… ma che sia stato contagiato dal dinamismo di SuperJoe Tacopina. Pippo
Inzaghi succede, sulla panchina del Bologna, ad un’altra colonna del Milan
berlusconiano, Roberto Donadoni, il quale, a ben pensarci, non aveva neanche
cominciato tanto male: in pochi giorni le stesse pappemolli malamente
assemblate da Delio Rossi erano diventate dei superatleti invincibili, capaci
di imporre un clamoroso stop alla già lanciatissima Atalanta dei miracoli e
poi, via via, di ridicolizzare un Napoli arrivato con l’intenzione di
asfaltarci e ripartito con tre bastonate sul groppone, oppure di vincere a San
Siro contro il Milan al culmine di un’indimenticabile Epifania. Già, l’Epifania;
una giornata che portò alle stelle Emanuele Giaccherini, destinato a
ripercorrere in tutto e per tutto le
orme di Roby Baggio, riconquistando la Nazionale perduta, disputando un Europeo
da protagonista e salutandoci per salpare verso lidi più altolocati. Poi, però,
qualcosa è cambiato. A differenza dell’Era Guaraldi, le mura di Casteldebole
sotto Joey Saputo non sono una groviera, per cui non è possibile comprendere
appieno tutti i contrasti che possono maturare all’interno del club. Di certo,
qualcosa non ha funzionato più come prima. Chissà, qualche gelosia di troppo
verso l’ingaggio percepito da Destro, qualche altra incomprensione fra
giocatori e tecnico o fra giocatori stessi, sta di fatto che negli ultimi due
anni, a dispetto della solidità economica raggiunta, se ci siamo salvati con
relativa tranquillità lo dobbiamo esclusivamente alla presenza sulla scena di
quattro squadre messe peggio di noi. Dunque, era arrivata l’ora di cambiare,
con tanti saluti al braccio di ferro intavolato dal Presidente Saputo con l’allora
presidente federale Tavecchio per trattenere Donadoni a Bologna. Innanzi tutto
sento il dovere di ringraziare sentitamente Tacopina per non essersi messo di
traverso, come sarebbe stato lecito aspettarsi. Dopo di che, bisogna tener
presente che Inzaghi, per quanto bravo, non potrà fare miracoli se la Società
non provvederà immediatamente a far chiarezza sulla posizione di Destro ( ormai
entrato nel novero degli incedibili tanto cari a Filippo Montanari ) e a rimpiazzare
adeguatamente Simone Verdi, uno dei tre responsabili dell’ultima salvezza
raggiunta ( gli altri due sono Palacio e Poli ). Come sempre avviene in tempi
di mercato, ogni giorno si sentono voci di cessioni eccellenti e pericolose,
vedi Di Francesco, e di probabili arrivi strampalati, di cui taccio i nomi per
evitare querele. La verità è che Riccardo Bigon dovrà mettersi in testa, una
volta per tutte, di amministrare saggiamente i denari messi a disposizione
dalla proprietà, anziché fidarsi delle apparenze, delle segnalazioni dei
cosiddetti amici fidati e andando quindi dietro al Falletti o al Rolando
Bianchi di turno. Lo ripeto per l’ennesima volta: abbiamo vissuto giorni
tragicamente peggiori. Adesso noi Tifosi abbiamo il dovere di lasciar lavorare
un tecnico giovane che si è presentato animato da un grande entusiasmo, ma i
dirigenti, Saputo e Fenucci in prima linea, dovranno a loro volta metterlo in
condizioni di non smarrire tale entusiasmo strada facendo. Staremo a vedere.
Paolo Milito
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