Dopo la
terrificante figuraccia rimediata a Firenze, inqualificabile sotto tutti i
punti di vista, il calendario ci impone, per concludere questo travagliatissimo
campionato, di ricevere la visita a domicilio del Toro, rivale storica che da
anni ci contende pure uno Scudetto, quello del 1927, al quale in realtà non
dovrebbe aspirare neppure col pensiero. E che è stata l’ultima squadra allenata
da Sinisa prima di tornare sulla nostra panchina. I numeri raccontano di 75
precedenti, suddivisi fra Prima Divisione, Serie A, Serie B e Coppa Italia, con
40 vittorie Rossoblù, 13 del Toro e ben 22 pareggi. La nostra vittoria più
sonora è quella ottenuta il 7 marzo 1956: 6-1, tripletta di Pivatelli,
doppietta di Pascutti e tocco finale di Pozzan, contro un golletto del
torinista Bacci. Per due volte, purtroppo per noi, il Torino ha vinto 3-0: il 9
ottobre 1938, grazie a Petron, Gaddoni e Bo ( … ma io quest’ultimo lo avrei
visto meglio con la nostra Maglia … ), e il 10 ottobre 1976, con una doppietta
di Graziani e un gol di Garritano, passato in seguito nelle nostre file. A prescindere
dal risultato, è rimasto nella storia il 5-2 ottenuto il 13 dicembre 2008: fu
la prima, clamorosa vittoria di Sinisa sulla nostra panchina, ma soprattutto fu
la sera che Marco Di Vaio cedette a Bernacci il compito di battere un rigore,
col risultato che quel gol in meno consentì ad Ibrahimovic, allora interista,
di vincere la classifica dei cannonieri beffando il nostro Capitano sul filo di
lana. Quanto ai pareggi sono 22, e per ben nove volte è uscito il 2-2, compresa
l’ultima volta, nel campionato scorso. Le conseguenze più devastanti le provocò
quello del 13 aprile 2013: quella notte l’allora capitano granata Rolando
Bianchi segnò il 2-2 sul fischio finale, inducendo la Banda-Gwaraldy a
sottoporgli un sontuoso contratto che, una volta sbarcati gli Amerikani, ci ha
perseguitati fino alla sua estinzione. E domani ??? Vista la situazione, non mi
azzardo a fare previsioni. Sinisa, giustamente incazzato, ha detto che, a
questi prezzi, è meglio non presentarsi nemmeno. Soprattutto per non farsi
andare di traverso la trecentesima panchina in Serie A. Seriamente parlando,
non abbiamo, in realtà, una brutta squadra: nonostante la gravissima malattia
del Mister, la salvezza non è mai stata in discussione, e con un po’ di
accortezza in più avremmo potuto centrare la qualificazione europea già in
questa stagione. Ci sono un po’ di ritocchi da apportare. Il primo che mi viene
in mente riguarda il portiere: pur provenendo dalla Roma, Skorupski non è
Curci; nel ristretto dei pali è un fenomeno, e lo ha dimostrato con la doppia
respinta del rigore contro l’Inter. Necessita, però, di qualche lezione di
ripetizione, soprattutto per imparare a gestire le uscite, cosa che non
dovrebbe mettere in difficoltà una Società che ha a libro paga due dei più
grandi portieri italiani di tutti i tempi, Pagliuca e Bucci. Nelle ultime ore,
poi, Walter Sabatini ha sottolineato platealmente la differenza fra le
prestazioni di Lyanco in maglia granata piuttosto che con la nostra. In effetti,
se andiamo a confrontare il Bologna di Sinisa dell’anno scorso con quello
attuale, la mancanza del centrale brasiliano si vede e si sente, senza dover
fare troppi sforzi. Insomma, non siamo alla disperazione di qualche anno fa, e
ci sono mezzi e possibilità di puntare più in alto con pochi e semplici
interventi correttivi. L’importante è non perdere mai la concentrazione. Su questo,
e sulle frequenti disattenzioni, a cui non potrà sempre porre rimedio l’eterno
Palacio, dovrà lavorare Sinisa nell’immediato futuro. Sperando di non
concludere questo campionato con un altro sgradevole cappotto.
Paolo Milito
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