Mi è stato fatto notare che, ultimamente, sono stato un po’ troppo sferzante nelle mie esternazioni riguardanti Buondì Jago Culastrisce, o, se preferite, Thiago Motta. Ma la colpa è sua, non mia. Mi spiego: sarebbe stato fisiologico rassegnarsi a perdere a fine stagione, a beneficio di una cosiddetta “grande“, il tecnico che dopo sessant’anni ci ha riportato nell’Europa che conta; quello che non è piaciuto, a me come alla stragrande maggioranza del Popolo Rossoblù, è stato il modo: circa un anno fa cominciarono a girare rumors sempre più consistenti che volevano l’italo-brasiliano prossimo allenatore della Juve, a dispetto dell’anno residuo di contratto vantato da Max Allegri. Non solo, il Milan dava per certo l’impiego di Zirkzee nella seconda metà del campionato, ed altre “grandi” a loro volta facevano lo stesso con altri giocatori, tanto è vero che ad un certo punto Claudio Fenucci, in sala stampa, chiese bruscamente agli astanti di smetterla con la creazione di figurine-fotomontaggio. Dopodichè, quando il Presidente Saputo cominciò a muoversi per rinnovargli il contratto in scadenza, Jago rispose che a fine stagione si sarebbe seduto di buon grado a un tavolo per discuterne civilmente, e questa risposta L’HA RIBADITA FINO A GIUGNO, nonostante in tutti i programmi tv, sulla stampa e nei siti specializzati tutti dessero per scontato il suo passaggio alla Juve. Come sia andata a finire lo sapete: si è scoperto che Jago, poco dopo Natale 2023, aveva preso un impegno privato con Giuntoli, DG della Juve, impegno di cui i vari Furio Zara & C., chissà perché, erano perfettamente a conoscenza. E da giugno in avanti, per Jago, la strada è stata sempre in salita: prima i calci in culo di Allegri a Giuntoli durante la premiazione di Coppa Italia, poi la ferrea resistenza di Joey Saputo nel negare alla Juve i giocatori che il fedifrago si era prefigurato di portarsi dietro, fino a giungere alle inevitabili difficoltà che noi tutti, ammaestrati da precedenti esperienze, avevamo messo in preventivo: a differenza di Bologna, la sponda bianconera di Torino è un ambiente rigidissimo, i cui protagonisti sono obbligati a vincere, e talvolta neanche questo basta. Ne sanno qualcosa Luis Carniglia e Gigi Maifredi, certo, ma a sedersi su quella panchina si sono scottati le chiappe anche fior di tecnici altrove trionfanti, come Carlo Ancelotti, o comunque vincenti, come Sarri, Ranieri, Del Neri, sorvolando sul fatto che una sera anche Marcello Lippi andò via sbattendo la porta. Adesso, dopo il flop della Supercoppa d’Arabia, Jago sogna di rilanciarsi offrendo una scialuppa a Joshua Zirkzee, già arrivato ai titoli di coda col Manchester United. Però ci sono alcuni però. Innanzi tutto Jago è talmente indigesto alla curva bianconera che non mi stupirei se venisse messo alla porta in tempi brevi. In più il Manchester ha sborsato una cifra astronomica per assicurarsi l’olandese, e dopo soli sei mesi non è certo disposto a deprezzarlo, soprattutto a beneficio di una squadra come la Juve. La lezione della Storia ci racconta che:1) In generale, la Juve, resasi conto di alcune difficoltà oggettive, una volta rispedì in prestito a Cagliari il giovanissimo Virdis, che aveva pagato a peso d’oro, e ce lo lasciò per un paio d’anni; 2) In particolare, come ho già avuto modo di ricordare, Kenneth Andersson, sbarcato alla Lazio per essere l’uomo-scudetto, si trovò talmente male che a gennaio fece il diavolo a sedici per tornare in Rossoblù. Ragion per cui non mi sorprenderebbe, al netto di una possibile spesa folle da parte della Juve, un ritorno di Zirkzee in prestito secco sotto le Due Torri. Ben sapendo che anche un certo Marko Arnautovic è pronto a cospargersi la capoccia di cenere per farsi riaccogliere nelle nostre file ( ma questa è un’altra storia … ). Staremo a vedere. Per intanto, teniamoci stretto il tecnico nato in Germania ma Italiano a tutti gli effetti. Buon Anno a tutti voi.
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