La gara tra Sampdoria e Bologna è una
classica dei tempi moderni, in quanto la squadra genovese, nei termini in cui
la conosciamo noi, si è costituita solo nel Dopoguerra sulle ceneri di altre
realtà precedenti. Dal 1946 in poi il
match è andato in scena 46 volte, di cui tre in Coppa Italia. I padroni di casa
hanno vinto per ben venti volte contro le tredici Rossoblù, tredici sono anche i
pareggi. La più cospicua vittoria blucerchiata è un 7-2 ottenuto il 10 giugno
1951 ai danni di un Bologna comunque non disprezzabile, piazzatosi sesto alla
fine di quel torneo. Per contro, la nostra vittoria più sonante è il 2-5 dell’8
gennaio 1956, con Pivatelli e Pascutti in evidenza; anche in quell’occasione il
Bologna chiuse poi il campionato al sesto posto. In tempi più recenti si
ricordano il clamoroso ribaltone messo a segno il 29 marzo 1998 dai ragazzi di
Ulivieri, sotto di due reti e capaci di vincere grazie ad una fantastica
tripletta di Kenneth Andersson, e lo spiacevole episodio del 13 ottobre 1999,
quando ci fu data partita vinta a tavolino, in Coppa Italia, a seguito di un
tiro a bersaglio a base di rubinetti divelti verso i nostri giocatori ( si
trattava di una vendetta nei confronti di Klas Ingesson, reo di aver realizzato
un rigore contro la Samp nel finale della stagione precedente, e di Gianluca
Pagliuca, ex di turno ). Andiamo dunque a giocare a Genova, su un terreno
dimostratosi non sempre amico, contro una squadra in discreta salute,
soprattutto contro un soggetto, Eder, più volte in predicato di sbarcare sotto
le Due Torri e lanciatissimo alla ricerca di un record personale: vorrebbe
mettere a segno la terza doppietta in tre partite. Delio Rossi ha cercato di
approfittare della sosta di campionato per indirizzare la squadra verso i
propri disegni, potendo finalmente disporre degli uomini destinati ad affrontare
il campionato anziché i precari di ferragosto. Abbiamo visto nelle prime
partite andare in scena degli errori dettati soprattutto dall’inesperienza di
alcuni giocatori: non preoccupano, in quanto abbiamo in panchina un mister ben
attento a non farsi sopraffare dalle circostanze, e in questa occasione
stimolato dalla prospettiva di poter ottenere un bel risultato nello stadio che
qualche tempo fa era il suo. Resta da vedere, invece, se e come lo staff
addetto alla squadra riuscirà a tenere i giocatori lontani dalle vicende
societarie. Mi spiego: la clamorosa svolta dei rapporti tra Joe Tacopina e Joey
Saputo, emersa nelle ultime ore, a mio avviso rappresenta una mina vagante. Starà
ai vari Di Vaio, Corvino, Rossi & C. saper tenere lontani i ragazzi da
certe questioni, evitando dei pesanti condizionamenti psicologici. Personalmente
ritengo si tratti di una brutta pagina di storia che sarebbe stato meglio
evitare. Il fatto che Super Joe abbia depositato in tribunale una richiesta di
risarcimento dopo essere stato di fatto dimissionato da Presidente ( non avendo
aderito all’aumento di capitale la sua partecipazione azionaria si è
automaticamente e drasticamente ridotta ) significa che comunque non si potrà
più tornare indietro. Ribadisco eterna riconoscenza verso Saputo e verso gli
ingenti capitali sborsati per la causa del Bologna, ma resto dell’avviso che
Tacopina avrebbe meritato un trattamento migliore, soprattutto in segno di riconoscenza
per la preziosa opera svolta al momento di togliere dall’orizzonte presenze del
calibro di Albano Guaraldi ed anche, diciamolo, di Massimo Zanetti. Il comportamento
di Saputo non è rassicurante: è vero, con lui siamo in buone mani, ma certi
atteggiamenti nei confronti di chi non si conforma ai suoi dettami fanno
pensare; sarà il tempo a dirci se davvero il Bologna ha trovato la persona
giusta per tornare grande.
Paolo Milito
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