Nel tentativo di uscire dal tunnel nel
quale ci siamo infilati collezionando una serie di prestazioni che a questo
punto non so più se definire negative, sconcertanti o quant’altro, nel
posticipo di domani sera affrontiamo un’altra classica di prestigio del calcio
italiano. Fra Serie A, Serie B e Coppa Italia, Bologna-Lazio vanta ben 71
precedenti, con un bilancio nettamente favorevole ai nostri colori: 40
vittorie, 13 sconfitte e 18 pareggi. Curiosamente, i punteggi più vistosi
risalgono al biennio 1950/52. Il 17 giugno 1951, ultima giornata di quel
campionato, il Bologna sesto in classifica travolse gli avversari con un
fragoroso 7-2: tripletta di Filiput, doppietta di Cesarino Cervellati, gol di
Cappello e autogol di Antonazzi, a cui la Lazio rispose con una doppietta di
Hofling. Circa un anno dopo, il 25 maggio 1952, in un momento di forte rischio
di retrocessione dopo aver cambiato tre allenatori in pochi mesi, incassammo
invece un secco 4-2, dovuto alla tripletta di Sukru e al gol di Antoniotti, a
cui replicammo con Gritti e Cappello; tale sconfitta costò la panchina al
tecnico Galluzzi, che venne rimpiazzato da Lelovich. Da notare che per ben
quattro volte il risultato finale è stato di 2-2, così come in Serie B ne
abbiamo vinte quattro su quattro; inoltre, in Coppa Italia non abbiamo mai
perso. Fin qui le statistiche e la tradizione. L’amara realtà dei giorni nostri
riferisce di una Lazio proiettata verso vette europee, pronta a fare brandelli
di un Bologna in piena crisi di identità, capace di incassare sette gol in
casa, oppure di perdere una partita interna contro una squadra ridotta a sette
giocatori effettivi, o ancora di andare in pallone per una svista arbitrale anziché
opporre la dura reazione che sarebbe stato lecito aspettarsi, comunque dedito
alla distruzione sistematica nei finali di partita di quanto di buono
realizzato fino a quel momento. Se da una parte possiamo relativamente
tranquillizzarci ripetendo la solita filastrocca delle tre squadre già
ampiamente retrocesse, dall’altra non è affatto rassicurante un Donadoni che sbotta raccontando ad un giornalista amico
che l’allenamento non è andato secondo le sue aspettative. Certo, il Bologna di
Guaraldi era un colabrodo, e in quel periodo a Casteldebole c’erano spifferi di
ogni ordine e grado, per cui tutti sapevamo tutto, mentre adesso Saputo ha
creato una specie di rivestimento dal quale non trapela nulla, però è facile
immaginare che il clima interno non sia così idilliaco come vorrebbero farci
credere. Se vogliono risolvere le beghe interne lontano da occhiacci indiscreti
facciano pure, ma in fretta: il fantasma del Gran Finale 2005 aleggia ancora
sulle nostre teste, e la storia ci insegna che scherzare col fuoco non ha mai
portato a risultati positivi. Insisto: se necessario, Di Vaio & C.
farebbero meglio a mettere fuori rosa qualche baldo giovane, anziché preoccuparsi
di salvare l’immagine di facciata. La Società con la testa è già al prossimo
campionato? Bene, cominci già da ora a far suonare una musica più in sintonia
con i nostri gloriosi colori. Magari cuocendo allo spiedo un’Aquila.
Paolo Milito
Nessun commento:
Posta un commento