista Renato Curi, uno dei punti di forza della squadra di Castagner. Lo stesso Curi, circa un mese dopo, segnò il gol con cui il Perugia battè clamorosamente la Juventus all'ultima giornata e consegnò lo scudetto nelle mani del Torino di Pecci e Radice. Adesso, per farvi comprendere quel che descriverò più avanti, è doveroso far mente locale: dopo la promozione del 1975, quel Perugia divenne un fenomeno mediatico, sempre al centro dell'attenzione, tanto che Castagner scelse, per le gare giocate in casa, di portare la squadra in ritiro nel più prestigioso albergo di Foligno, in modo da garantire ai giocatori una maggiore tranquillità. Grazie a questo, un gruppo di ragazzini tra i dieci e i quindici anni, compreso il sottoscritto, prese l'abitudine di piazzarsi all'ingresso dell'albergo il sabato pomeriggio, quando i calciatori uscivano per passeggiare nel vicino Corso Cavour; ho avuto così modo di scambiare quattro chiacchiere, nel tempo, con gente come Curi, Vannini, Frosio, Salvatore Bagni, fino a Paolo Rossi !!! Una brutta giornata d'autunno del 1977, però, i giocatori, a causa di un temporale, rimasero nella hall dell'albergo. Vedendoci arrivare, Frosio, Curi e Vannini si affacciarono sulla porta d'ingresso, salutandoci cordialmente. Pochi minuti dopo, Curi venne avvisato che alla reception lo aspettava sua moglie al telefono ( all'epoca non esistevano i cellulari ). Fu l'ultima volta che lo vidi: il giorno seguente, all'inizio del secondo tempo della partita con la Juve, stramazzò in terra fulminato da un infarto. Fu un brutto colpo per tutti, a prescindere dalla fede calcistica: la cerimonia funebre fu celebrata al centro dello stadio che da quel giorno porta il suo nome, in quanto altrove la gente arrivata da tutta l'Umbria e anche dall'Abruzzo e dalle Marche, terre d'origine del calciatore, non avrebbe trovato spazio. Ricordo soprattutto come i sacerdoti presenti portarono a termine il proprio compito, incuranti della pioggia incessante, che quella settimana sembrava proprio aver preso di mira la nostra zona. Ma non finì lì. Un paio di giorni dopo, dovetti recarmi al Tribunale di Perugia per seguire gli sviluppi di una spiacevole vicenda familiare; all'uscita, notai che sul portone principale c'era un sostituto procuratore attorniato da un nugolo di giornalisti e fotografi, e quando l'usciere mi riferì che erano lì per Curi sbottai: " Ma tutto questo casino per un infarto ??? Andiamo ... ". Il magistrato allora mi urlò: " Giovanotto ( avevo poco meno di 12 anni !!! ), Curi aveva un conto in sospeso con la Juve. Chi ti dice che non gli abbiano sparato col silenziatore ? " La cosa peggiore per me fu, il giorno seguente, di vedere riportato il battibecco addirittura nell'edizione nazionale di Stadio. Dopo altre 24 ore, comunque, il quadro fu più chiaro: secondo l'autopsia, Curi non avrebbe dovuto neppure cominciare l'attività agonistica in quanto affetto da una grave malformazione cardiaca. A quel punto ci fu un rimpallo di responsabilità, con medici federali che riferirono addirittura di essere stati pregati dallo stesso giocatore, il quale, stando a questo racconto, andava in giro paragonando il suo cuore matto a quello del ciclista Franco Bitossi, di tacere del problema per non comprometterne la carriera. Una lunga vicenda giudiziaria portò poi ad una lieve condanna ( poco più di un anno ) per il medico sociale del Perugia e per un medico del Centro Nazionale di Coverciano. Oggi, per chi allora non c'era, Renato Curi è il nome dello stadio comunale di Perugia. Per chi, come me e meglio di me, lo ha conosciuto, è il ricordo di un ragazzo allegro e cordiale, a cui probabilmente il destino ( oppure gli dei, o chi altro preferite ) ha voluto far pagare a carissimo prezzo il fatto di essere riuscito, in un indimenticabile pomeriggio di maggio, a toccare il cielo con un dito.


Paolo Milito

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