Siamo noi... I tifosi del Bologna siamo noi!

Siamo noi... I tifosi del Bologna siamo noi!
Il Bologna è la squadra del mio cuor...

sabato 30 giugno 2018

QUANDO UNA DIVISA DIVIDE.


Anche questa settimana è stata abbastanza movimentata, con rinnovi e disdette di prestiti, viaggi transoceanici dei dirigenti per far visita a domicilio al Presidente Saputo ( oltre che per batter cassa ), sfide mondiali dei nostri giocatori sparsi nelle varie nazionali straniere ( con Dzemaili sugli scudi ), ma soprattutto con due avvenimenti fondamentali: il perfezionamento dello scambio Di Francesco – Falcinelli e la presentazione delle nuove divise da gioco. Per quanto riguarda il primo, mi sono già espresso abbastanza chiaramente: dovrei essere contento per lo sbarco sotto le Due Torri di un altro giocatore umbro, venuto a rinfrescare una tradizione molto positiva ( basti pensare a Franco Mancini e a Marcello Castellini ), e invece ho delle forti perplessità. Innanzi tutto perché il nuovo arrivato è stato valutato alla pari con l’altro, pur essendo di tre anni più vecchio, e poi perché sono sicuro che con Donadoni il figlio del tecnico della Roma non abbia avuto la possibilità di esprimere appieno il proprio talento, comunque abbondantemente intravisto fra le pieghe dei cervellotici esperimenti del nostro ormai ex allenatore. Stranamente, l’unico che si sia preso la responsabilità di criticare apertamente questa operazione di mercato è stato Matteo Marani; tutti gli altri specialisti locali hanno accettato la spiegazione fornita da Bigon & C., ovvero che Falcinelli è più funzionale al progetto di Pippo Inzaghi. Vabbè, non è un problema epocale: basta avere la pazienza di aspettare le prime partite ufficiali della nuova stagione per vedere chi ha ragione. Sperando di non dover chiedere a Inzaghi di tornare a giocare … E veniamo alle nuove maglie. Nei vari gruppi di Facebook ho avuto modo, in passato, di esprimere il mio dissenso su alcune scelte cromatiche operate dalla Società, molto spesso in totale accordo col resto del Popolo Rossoblù. In particolare: a mio avviso è più elegante una divisa interna composta dalla maglia tradizionale accompagnata dai calzoncini blu. Questo perché i calzoncini di ultima generazione, di fatto dei bermuda, a differenza di quelli delle epoche precedenti al 2000, quando sono bianchi finiscono per sembrare dei ridicoli mutandoni di Primo Novecento. Il bello è che TUTTE le squadre minori del Bologna giocano coi calzoncini blu tranne la prima squadra; questo perché Alfredo Cazzola, durante la sua tumultuosa presidenza, ha depositato un format che prevede esplicitamente i calzoncini bianchi come prima scelta nelle dirette di SKY, e nessuno si è degnato, in seguito, di andarlo a disdire. Sarebbe già qualcosa optare per calzoncini e calzettoni bianchi: l’effetto-mutandone risulta attutito. Per quanto riguarda la divisa da trasferta, sono un irriducibile aficionado della maglia bianca con la fascia diagonale Rossoblù: da bambino me la sognavo la notte, e quando, in tempi più recenti, c’è stata la possibilità di poterla comprare non me la sono fatta sfuggire; peccato che, nello scorso campionato, sia stata fatta la scelta bislacca di realizzare le righe coi nomi dei giocatori storici: l’ho definita una cartuccia sprecata, e non me ne pento; con quei caratteri microscopici, le righe sembravano il risultato di un candeggio sbagliato, sarebbe stato più opportuno usare caratteri più grandi, per migliorare la resa cromatica. Tornando ai giorni nostri, innanzi tutto rivolgo un caloroso ringraziamento a Cesare Cremonini per aver dato una notevole grancassa alla cosa, indossando la maglia nuova durante il suo concerto al Dall’Ara. Entrando nei dettagli, ho comunque constatato che non tutti sono rimasti soddisfatti delle scelte operate dalla Macron. Nulla da dire per la maglia tradizionale, tornata allo stemma dai colori più appropriati; ho notato invece qualche disappunto per la seconda maglia. Il motivo è semplice: il disegno è quello adottato nel biennio 1980/82. A me quella maglia ha riportato subito alla mente il primo Bologna di Gigi Radice, quello della fantastica rimonta del -5 di partenza; ad altri, prontissimi a parlare di maglia-portasfiga-degna-di-Saputo, la retrocessione che innescò il primo Girodivalzer. La verità sta nel mezzo: il primo anno, quello “ buono “, i numeri erano blu, come nel caso delle maglie appena presentate; l’anno seguente erano rossi. Quindi, a prescindere dalle qualità fantozziane del Presidente, certe corse e rincorse agli scongiuri mi sembrano un tantino fuori luogo. Per quanto riguarda la terza maglia, un apprezzamento e una bacchettata: da una parte, sentiti ringraziamenti per non aver scelto nuovamente il color pompelmo, dall’altra mi sembra riduttivo riservare il voto per la designazione della maglia ai soli abbonati, che per quanto armati di buona volontà rappresentano solo una fetta del ben più consistente Popolo Rossoblù. I mezzi mediatici contemporanei consentivano una ben più ampia partecipazione. Pazienza, sarà per un’altra volta. Buona divisa a tutti.

Paolo Milito


sabato 23 giugno 2018

DI TUTTO & DI PIU’.

Con l’avvicinarsi dei Mondiali orfani dell’Italia, tutti eravamo preoccupati di dover trascorrere delle giornate di vuoto assoluto. Invece, almeno per quanto riguarda il Popolo Rossoblù, le occasioni per non annoiarsi non mancano. La settimana che si chiude è stata teatro del balletto riguardante i portieri: curiosamente, nella stessa giornata, al mattino sono usciti titoloni cubitali che annunciavano la conferma in blocco dei tre portieri dell’anno scorso, mentre all’ora di cena abbiamo assistito all’ingresso di Mirante nei locali del centro medico della Roma, contemporaneamente all’annuncio dell’acquisto, da parte nostra, del polacco Skorupski. Mentre tutt’intorno era uno sghignazzare scomposto, arrivavano le precisazioni sull’accaduto: dopo aver espresso il desiderio di concludere la carriera sotto le Due Torri, Mirante si era visto prospettare una riduzione piuttosto consistente dell’ingaggio, in considerazione dell’avanzare dell’età; a quel punto, il portiere campano ha deciso di accettare l’offerta della Roma, andando a fare il secondo di Alisson e prendendo più soldi, mentre da noi arriva l’ancor giovane polacco, desideroso di giocare con maggior continuità. Insieme a lui, abbiamo prelevato Arturo Calabresi, andando così ad arricchire un particolare album di figurine: Skorupski, nazionale polacco rimasto a casa per infortunio, va a giocarsi il posto con Da Costa, spesso e volentieri nel giro della Seleçao brasiliana; Calabresi, a sua volta, va ad infoltire la schiera dei figli d’arte, pur essendo figlio di un personaggio dello spettacolo e non di un calciatore. Poi c’è stato il curioso siparietto relativo all’arrivo di Federico Santander: anche qui una nuova figurina, ossia un altro giocatore sudamericano con un nome italiano, dopo Giancarlo Gonzalez, ma soprattutto la constatazione che il giovanotto necessita di dover smaltire nell’immediato dieci chili di sovrappeso, che per un calciatore non sono uno scherzo, tanto è vero che quella sera mi sono domandato: sarà mica un toscano sotto mentite spoglie ??? E se un domani si scoprisse che il suo vero cognome è Montepaschi ??? ( Santander è una famosissima banca spagnola ). Ogni timore riferito a precedenti esperienze del tipo Eriberto-Luciano NON è puramente casuale !!! Al di là dello scherzo, comunque, ricordiamoci che Bigon & C. agiscono sempre in assoluta buonafede. E adesso ??? A proposito di figli d’arte, Destro e Di Francesco sono al centro di complicate trattative, ma mentre il primo è di fatto un separato in casa in cerca di redenzione, l’eventuale partenza del secondo qualche perplessità la lascerebbe. Il nuovo tecnico Inzaghi ha comunque portato una ventata di entusiasmo che i dirigenti hanno il dovere di non smorzare. Buona domenica a tutti.

Paolo Milito

sabato 16 giugno 2018

… SPERIAMO CHE NON SIA UNA PIPPA …

… ma che sia stato contagiato dal dinamismo di SuperJoe Tacopina. Pippo Inzaghi succede, sulla panchina del Bologna, ad un’altra colonna del Milan berlusconiano, Roberto Donadoni, il quale, a ben pensarci, non aveva neanche cominciato tanto male: in pochi giorni le stesse pappemolli malamente assemblate da Delio Rossi erano diventate dei superatleti invincibili, capaci di imporre un clamoroso stop alla già lanciatissima Atalanta dei miracoli e poi, via via, di ridicolizzare un Napoli arrivato con l’intenzione di asfaltarci e ripartito con tre bastonate sul groppone, oppure di vincere a San Siro contro il Milan al culmine di un’indimenticabile Epifania. Già, l’Epifania; una giornata che portò alle stelle Emanuele Giaccherini, destinato a ripercorrere in tutto e  per tutto le orme di Roby Baggio, riconquistando la Nazionale perduta, disputando un Europeo da protagonista e salutandoci per salpare verso lidi più altolocati. Poi, però, qualcosa è cambiato. A differenza dell’Era Guaraldi, le mura di Casteldebole sotto Joey Saputo non sono una groviera, per cui non è possibile comprendere appieno tutti i contrasti che possono maturare all’interno del club. Di certo, qualcosa non ha funzionato più come prima. Chissà, qualche gelosia di troppo verso l’ingaggio percepito da Destro, qualche altra incomprensione fra giocatori e tecnico o fra giocatori stessi, sta di fatto che negli ultimi due anni, a dispetto della solidità economica raggiunta, se ci siamo salvati con relativa tranquillità lo dobbiamo esclusivamente alla presenza sulla scena di quattro squadre messe peggio di noi. Dunque, era arrivata l’ora di cambiare, con tanti saluti al braccio di ferro intavolato dal Presidente Saputo con l’allora presidente federale Tavecchio per trattenere Donadoni a Bologna. Innanzi tutto sento il dovere di ringraziare sentitamente Tacopina per non essersi messo di traverso, come sarebbe stato lecito aspettarsi. Dopo di che, bisogna tener presente che Inzaghi, per quanto bravo, non potrà fare miracoli se la Società non provvederà immediatamente a far chiarezza sulla posizione di Destro ( ormai entrato nel novero degli incedibili tanto cari a Filippo Montanari ) e a rimpiazzare adeguatamente Simone Verdi, uno dei tre responsabili dell’ultima salvezza raggiunta ( gli altri due sono Palacio e Poli ). Come sempre avviene in tempi di mercato, ogni giorno si sentono voci di cessioni eccellenti e pericolose, vedi Di Francesco, e di probabili arrivi strampalati, di cui taccio i nomi per evitare querele. La verità è che Riccardo Bigon dovrà mettersi in testa, una volta per tutte, di amministrare saggiamente i denari messi a disposizione dalla proprietà, anziché fidarsi delle apparenze, delle segnalazioni dei cosiddetti amici fidati e andando quindi dietro al Falletti o al Rolando Bianchi di turno. Lo ripeto per l’ennesima volta: abbiamo vissuto giorni tragicamente peggiori. Adesso noi Tifosi abbiamo il dovere di lasciar lavorare un tecnico giovane che si è presentato animato da un grande entusiasmo, ma i dirigenti, Saputo e Fenucci in prima linea, dovranno a loro volta metterlo in condizioni di non smarrire tale entusiasmo strada facendo. Staremo a vedere.

Paolo Milito

sabato 9 giugno 2018

QUESTIONI DI FASCINO E DI FILM GIA’ VISTI.


Nelle mie ultime uscite avevo affermato, confortato da precedenti secolari, che per tutta l’estate avremmo quasi certamente assistito ad una stucchevole telenovela legata al nome di Simone Verdi. Questo perché ho buona memoria, e ricordo benissimo tanto il titolone con cui la Gazzetta Dello Sport, nel 1974, aveva annunciato il passaggio di Beppe Savoldi alla Juventus ( in realtà esistito solo nei sogni di chi aveva scritto quell’infelice articolo ), quanto due strani titoli sparati, nel giro di un mese, da Stadio nel 1991, ossia: 1) MARADONA AL BOLOGNA ( ??? ); 2) GULLIT AL BOLOGNA ( aridaje !!! ). In questo caso, però, la bugia un fondamento di verità lo aveva: nell’ultima riga dell’ultima pagina del giornale, si diceva che i procuratori dei giocatori avevano avuto un abboccamento per trattare un possibile passaggio nelle nostre file, in quanto entrambi i giocatori avevano problemi nel proseguire la propria permanenza nelle rispettive sedi ( tanto è vero che poi, mentre il Bologna retrocedeva per il secondo Girodivalzer, Maradona, beccato a sniffare cocaina, passò al Siviglia mentre Gullit prese la strada di Genova blucerchiata ). Non avevo fatto i conti, però, con l’evoluzione del Pianeta: rispetto ai tempi andati, c’è un’estensione mediatica terrificante, per cui basta che sfugga una pagliuzza dal più attento dei controlli e tanti castelli di sabbia finiscono polverizzati in un lampo. Ecco dunque che, al termine della stessa giornata in cui il suo nome per l’ennesima volta era stato accostato a cinque squadre diverse, uscendo dal campo con la maglia della Nazionale, Verdi ha risposto ad una intervista volante annunciando, fra le righe, di aver accettato le proposte del Napoli, facendo incazzare sonoramente l’intero Popolo Rossoblù e, soprattutto, facendo mancare il terreno sotto i piedi a chi aveva intenzione di proseguire il tormentone fino a Ferragosto. A questo punto il volpone De Laurentiis ha cercato di metterci una pezza, allungando artificiosamente i termini della trattativa, ma ormai la frittata è fatta: è vero, ancora non c’è nero su bianco, ma Verdi ha ormai preso la strada di Napoli. E fin qui, comunque, tutto nella norma, tutto largamente previsto e prevedibile. Quello che mi ha dato enormemente fastidio, è stato lo spostamento del tiro su Federico Di Francesco: il titolone “ ATALANTA SU DI FRANCESCO JR., C’È IL GRADIMENTO DEL GIOCATORE “ proprio non lo mando giù !!! Posso anche capire che un giornalista debba sfamare la propria famiglia, ma questa storia che il Bologna, squadra che vanta sette-scudetti-più-uno abbia meno sex appeal dell’Atalanta mi ha proprio rotto le palle !!! Anche perché il catenaccio del titolone in questione sottintendeva come quella fosse per Di Francesco l’occasione della vita. Dobbiamo essere obiettivi: il Presidente Saputo ha i soldi, è una persona seria e sta svolgendo un buon lavoro, ma ha ancora davanti a se’ tanta strada da fare, e tutta in salita. Ha sbagliato alcune scelte, è vero ( per esempio io non avrei mai fatto scappare Filippo Fusco dopo il miracolo che aveva realizzato ), ma soprattutto è lontano anni luce dal piglio intraprendente ed efficace di Joe Tacopina. Sarebbe ora di osare qualcosa di più, se non altro per impedire che in futuro si debba ancora assistere a certi spettacoli mortificanti. Il Paradiso ci attende da 54 anni. Un po’ troppi.

Paolo Milito



sabato 2 giugno 2018

LA RENDITA DEL GLORIOSO PASSATO.


Come largamente e facilmente previsto, non passa giorno che non irrompe sulla scena un titolone ad effetto in cui si annuncia l’avvenuto acquisto di Simone Verdi da parte di una cosiddetta “ grande “. Il bello ( o il brutto, il ridicolo, fate un po’ voi … ) è che, a dar retta a certa gente, nella stessa giornata il ragazzo verrebbe venduto a più squadre contemporaneamente ( una volta addirittura quattro !!! ). Ormai mi aspetto che Renzo Rosso, patron di Diesel e nuovo presidente del Vicenza, annunci di aver deciso di puntare su Verdi per poter vincere nel più breve tempo possibile la Champions League !!! La spiegazione è semplice: con buona pace degli amici giornalisti specializzati, va preso atto che non siamo più negli Anni ’70, quando bastava sparare una cazzata a titoli cubitali per vendere milioni di copie, e chissenefrega se poi a fine mercato il giocatore in questione andava alla Juve anziché al Milan o addirittura restava dov’era all’inizio. La consistenza delle comunicazioni globali costringe quindi chi vive di notizie a spostare il tiro su giocatori di interesse minore, e il motivo è semplice: una smentita sul conto di Higuain arriva nel giro di un secondo, mentre per giocatori meno conosciuti, magari ancora in cerca di consacrazione, ci vuole anche mezza giornata. Peccato, però, che in parecchi abbiano scelto Verdi come cavallo di battaglia, col risultato di rendersi stucchevoli e detestabili. Personalmente, l’ho già detto, ormai salto tutte le indiscrezioni di mercato, ben sapendo che certi affari ( vedi Toni o Gilardino ) si realizzano sempre verso la chiusura delle operazioni di mercato. Al momento la situazione è la stessa di gennaio: il Napoli ha messo sul piatto una somma consistente, la Società BFC è d’accordo nel dare il disco verde ma il giocatore non si è ancora espresso, e per tutta una serie di ragioni già spiegate potrebbe ancora una volta decidere di restare dove si trova. Certo, se nel corso delle prossime settimane Verdi dovesse persistere nel rifiutare il trasferimento, Joey Saputo e i suoi collaboratori dovrebbero prenderne atto ed allestire attorno a lui un telaio in grado di ottenere, nel prossimo campionato, risultati migliori rispetto al precedente. Viceversa, sarebbe dovere assoluto dei nostri dirigenti sfruttare la somma incassata per migliorare le cose. Staremo a vedere. Per adesso, come ormai da troppo tempo, ci troviamo a rallegrarci solo di rendite del passato. In questi giorni in due situazioni: 1) sta avendo notevole successo nelle sale cinematografiche il film “ Nobili bugie “, nel quale lo Squadrone-Che-Faceva-Tremare-Il-Mondo occupa ampio spazio; 2) Mirko Pavinato, il Capitano del soffertissimo Scudetto del ’64, è stato nominato Cavaliere della Repubblica. Il tutto, mentre lo sventurato ( e sconcertato ) Beppe Gazzoni si ritrova a fare i conti con l’ennesimo affronto perpetratogli da una giustizia dimostratasi, nei suoi confonti, non proprio impeccabile. Ce ne sarebbe abbastanza per mollare tutto e lasciarsi passare gli eventi sopra la testa. E invece no: bisogna convenire che, per quanti difetti abbia, Joey Saputo è di gran lunga migliore senz’altro di Albano Guaraldi, e per certi versi anche di Massimo Zanetti, prontissimo a defilarsi ogni qualvolta l’aria si fa pesante. Si tratta solo di smussare alcuni spigoli. Non dimentichiamoci il braccio di ferro sostenuto un anno fa con la Federcalcio a proposito di Donadoni, che per quante cappelle abbia fatto resta comunque uno dei migliori tecnici in circolazione. Lo stesso Filippo Inzaghi ha dimostrato a Venezia il proprio valore come tecnico, mentre al Milan, cioè a casa sua, non lo avevano lasciato nemmeno respirare. Dunque, la possibilità di aspirare a giorni migliori c’è. Bisogna lavorarci con attenzione e giudizio. Evitando possibilmente di lasciarsi andare a pericolose ondate emotive, che in genere lasciano il tempo che trovano e talvolta provocano guasti irrimediabili. Buona domenica a tutti .

Paolo Milito