Prima di tutto le aride statistiche. Nel
tardo pomeriggio di domani va in scena a Genova una semiclassica, in quanto la
Sampdoria nella sua denominazione attuale esiste solo dalla fine della Seconda
Guerra Mondiale. Terreno non propriamente amico, il Marassi di sponda
blucerchiata: su 48 precedenti, distribuiti fra Serie A, Coppa Italia e
Intertoto, 22 volte ha vinto la Samp, 13 volte è finita in pareggio e 13 volte
abbiamo vinto noi, cosa che non accade ormai dal 13 ottobre 1999, quando il
Giudice Sportivo ci assegnò a tavolino la vittoria per 2-0 in un match di Coppa
Italia dopo un robusto lancio di rubinetti all’indirizzo dell’ex portiere scudettato
Pagliuca ( vendetta trasversale, questa, nei confronti di Klas Ingesson, reo di
aver trasformato, nel campionato precedente, il rigore che aveva condannato i
genovesi alla retrocessione ). Se il precedente può rassicurare, la più robusta
vittoria dei blucerchiati risale al 10 giugno 1951: quel giorno finì 7-2,
tripletta di Sabbatella e gol di Gei, Lorenzo, Parodi e Bassetto contro i
nostri Tacconi e Filiput, ma al termine di quel campionato ci piazzammo al
sesto posto; dunque, i sette gol dell’altra settimana in teoria non ci
impediscono di migliorare la situazione complessiva. Ma andiamo avanti, e
torniamo con la mente all’8 gennaio 1956, quando invece fummo noi a vincere col
fragoroso punteggio di 5-2, doppiette di Valentinuzzi e Pivatelli e rigore di
Pascutti contro i gol di Martini e Firmani. Memorabile resta la vittoria
ottenuta il 29 marzo 1998, quando, sotto di due gol realizzati da Veron e
Montella, i ragazzi di Ulivieri ribaltarono il risultato con una strepitosa
tripletta di Kenneth Andersson. Da ricordare anche il combattutissimo 2-2
scaturito il 10 gennaio 1954: alla doppietta di Karl Hansen replicarono
Pivatelli e Pozzan. Fin qui i ricordi e le statistiche. E qui mi fermo, senza
sbilanciarmi in previsioni: vista l’aria che tira, lasciano il tempo che
trovano, ed espongono chi le fa al ridicolo. Se permettete, mi sento preso per
il culo, e credo che lo stesso sentimento alberghi nella stragrande maggioranza
degli altri Tifosi Rossoblù. Non è assolutamente tollerabile che gli stessi
giocatori si rendano protagonisti di imprese esaltanti per poi ridursi ad
incassare sette gol in casa o, peggio, a prendere gol all’ultimo minuto da una
squadra ridotta in nove uomini di cui sette operativi e due ammaccati. Qualcuno
rema contro? Donadoni può benissimo sbatterlo fuori rosa, senza troppi giri di
parole. I nodi stanno venendo al pettine: a mio avviso si sente la mancanza di
un Presidente nerboruto come Tacopina, capace di entrare in campo per tirare
dei calci nel culo a chi se li è meritati. È stata una mossa saggia quella di
metterlo alla porta? È stato altrettanto saggio Bigon a non ingaggiare Gilardino
temendo di urtare la suscettibilità di Destro? Al di là delle smentite di
circostanza, in queste ore si parla della possibile partenza del nostro
centravanti in direzione Cina. Rispetto al caso-Diamanti ci sono alcune
differenze sostanziali, tutte di segno positivo: innanzi tutto, a fronte di una
richiesta iniziale di 10 milioni, Albano Guaraldi si accontentò di incassarne
5,9, pressato come era dalla necessità di fare cassa, mentre stavolta sono
stati i cinesi ad offrire 18 milioni tondi tondi; inoltre, non dobbiamo
dimenticare che all’epoca la nostra rosa era un’accozzaglia di poveri
pellegrini destinata alla retrocessione, mentre ai giorni nostri abbiamo a
disposizione parecchi elementi che già adesso ovviano alla mancanza dei gol del
bomber designato. Io un pensierino ce lo farei. Fermo restando che mi sembra
doverosa, da parte dei baldi giovanotti, una reazione degna delle maglie che
indossano. Mister Donadoni ha promesso una prestazione rabbiosa, ma fra il dire
e il fare … Non potendo fare altro, aspettiamo.
Paolo Milito
Nessun commento:
Posta un commento