Oggi è il 4 maggio, una giornata particolare: se non fosse venuto a
mancare nel 1990, a causa di un brutto episodio di malasanità, mio padre, primo
storico Tifoso Rossoblù di casa, avrebbe compiuto novant’anni. Anche altrove il
4 maggio se lo ricordano bene: nel 1949 ci fu il disastro aereo di Superga, in
cui rimase distrutto il Grande Torino. In queste ore, Taco & Saputo hanno
avviato una sorta di refresh, volendo far passare alla storia la giornata per l’ingaggio
di Delio Rossi. Sinceramente, l’avvento del tecnico romagnolo sulla nostra
panchina non mi riempie di entusiasmo. Ho ancora ben presente quanto accaduto
nel campionato 2011/12: interpellato da Guaraldi e Zanzi come prima scelta per
rimpiazzare il fallimentare Bisoli, Rossi rifiutò dicendo di essere in parola
con “ un’importante squadra estera “, che si rivelò poi essere la Fiorentina.
Il giorno seguente, Davide Ballardini diede vita ad un siparietto molto simile,
con la differenza che la squadra alternativa era italiana e “ molto prestigiosa
“. Sappiamo tutti come andò a finire: da noi arrivò Pioli, che ci condusse alla
conquista di 51 punti; Ballardini andò a Cagliari, da cui fuggì dopo una decina
di partite, inseguito dai calci in culo; quanto a Delio Rossi, la sua
Fiorentina si salvò all’ultima giornata, e il merito se lo prese tutto Vincenzo
Guerini, in quanto il romagnolo si era reso, pochi giorni prima, protagonista
di una figuraccia planetaria: dopo un battibecco con Adem Liajic, contrariato
per essere stato sostituito, nonostante fosse in doppiopetto si era disteso sul
prato del Franchi per rifilare due cazzottoni allo slavo, facendosi licenziare
in tronco. Da allora, non è che Rossi abbia brillato molto: scontata la blanda
squalifica, subentrò a Ciro Ferrara alla guida della Sampdoria, da cui fu poi
esonerato dopo un’annata condotta a fasi alterne. Va anche detto che l’attuale
presidente blucerchiato Ferrero, interpellato ieri al riguardo, si è lamentato
del comportamento venale di Rossi, il quale, ad inizio stagione, ha rifiutato
una risoluzione amichevole del contratto preferendo “ continuare a percepire lo
stipendio per se’ ed il suo staff, facendo il mangiapane a tradimento “.
Insomma, Delio Rossi negli ultimi tempi ha fatto di tutto per rendersi
indigesto. D’altro canto, è vero che in passato ha dimostrato di essere un
tecnico di grande valore, toccando l’apice della propria carriera a Salerno,
Palermo e Roma, sponda Lazio. Personalmente, tenendo conto che la Società era
già in parola con un tecnico più prestigioso ( qualcuno dice Gasperini, qualcun
altro Mancini, altri ancora Spalletti ), avrei preferito una soluzione che non
comportasse l’ingaggio di un ulteriore soggetto per il prossimo campionato ( ovviamente
un personaggio presuntuoso come Rossi non è affatto disponibile a fare il
semplice traghettatore, tanto è vero che, dopo una lunghissima discussione, ha
accettato un contratto con scadenza a fine giugno corredato dal rinnovo
automatico per l’anno successivo in caso di promozione ). Ripensando a quanto
successo qualche anno fa al Torino, quando Renato Zaccarelli arrivò più o meno
nelle stesse condizioni firmando un contratto di soli due mesi e ottenendo la
promozione ai play-off, mi erano venuti in mente due nomi: Franco Colomba, che molto
probabilmente avrebbe accettato, una volta ottenuta la promozione, di farsi da
parte, magari andando a ricoprire un altro incarico nello staff tecnico, e Ivo
Pulga, ovvero l’ex tutor di Lopez a Cagliari: conosce bene la città, in quanto
da ragazzo ha fatto parte per due anni della nostra rosa pur giocando solo in
partite di scarsa importanza, ed ha dimostrato coi fatti di saper mettere
rimedio alle cappelle del tecnico uruguaiano. Ma tant’è. Se vado a riguardare
il passato della nostra squadra, comunque, devo dire che abbiamo avuto al
timone quasi sempre degli ottimi tecnici. Io sono nato all'inizio del 1966,
quindi di Felsner, Lelovich, Arnstein e della tragica vicenda di Arpàd Weisz ho
potuto solo leggere nei vari libri rievocativi; Fulvio Bernardini l'ho visto
all'opera come C.T. della Nazionale; di personaggi pittoreschi come Luis
Carniglia e Oronzo Pugliese ne ho sentito parlare dai racconti di mio padre,
mio fratello e altri Tifosi Rossoblù più stagionati di me. Personalmente ho
potuto vedere all'opera, per esempio, Edmondo Fabbri, capace di farci vincere
una Coppa Italia e di condurci a ridosso delle prime in classifica pur avendo
alle spalle una Società un po' ballerina. Altra Coppa Italia con Bruno Pesaola,
ottimo tecnico alle prese con un presidente facoltoso, Luciano Conti, ma
poco propenso ad allargare i cordoni delle borse. Ricordo Cesarino Cervellati, specialista delle
salvezze, Marino Perani, capace di riscattarsi al suo secondo tentativo dopo un
esordio disastroso, Gigi Radice, col quale sfiorammo la qualificazione in Coppa
Uefa pur essendo partiti con una pesante penalizzazione e che, un paio di anni
dopo, se ne andò sbattendo la porta quando scoprì che il presidente Fabbretti
aveva venduto Roberto Mancini alla Sampdoria. Poi vennero gli anni difficili,
quelli delle retrocessioni e della prima faticosa risalita, in cui si
distinsero Giancarlo Cadè, che ci riportò in Serie B, il primo Mazzone, che non
ebbe molta fortuna, Pietro Santin, da ricordare per la rissa, non solo verbale,
col genio sregolato Domenico Marocchino. Giovan Battista Fabbri arrivò in coda
ad un difficile campionato, ma fece un gran lavoro: se la squadra avesse sempre
giocato come nelle dieci partite gestite da lui saremmo stati promossi senza il
minimo sforzo ( invece ci salvammo solo nelle battute finali ). Ovviamente non
dimentico Gigi Maifredi, che ci riportò in Serie A e per un certo periodo ci
fece tornare a sognare, pur essendo arrivato da noi pressochè sconosciuto.
Abbiamo avuto poi Franco Scoglio, durato lo spazio di un mattino, lo sfortunato
ritorno di Radice, che non riuscì ad evitarci la retrocessione in B, per poi
arrivare, dopo il secondo naufragio in Serie C, alla toccata e fuga di
Zaccheroni, alla promozione mancata di un soffio da Edi Reja e al primo grande
ciclo di Renzo Ulivieri, che ci riportò in Serie A, ma si rese protagonista
dello scontro con Roberto Baggio ( sono da sempre convinto che senza certe
sparate del tecnico toscano il campione vicentino non se ne sarebbe andato dopo
una sola stagione ). Indimenticabile il ritorno di Carlo Mazzone, con cui sfiorammo
la Coppa Uefa; particolare il rapporto di Bologna con Francesco Guidolin,
arrivato dopo la breve parentesi di Sergio Buso, che confermò di essere un
grande allenatore, ma dimostrò un brutto carattere, tale da portarlo ad
offendere l'intera cittadinanza al termine di un rocambolesco pareggio con la
Juventus e a dimettersi a poche ore dal via di un campionato ( almeno in questo
caso aveva l'attenuante di aver visto partire Julio Cruz l'ultimo giorno del mercato ). Arrivo agli anni più
recenti in cui, dopo il terzo ciclo di Mazzone conclusosi con la brutta
retrocessione del 2005, abbiamo cambiato più volte timoniere, di pari passo con
delle vicende societarie travagliate. Discreto il ritorno di Ulivieri ( sia
pure inframmezzato dalla veloce apparizione di Mandorlini ), positiva
l'esperienza con Daniele Arrigoni, a cui dobbiamo l'ultima promozione in Serie
A, per poi arrivare a tecnici che hanno ballato una sola stagione o anche meno,
come Mihajlovic, Papadopulo, Colomba e Malesani. A quest'ultimo va riconosciuto
il grande merito di non aver smarrito l'orientamento nei giorni difficili del
disastro-Porcedda, una situazione che avrebbe potuto avere conseguenze
devastanti. Infine la storia più recente: Pierpaolo Bisoli, arrivato con grandi
squilli di tromba e rimasto nella memoria più che altro per aver portato fuori
dal campo, dopo averlo preso di peso, un Vantaggiato andato fuori di testa al
culmine di un’amichevole estiva; Stefano Pioli, che nei due anni abbondanti
trascorsi sulla nostra panchina ha fatto in tempo a conquistare i 51 punti ma
poi ha lasciato spesso a desiderare, tanto da far sorgere in molti il sospetto
che il suo predecessore avesse condotto una preparazione atletica di cui lui
non era capace; Davide Ballardini, prontissimo a tentare di cancellare la gaffe
del 2011 dichiarandosi accanito Tifoso Rossoblù ma quasi subito disarcionato
dalla proditoria cessione di Diamanti fuori tempo massimo, nonché dagli
strampalati ingaggi di Ibson e Friberg. Infine Diego Lopez, suggerito dal
neo-presidente del Cagliari Giulini a Filippo Fusco, a titolo di risarcimento
per la questione-Zeman: in quei giorni difficili aveva il vantaggio di costare
poco, e nella prima parte della stagione bene o male aveva ottenuto dei
risultati andati al di là delle più rosee previsioni, specie tenendo conto del
disastroso debutto in Coppa Italia contro l’Aquila. Dopo l’arrivo dei nuovi
padroni, l’uruguaiano, mal digerito da Corvino, ha subìto, storcendo la bocca,
l’arrivo dei rinforzi di gennaio, perdendosi poi in discutibili esperimenti,
primo fra tutti il mai spiegato accantonamento di Franco Zuculini nel massimo
momento di forma. La cronaca delle ultime ore basta da sola a spiegare che la
situazione ormai si era fatta insostenibile: da una parte Di Vaio continuava a
dire che lo spogliatoio era tutto con Lopez, quando appariva evidente l’esatto
contrario; dall’altra il vice-allenatore Fini tirava in ballo il caldo di
Frosinone, come se i nostri avversari fossero fatti di qualche materiale
sintetico anzichè di carne ed ossa. Ricapitolando: in oltre 105 anni di storia sulla
nostra panchina si è avvicendato un cospicuo numero di allenatori, alcuni dei
quali hanno finito per lasciare un ricordo indelebile nel cuore dei tifosi. Diego
Lopez esce di scena consegnando ai posteri l’immagine di un tecnico
potenzialmente bravo ma ancora troppo giovane per poter guidare una squadra con
il dovuto polso fermo. Quanto a Delio Rossi, sta a lui darsi da fare per
cancellare la figuraccia di quattro anni fa; se riesce a conquistare la
promozione diretta, a quel punto si ritrova tutte le carte in regola per
diventare una leggenda vivente, fermo restando che anche una risalita
attraverso i play-off non sarebbe disdicevole. Buon lavoro, Mister !!!
Paolo Milito
Se il suo caratteraccio servirà per ottenere la A, allora ben venga... Io anelavo a Cosmi, a proposito di caratteraccio...Lopez ha pagato il suo non essere gradito e anche le sue scellerate scelte! Sul caldo di Frosinone ho già risposto... Edmondo Fabbri... sarei di parte ad esprimere un giudizio più che positivo! Chi se ne frega: grande Mundì!!!
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