Il viaggio
verso il Natale ci porta, nell'assurda collocazione di un venerdi pomeriggio, ad affrontare a domicilio il Chievo, ossia la nostra
avversaria per antonomasia dell’Era 2.0, punto di riferimento di tutte le
nostre strategie in prospettiva-salvezza, o peggio. Siccome il Chievo ha preso
a frequentare i cosiddetti piani alti solo a metà degli Anni ’90, il confronto
vanta un numero basso di precedenti. A Verona le due squadre, fra Serie A, B e
C, si sono affrontate finora per quindici volte, totalizzando sette vittorie
del Chievo, una del Bologna e sette pareggi. La vittoria più notevole degli
scaligeri risale al 23 marzo 2014: 3-0, doppietta di Paloschi e gol di Rigoni. Il
nostro unico successo, incredibile ma vero, lo dobbiamo ad uno dei rarissimi
gol segnati con la nostra maglia da Robert Acquafresca. Quando è finita in
parità, il risultato è stato 0-0 oppure 1-1, spesso al termine di gare
combattutissime e fondamentali nella lotta per non retrocedere. Domani ci
troveremo di fronte ad un avversario che ha i nostri stessi punti in
classifica, e tutto sommato gli stessi obiettivi. Siamo reduci dalla pesante
sconfitta rimediata contro la Juve, dovremo ancora rinunciare a Palacio e
ci troveremo a fare i conti con le conseguenze dell’ormai famigerato sorrisetto
di Destro. Sorrisetto ??? Io darei un Premio Nobel a Donadoni per non averlo
rincorso prendendolo a calci in culo !!! Sarebbe ora di fare chiarezza: quando
Donadoni, in conferenza stampa, chiede a chi è scontento di dirlo chiaramente
si riferisce soprattutto a lui; quindi è come minimo ridicolo che, dopo quella
sceneggiata, sia Destro a lamentarsi pubblicamente sostenendo che “ Il Mister
non mi vuole “. No, non ci siamo proprio. Capisco che in Società si voglia
evitare di svendere un simile patrimonio, ma a questo punto credo sia arrivato
il momento di darci un taglio, anche perché non c’è più il miraggio di poter
conquistare un posto in azzurro per i Mondiali, e un simile soggetto scontento
potrebbe provocare danni difficilmente quantificabili a priori. Un’ultima cosa:
sarebbe il caso che i nostri dirigenti si mettessero d’accordo su quale lingua
usare per le comunicazioni ufficiali, in quanto non è serio rimarcare
continuamente le gaffes del Presidente facendosi scudo degli errori di
traduzione. Buona partita a tutti.
Paolo Milito
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