Siamo noi... I tifosi del Bologna siamo noi!

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Il Bologna è la squadra del mio cuor...

domenica 30 marzo 2014

Il mestiere di Presidente

Non è stato davvero un bello spettacolo quello visto ieri sui teleschermi di SKY: la regia inquadrava continuamente Albano Guaraldi, sempre più violaceo in volto, mentre un consistente gruppo di ragazzi della curva gli si avvicinava con fare minaccioso. Ad un certo punto è apparsa la poltroncina vuota, col telecronista Gianluca Di Marzio che esclamava: " Attenzione, Guaraldi è sparito !!! ". Si è poi saputo che sono stati i funzionari della Digos a consigliare il Presidente barbuto di allontanarsi dallo Stadio prima del termine della partita, in modo da evitare a priori che nascessero dei disordini. Che tristezza !!! Il guaio di noi Tifosi Rossoblù è che alla parola Presidente associamo tutt'altro genere di persona. Ci aveva abituati molto male Renato Dall'Ara: andato personalmente in Germania a sottoporre ad Helmuth Haller il contratto d'ingaggio, sulla strada del ritorno ebbe uno spaventoso incidente stradale; ebbene, il Presidentissimo lasciò di stucco i soccorritori esplodendo in una sfrenata esultanza non appena si rese conto che, a dispetto dei danni riportati, il contratto del Tedescone era rimasto intatto !!! Ma stiamo parlando di Dall'Ara, un uomo capace di farci vincere cinque scudetti, un altro pianeta. Veniamo a paragonare il nostro attuale timoniere con personaggi di epoche più recenti, in particolare Giuseppe Gazzoni Frascara. Mette tristezza il pensiero che qualcuno abbia trovato, un giorno, il coraggio di contestare anche il re dell'Idrolitina, eppure è successo !!! Gazzoni fu contestato al primo refolo di vento contrario, nonostante avesse messo in piedi una discreta squadra, capace di tornare in tempi brevi dalla Serie C alla A e poi di ben figurare sia in Italia che in Europa. Si seppe circondare di uomini competenti, come Ermete Fiaccadori, Gabriele Oriali, Oreste Cinquini, gente in grado di gestire alla grande il mercato. Sotto di lui abbiamo avuto Baggio, Signori e Cruz; soprattutto, una volta che, per varie ragioni, veniva a mancare un pezzo pregiato, lo sostituiva a stretto giro di posta con un elemento magari di qualità inferiore, ma con le stesse caratteristiche ( sto pensando a Baggio-Signori, ad Antonioli-Pagliuca, a Fontolan-Locatelli, a Cruz-Tare: fateci caso, una casella non restava mai vuota ). Albano Guaraldi ha voluto cimentarsi con un gioco più grande di lui, macchiandosi di una serie di gravi errori di cui sta puntualmente pagando il conto. Ha cominciato guidando una fronda mirante a sminuire la figura di Massimo Zanetti, pur sapendo di non possedere la stessa consistenza finanziaria. Ha proseguito mettendo in fuga Maurizio Setti e prendendo a calci Salvatore Bagni, reo di aver fatto notare che con pochi soldi non si va molto lontano. Per tacere dello scellerato comportamento sul mercato: passi il censurabile metodo di vendere sistematicamente i pezzi migliori per fare cassa, ma almeno lo avesse messo in atto in modo appropriato:  quando qualche pretendente si fa avanti, da una richiesta iniziale mettiamo di dieci finisce per cedere a sei, se non a cinque, col risultato di lasciare le casse sociali sempre più povere. Quanto al lato tecnico della faccenda, si commenta da se': non solo non ha mai rimpiazzato adeguatamente i partenti, ma non ha neanche saputo sfruttare qualche colpo di fortuna. Mi spiego: quando nel 1999 Francesco Antonioli partì in direzione Roma, Gazzoni lo sostituì con Pagliuca; perso malamente Viviano alle buste, Guaraldi si è ritrovato fra i piedi per puro caso Gillet, e dopo un anno lo ha svenduto al Torino nell'intento di fare cassa ( richiesta iniziale due milioni, incasso finale 1,6 milioni ), per poi accontentarsi di tappare il buco-portiere col prestito di Curci, in soprannumero alla Roma e ormai sfiduciato da mezza Serie A, dopo una rissa coi tifosi della Sampdoria in cui si era deliberatamente cacciato con un atteggiamento non proprio irreprensibile. Col portiere è andata così, perchè un portiere va comunque schierato; per gli altri ruoli il fido scagnozzo Zanzi si è affidato alla buona sorte, sprecando malamente il colpo di fortuna capitato quando Alberto Gilardino volle ripercorrere la strada di altri campioni rigenerati dal Bologna dopo un periodo di appannamento. Infine, lo sappiamo tutti, l'ennesima svendita, quella di Diamanti, effettuata a mercato italiano concluso, quando non si poteva più nemmeno tentare un rimpiazzo. Basta solo esaminare questi fatti, senza dilungarsi in commenti, per capire come mai si è giunti alla situazione attuale. La rosa è composta da un'accozzaglia di pseudo-giocatori, da suddividere in gruppi di gente dalle stesse caratteristiche, quindi doppioni l'uno dell'altro, tutti di qualità scadente. Il guaio è che, fra loro, c'è chi come Christodoulopulos corre e si danna l'anima per quattro, e chi invece si risente se gli viene mosso qualche appunto per aver giocato in modo non impeccabile. Quanto all'allenatore, Ballardini nelle sue prime uscite sembrava aver messo in carreggiata la nostra sgangherata macchina, ma ora si sta perdendo troppo in tentativi disperati; gli esperimenti sarebbe bene farli a Casteldebole, piuttosto che durante la partita. Torno a ripetere, la rosa non è un insieme di giocatori, ma un'accozzaglia di personaggi in cerca d'autore. Si potrebbe tentare il cambio della guida tecnica, ma a questi prezzi non condurrebbe a tangibili miglioramenti. Comunque restano da giocare le ultime partite di questa disgraziata stagione. Non ci resta che sperare di vedere in campo un impegno, da parte dei giocatori, simile a quello visto in una parte del secondo tempo di ieri; quanto a Guaraldi, sarà bene che metta da parte una volta per tutte il grande sogno di realizzare il nuovo Centro Tecnico di Granarolo e si decida ad ascoltare i possibili pretendenti all'acquisto della Società, anzichè mettere degli strani paletti come risulta stare facendo in questi giorni. Lasci spazio una volta per tutte a chi ha la consistenza necessaria a guidare una squadra di Serie A: ne trarremo giovamento tutti, da lui all'ultimo dei Tifosi.






                                                                                Paolo Milito

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