Paolo Milito
Una lettera aperta alla nostra squadra del cuore... Per parlare, capire, confrontarci ed essere uniti... Senza alcuna ambizione, ma solo per amore... Noi ci siamo, ragazzi, siamo sempre presenti... Lottiamo, corriamo e soffriamo con voi... Perchè sempre e comunque FINO ALLA FINE, FORZA BOLOGNA!!!
Siamo noi... I tifosi del Bologna siamo noi!
venerdì 27 novembre 2015
VERSO IL TORO.
Veniamo
da una strana settimana, in cui ci siamo divisi tra innocentisti e colpevolisti
a proposito della scomposta esultanza di Destro in occasione del rigore segnato
contro la Roma. In tanti hanno fatto notare che il nostro attaccante è andato
controcorrente, esultando platealmente contro la propria ex squadra. Innanzi tutto,
una reazione del genere denota un malessere profondo covato a lungo ed a lungo
represso, segno evidente che le due parti non si erano lasciate propriamente in
armonia. Inoltre, la storia ci insegna che Destro è in buona compagnia. Non so
quanti di voi ricordano quel che successe la sera del 25 marzo 2004: si giocava
il recupero di Bologna-Lazio, a suo tempo rinviata per neve; ad un certo punto
Beppe Signori segna un gol da urlo, e corre verso il centrocampo dando sfogo a tutta
la propria felicità. D’un tratto, Beppegol ha come un’esitazione, poi si rivolge
verso qualcuno non inquadrato dalle telecamere e sbotta: “ Ma vaff… tu e la
Lazio !!! “, segno evidente che questo qualcuno gli aveva fatto notare come
stesse festeggiando contro il suo passato. Personalmente, sono del parere che
un giocatore rappresenti la squadra di cui in quel momento indossa la maglia;
certo, se poi non vuole mancare di rispetto, liberissimo di farlo, ma a mio
avviso esultare contro la propria ex squadra non costituisce un reato. Ci sarebbe
da dire qualcosa piuttosto sulla regola dell’ammonizione per chi si toglie la
maglia: è una regola idiota, ma purtroppo le regole quando ci sono devono
essere rispettate, per cui mi permetto di invitare Destro, una prossima volta,
a contenere le proprie esternazioni. Detto questo, passiamo alla partita di
domani. Complessivamente Torino-Bologna è andata in scena 61 volte: 30 vittorie
granata, 9 Rossoblù e 22 pareggi. Degne di nota sono la vittoria torinista dell’11
aprile 1948, quando il Grande Torino ci rifilò un sonoro 5-1 in cui spiccò la
tripletta di Gabetto, e quella del 23 maggio 1965, quando lo scudetto sulle
maglie non ci impedì di incassare un bel 5-0, dovuto ad una doppietta di
Hitchens, una del bolognese Gigi Simoni e ad un gol dello sfortunatissimo Gigi
Meroni. Per contro, si ricordano la nostra vittoria del 19 dicembre 1965, un
4-2 comprendente, fra gli altri, un gol di Helmut Haller e un altro di Meroni,
il 2-1 del 28 dicembre 1980 ( a proposito: in quell’occasione il gol della
vittoria lo segnò l’ex granata Garritano, che esultò senza problemi ) e quello
del 9 febbraio 2014, quando una doppietta di Cristaldo ci illuse di poter
raggiungere la salvezza senza il prezioso apporto di Alino Diamanti,
proditoriamente ceduto dall’inqualificabile presidente Guaraldi quando non era
più possibile rimpiazzarlo. Da notare che la partita , in Serie B, è andata in
scena una sola volta ed è finita 0-0. Non c’è bisogno di ricordare, invece, la
questione che ciclicamente si ripresenta quando si affrontano le due squadre,
ovvero l’assegnazione dello scudetto revocato del 1927: ultima, in ordine di
tempo, un’iniziativa del presidente granata Urbano Cairo, che vorrebbe metterci
in mezzo un Tribunale europeo, sostenendo che in realtà Leandro Arpinati,
contrariamente a quello che ci siamo sempre raccontati, avesse fatto di tutto
per far vincere a tavolino il Bologna, venendo fermato solo dall’intervento di Benito
Mussolini, preoccupato da una questione d’immagine; in sostanza, Cairo vuole
che si ponga rimedio ad un abuso di potere. Meglio tornare a parlare di calcio
giocato. La tradizione racconta di un marcato predominio granata. I nostri
avversari sono in apparenza posizionati molto bene; in realtà, nonostante l’avvio
disastroso, noi siamo appena cinque punti più sotto, e le ultime uscite targate
Donadoni hanno dimostrato che in casa abbiamo un potenziale ben più qualificato
di quanto non dica la classifica. Per ovviare all’assenza di Destro il tecnico
bergamasco ha a disposizione diverse strade: rimpiazzarlo con Mancosu o col suo
vecchio pallino Acquafresca, oppure azzardare un impiego atipico di Mounier. Quel
che è certo è che, nonostante tutto, per quanto pesante, la mancanza dell’ex
romanista non dovrebbe rappresentare un problema tragico. Il Toro non è, al
momento, una diretta concorrente nella corsa alla salvezza, ma domani possiamo
giocarcela, puntando ad ottenere almeno un punto. Staremo a vedere.
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