Dopo il sofferto pareggio ottenuto in casa contro il Torino, il
calendario ci mette di fronte ad un derby, quello contro il Sassuolo. I neroverdi
sono saliti ai “ piani alti “ del calcio solo in epoca recentissima, ragion per
cui il confronto vanta appena quattro precedenti, tutti in Serie A e tutti a Reggio
Emilia, con un bilancio favorevolissimo ai nostri colori: tre vittorie e una
sconfitta. Fummo noi a regalare ai nostri avversari, il 20 ottobre 2013, la prima vittoria in Serie
A, beccando gol da Floro Flores e Berardi, rispondendo con un rigore di
Diamanti e con la sconcertante performance di Rolando Bianchi, che si fece
scivolare sul petto, a porta vuota, il pallone del possibile pareggio. Da allora,
però, abbiamo sempre vinto. Il 24 gennaio 2016, addirittura per 2-0, grazie ai
gol di Giaccherini e Floccari. L’ultima volta, invece, è stata l’occasione per
valorizzare le doti del giovanissimo Okwonkwo, del quale non abbiamo ancora
potuto mettere a fuoco tutte le caratteristiche, pur confidando in una sua
futura esplosione a grandi livelli. Dunque il passato ispira fiducia. Domani,
però, nello “ scomodoso “ orario delle 12.30 e nell’ancor più “ scomodosa “
collocazione televisiva di DAZN, entreremo nella tana di un’avversaria che ci
precede di nove posizioni in classifica, che da anni ottiene successi anche
internazionali e viene additata a modello dalle società di medio e piccolo
cabotaggio. Proprio noi, che, a quanto pare, non sappiamo tradurre in fatti
concreti il vantaggio di avere alle spalle un proprietario facoltoso. In realtà,
questa storia del magnate taccagno lascia un po’ il tempo che trova: Saputo, lo
ribadisco per l’ennesima volta, ha sborsato una cifra spaventosa per ripianare
un buco di bilancio che si trascinava da secoli e che, nel 2008, aveva messo
paura ad un chirurgo plastico di fama mondiale, provocandone la fuga a gambe
levate e facendo naufragare il primo progetto bolognese di SuperJoe Tacopina;
se adesso, giustamente, cerca di aumentare il rapporto fra spesa e resa, più
che con i soldi dobbiamo prendercela con le persone. E il discorso non è
semplice. La storia recente ci insegna che, degli ultimi tre Direttori Generali,
il migliore è stato Filippo Fusco, a dispetto dei due nomi altisonanti che sono
venuti dopo di lui. Non dobbiamo dimenticarci, però, che Fusco lo ha chiamato
Guaraldi, e lo ha fatto con colpevole ritardo, all’indomani dell’ultima
retrocessione, aggiungendo al danno la beffa di far sapere al mondo che ne era
amico da almeno dieci anni prima, con le ovvie considerazioni che questo
particolare suggerisce, specie pensando ai disastri realizzati dall’uomo
mercato di Guaraldi, ovvero Zanzi. Il problema è che la brillantissima idea di
proporre una coabitazione tra Fusco e Pantaleo Corvino, subito sdegnosamente
rifiutata dall’Avvocato napoletano, l’ha avuta Claudio Fenucci, sbarcato sotto
le Due Torri con la fama di personaggio vincente e rivelatosi invece molto
incline ai passi avventati, per non dire falsi. Tanto che lo stesso Tacopina, a
denti stretti, ha ammesso di avere sbagliato ad ingaggiarlo. Certo, con le
recriminazioni non si costruisce granchè; adesso, come giustamente sottolineato
da Andrea Poli, dobbiamo pensare ad andare avanti con quello che abbiamo in
casa, che comunque non è tutta roba da buttar via, in attesa di impostare, magari
già a gennaio, una vera campagna di rafforzamento, magari facendo già allora
chiarezza sulla posizione di Mattia Destro, che anche sui campi di Casteldebole
sembra sempre di più un convitato di pietra. Per finire, in risposta a chi
spera nel primo lampo dell’ex Falcinelli, io rispondo che è meglio sperare in
una giornata di appannamento dell’ex Di Francesco, uno che non avrei fatto
andar via in quel modo disinvolto. Buona partita a tutti.
Paolo Milito
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