Siamo noi... I tifosi del Bologna siamo noi!

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Il Bologna è la squadra del mio cuor...

lunedì 4 maggio 2015

Per tentare l'impresa

Oggi è il 4 maggio, una giornata particolare: se non fosse venuto a mancare nel 1990, a causa di un brutto episodio di malasanità, mio padre, primo storico Tifoso Rossoblù di casa, avrebbe compiuto novant’anni. Anche altrove il 4 maggio se lo ricordano bene: nel 1949 ci fu il disastro aereo di Superga, in cui rimase distrutto il Grande Torino. In queste ore, Taco & Saputo hanno avviato una sorta di refresh, volendo far passare alla storia la giornata per l’ingaggio di Delio Rossi. Sinceramente, l’avvento del tecnico romagnolo sulla nostra panchina non mi riempie di entusiasmo. Ho ancora ben presente quanto accaduto nel campionato 2011/12: interpellato da Guaraldi e Zanzi come prima scelta per rimpiazzare il fallimentare Bisoli, Rossi rifiutò dicendo di essere in parola con “ un’importante squadra estera “, che si rivelò poi essere la Fiorentina. Il giorno seguente, Davide Ballardini diede vita ad un siparietto molto simile, con la differenza che la squadra alternativa era italiana e “ molto prestigiosa “. Sappiamo tutti come andò a finire: da noi arrivò Pioli, che ci condusse alla conquista di 51 punti; Ballardini andò a Cagliari, da cui fuggì dopo una decina di partite, inseguito dai calci in culo; quanto a Delio Rossi, la sua Fiorentina si salvò all’ultima giornata, e il merito se lo prese tutto Vincenzo Guerini, in quanto il romagnolo si era reso, pochi giorni prima, protagonista di una figuraccia planetaria: dopo un battibecco con Adem Liajic, contrariato per essere stato sostituito, nonostante fosse in doppiopetto si era disteso sul prato del Franchi per rifilare due cazzottoni allo slavo, facendosi licenziare in tronco. Da allora, non è che Rossi abbia brillato molto: scontata la blanda squalifica, subentrò a Ciro Ferrara alla guida della Sampdoria, da cui fu poi esonerato dopo un’annata condotta a fasi alterne. Va anche detto che l’attuale presidente blucerchiato Ferrero, interpellato ieri al riguardo, si è lamentato del comportamento venale di Rossi, il quale, ad inizio stagione, ha rifiutato una risoluzione amichevole del contratto preferendo “ continuare a percepire lo stipendio per se’ ed il suo staff, facendo il mangiapane a tradimento “. Insomma, Delio Rossi negli ultimi tempi ha fatto di tutto per rendersi indigesto. D’altro canto, è vero che in passato ha dimostrato di essere un tecnico di grande valore, toccando l’apice della propria carriera a Salerno, Palermo e Roma, sponda Lazio. Personalmente, tenendo conto che la Società era già in parola con un tecnico più prestigioso ( qualcuno dice Gasperini, qualcun altro Mancini, altri ancora Spalletti ), avrei preferito una soluzione che non comportasse l’ingaggio di un ulteriore soggetto per il prossimo campionato ( ovviamente un personaggio presuntuoso come Rossi non è affatto disponibile a fare il semplice traghettatore, tanto è vero che, dopo una lunghissima discussione, ha accettato un contratto con scadenza a fine giugno corredato dal rinnovo automatico per l’anno successivo in caso di promozione ). Ripensando a quanto successo qualche anno fa al Torino, quando Renato Zaccarelli arrivò più o meno nelle stesse condizioni firmando un contratto di soli due mesi e ottenendo la promozione ai play-off, mi erano venuti in mente due nomi: Franco Colomba, che molto probabilmente avrebbe accettato, una volta ottenuta la promozione, di farsi da parte, magari andando a ricoprire un altro incarico nello staff tecnico, e Ivo Pulga, ovvero l’ex tutor di Lopez a Cagliari: conosce bene la città, in quanto da ragazzo ha fatto parte per due anni della nostra rosa pur giocando solo in partite di scarsa importanza, ed ha dimostrato coi fatti di saper mettere rimedio alle cappelle del tecnico uruguaiano. Ma tant’è. Se vado a riguardare il passato della nostra squadra, comunque, devo dire che abbiamo avuto al timone quasi sempre degli ottimi tecnici. Io sono nato all'inizio del 1966, quindi di Felsner, Lelovich, Arnstein e della tragica vicenda di Arpàd Weisz ho potuto solo leggere nei vari libri rievocativi; Fulvio Bernardini l'ho visto all'opera come C.T. della Nazionale; di personaggi pittoreschi come Luis Carniglia e Oronzo Pugliese ne ho sentito parlare dai racconti di mio padre, mio fratello e altri Tifosi Rossoblù più stagionati di me. Personalmente ho potuto vedere all'opera, per esempio, Edmondo Fabbri, capace di farci vincere una Coppa Italia e di condurci a ridosso delle prime in classifica pur avendo alle spalle una Società un po' ballerina. Altra Coppa Italia con Bruno Pesaola, ottimo tecnico alle prese con un presidente facoltoso, Luciano Conti,  ma poco propenso ad allargare i cordoni delle borse. Ricordo Cesarino Cervellati, specialista delle salvezze, Marino Perani, capace di riscattarsi al suo secondo tentativo dopo un esordio disastroso, Gigi Radice, col quale sfiorammo la qualificazione in Coppa Uefa pur essendo partiti con una pesante penalizzazione e che, un paio di anni dopo, se ne andò sbattendo la porta quando scoprì che il presidente Fabbretti aveva venduto Roberto Mancini alla Sampdoria. Poi vennero gli anni difficili, quelli delle retrocessioni e della prima faticosa risalita, in cui si distinsero Giancarlo Cadè, che ci riportò in Serie B, il primo Mazzone, che non ebbe molta fortuna, Pietro Santin, da ricordare per la rissa, non solo verbale, col genio sregolato Domenico Marocchino. Giovan Battista Fabbri arrivò in coda ad un difficile campionato, ma fece un gran lavoro: se la squadra avesse sempre giocato come nelle dieci partite gestite da lui saremmo stati promossi senza il minimo sforzo ( invece ci salvammo solo nelle battute finali ). Ovviamente non dimentico Gigi Maifredi, che ci riportò in Serie A e per un certo periodo ci fece tornare a sognare, pur essendo arrivato da noi pressochè sconosciuto. Abbiamo avuto poi Franco Scoglio, durato lo spazio di un mattino, lo sfortunato ritorno di Radice, che non riuscì ad evitarci la retrocessione in B, per poi arrivare, dopo il secondo naufragio in Serie C, alla toccata e fuga di Zaccheroni, alla promozione mancata di un soffio da Edi Reja e al primo grande ciclo di Renzo Ulivieri, che ci riportò in Serie A, ma si rese protagonista dello scontro con Roberto Baggio ( sono da sempre convinto che senza certe sparate del tecnico toscano il campione vicentino non se ne sarebbe andato dopo una sola stagione ). Indimenticabile il ritorno di Carlo Mazzone, con cui sfiorammo la Coppa Uefa; particolare il rapporto di Bologna con Francesco Guidolin, arrivato dopo la breve parentesi di Sergio Buso, che confermò di essere un grande allenatore, ma dimostrò un brutto carattere, tale da portarlo ad offendere l'intera cittadinanza al termine di un rocambolesco pareggio con la Juventus e a dimettersi a poche ore dal via di un campionato ( almeno in questo caso aveva l'attenuante di aver visto partire Julio Cruz l'ultimo giorno del mercato ). Arrivo agli anni più recenti in cui, dopo il terzo ciclo di Mazzone conclusosi con la brutta retrocessione del 2005, abbiamo cambiato più volte timoniere, di pari passo con delle vicende societarie travagliate. Discreto il ritorno di Ulivieri ( sia pure inframmezzato dalla veloce apparizione di Mandorlini ), positiva l'esperienza con Daniele Arrigoni, a cui dobbiamo l'ultima promozione in Serie A, per poi arrivare a tecnici che hanno ballato una sola stagione o anche meno, come Mihajlovic, Papadopulo, Colomba e Malesani. A quest'ultimo va riconosciuto il grande merito di non aver smarrito l'orientamento nei giorni difficili del disastro-Porcedda, una situazione che avrebbe potuto avere conseguenze devastanti. Infine la storia più recente: Pierpaolo Bisoli, arrivato con grandi squilli di tromba e rimasto nella memoria più che altro per aver portato fuori dal campo, dopo averlo preso di peso, un Vantaggiato andato fuori di testa al culmine di un’amichevole estiva; Stefano Pioli, che nei due anni abbondanti trascorsi sulla nostra panchina ha fatto in tempo a conquistare i 51 punti ma poi ha lasciato spesso a desiderare, tanto da far sorgere in molti il sospetto che il suo predecessore avesse condotto una preparazione atletica di cui lui non era capace; Davide Ballardini, prontissimo a tentare di cancellare la gaffe del 2011 dichiarandosi accanito Tifoso Rossoblù ma quasi subito disarcionato dalla proditoria cessione di Diamanti fuori tempo massimo, nonché dagli strampalati ingaggi di Ibson e Friberg. Infine Diego Lopez, suggerito dal neo-presidente del Cagliari Giulini a Filippo Fusco, a titolo di risarcimento per la questione-Zeman: in quei giorni difficili aveva il vantaggio di costare poco, e nella prima parte della stagione bene o male aveva ottenuto dei risultati andati al di là delle più rosee previsioni, specie tenendo conto del disastroso debutto in Coppa Italia contro l’Aquila. Dopo l’arrivo dei nuovi padroni, l’uruguaiano, mal digerito da Corvino, ha subìto, storcendo la bocca, l’arrivo dei rinforzi di gennaio, perdendosi poi in discutibili esperimenti, primo fra tutti il mai spiegato accantonamento di Franco Zuculini nel massimo momento di forma. La cronaca delle ultime ore basta da sola a spiegare che la situazione ormai si era fatta insostenibile: da una parte Di Vaio continuava a dire che lo spogliatoio era tutto con Lopez, quando appariva evidente l’esatto contrario; dall’altra il vice-allenatore Fini tirava in ballo il caldo di Frosinone, come se i nostri avversari fossero fatti di qualche materiale sintetico anzichè di carne ed ossa. Ricapitolando: in oltre 105 anni di storia sulla nostra panchina si è avvicendato un cospicuo numero di allenatori, alcuni dei quali hanno finito per lasciare un ricordo indelebile nel cuore dei tifosi. Diego Lopez esce di scena consegnando ai posteri l’immagine di un tecnico potenzialmente bravo ma ancora troppo giovane per poter guidare una squadra con il dovuto polso fermo. Quanto a Delio Rossi, sta a lui darsi da fare per cancellare la figuraccia di quattro anni fa; se riesce a conquistare la promozione diretta, a quel punto si ritrova tutte le carte in regola per diventare una leggenda vivente, fermo restando che anche una risalita attraverso i play-off non sarebbe disdicevole. Buon lavoro, Mister !!!


Paolo Milito


1 commento:

  1. Se il suo caratteraccio servirà per ottenere la A, allora ben venga... Io anelavo a Cosmi, a proposito di caratteraccio...Lopez ha pagato il suo non essere gradito e anche le sue scellerate scelte! Sul caldo di Frosinone ho già risposto... Edmondo Fabbri... sarei di parte ad esprimere un giudizio più che positivo! Chi se ne frega: grande Mundì!!!

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