Siamo noi... I tifosi del Bologna siamo noi!

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Il Bologna è la squadra del mio cuor...

venerdì 30 marzo 2018

MEZZOGIORNO DA LUPI.


Il grande Fabrizio Frizzi, mancato nei giorni scorsi, nato giallorosso e diventato Rossoblù seguendo la tradizione di famiglia, tutte le volte che si avvicinava la partita con la Roma esprimeva la speranza che a vincere fosse la squadra delle due peggio messa in quel momento. Stando così le cose, domani un pareggio sarebbe il risultato perfetto. Ma andiamo per gradi. Innanzi tutto l’immancabile ringraziamento a SKY per aver escogitato la partita di mezzogiorno, già scocciante in se’ e per se’, ma che al sabato diventa una vera e propria iattura per chi in quel momento deve assolvere ai propri doveri lavorativi. Partita di grandissima tradizione: si contano ben 72 precedenti, distribuiti fra Serie A e Coppa Italia, con 31 vittorie Rossoblù, 20 della Roma e 21 pareggi. La nostra vittoria più sonante è il 5-2 ottenuto il 29 giugno 1930: tripletta di Maini, gol di Busini III e autogol di Degni per il Bologna, a cui risposero Volk e il nostro futuro allenatore Fulvio Bernardini. Il 23 novembre 2003, invece, i giallorossi ci bastonarono a domicilio con un inequivocabile 4-0, opera di Totti, Montella, Panucci e Cassano. Per ben due volte il risultato finale è stato 3-3: il 9 novembre 1930 per noi segnarono Maini ( doppietta ) e Reguzzoni, per loro Chini, Lombardo e Volk; il 27 gennaio 2013, invece, ai gol dei nostri Gilardino, Gabbiadini e Pasquato risposero quelli di Osvaldo, Florenzi e Tachsidis. Nel corso degli anni molti percorsi si sono incrociati fra le due squadre; in particolare si sono distinti Fulvio Bernardini, Carlo Mazzone, Eraldo Monzeglio, Massimo Marazzina, Pablo Daniel Osvaldo, Giovanni Piacentini, Francesco Antonioli, Amedeo Mangone, Marco De Marchi, Sinisa Mihajlovic, fino ad arrivare ai giorni nostri con gli allucinanti numeri del portiere Curci e le attuali vicissitudini di Mattia Destro, per tacere delle figure dirigenziali come Joe Tacopina e Claudio Fenucci. Tornando alle partite, poi, ce ne sono molte rimaste nella storia e nella memoria a prescindere dal risultato, come il 4-0 del 19 gennaio 1964, tripletta di Nielsen e gol di Perani, che diede ai nostri giocatori la certezza di poter competere per la vittoria di quello Scudetto; il drammatico pomeriggio del 30 dicembre 1989, ricordato più per l’infarto che pose fine alla carriera di Lionello Manfredonia che per l’1-1 finale; la scellerata scelta della Lega Calcio dell’11 febbraio 2001, quando fummo obbligati a giocare all’indomani dell’incidente costato la vita a Niccolò Galli, con tutte le relative conseguenze negative; la pirotecnica notte del 25 settembre 2004, con le squadre ridotte ai minimi termini da espulsioni e infortuni e la nostra vittoria per 3-1, che provocò le dimissioni del tecnico giallorosso Rudi Voeller; fino ad arrivare alla pallanuoto del 21 novembre 2015, ricordata soprattutto per l’esultanza dell’ex romanista Mattia Destro, rimasto per circa un quarto d’ora a torso nudo sotto il diluvio dopo aver messo a segno il rigore del definitivo 2-2. E domani? Per non farci mancare nulla, dovremmo assistere al debutto del portiere Santurro, in quanto Da Costa non è ancora del tutto ristabilito dall’infortunio; qualcuno ha già cominciato a tremare, ricordando l’infausto precedente del debutto di Stojanovic, capace di incassare sei pere dalla Lazio, ma a me risulta che questo ragazzo, rispetto al macedone austriaco, ha alle spalle una discreta gavetta nelle serie inferiori, ragion per cui non dovrebbe cedere alle pressioni psicologiche. Personalmente, confido in una grande prestazione di Verdi in reazione al mezzo boicottaggio subìto in azzurro, nella voglia di Di Francesco di far bella figura di fronte al padre e nella ritrovata condizione di Dzemaili, protagonista assoluto nelle due partite della nazionale elvetica. Insomma, con un po’ di attenzione e di concentrazione si può aspirare a portare a termine il sabato di Pasqua ottenendo un bel risultato e onorando degnamente la memoria di Fabrizio Frizzi. Staremo a vedere. 


Paolo Milito

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