Paolo Milito
Una lettera aperta alla nostra squadra del cuore... Per parlare, capire, confrontarci ed essere uniti... Senza alcuna ambizione, ma solo per amore... Noi ci siamo, ragazzi, siamo sempre presenti... Lottiamo, corriamo e soffriamo con voi... Perchè sempre e comunque FINO ALLA FINE, FORZA BOLOGNA!!!
Siamo noi... I tifosi del Bologna siamo noi!
sabato 26 luglio 2014
Piccole e grandi manovre
Negli ultimi giorni sono accaduti alcuni episodi che, presi singolarmente, appaiono di poco conto, quasi insignificanti, ma potrebbero avere, nel loro insieme, un peso notevole nell'immediato futuro del Bologna. Partiamo dalle vicende societarie. Un gruppo di associati a Futuro Rossoblù ha raggranellato la simbolica cifra di 500 Euro, e li ha versati nelle casse sociali a titolo di aumento di capitale. Badate bene, questi pochi soldi sono entrati nelle casse del Bologna, non in quelle della controllante Bologna 2010, ovvero di Albano Guaraldi. La differenza è piccola ma sostanziale: questo modesto versamento dà titolo all'Associazione, azionista di minoranza del Bologna, di poter controllare i movimenti futuri del Capitale Sociale in vista della fatidica scadenza del 15 ottobre. In parole povere, chiunque volesse, sia tra i vecchi associati che tra eventuali nuovi iscritti, mettere sul piatto i famosi 13 milioni mancanti, anche in forma anonima, può farlo. Ovviamente, in quel caso il 51% del Capitale Sociale passerebbe sotto il controllo dell'intera Associazione, non del singolo associato. Da più parti abbiamo dovuto incassare sorrisetti di compassione e commenti di scherno, a mio avviso fuori luogo: se, come mi sembra di aver capito, c'è in giro per Bologna gente facoltosa che teme, investendo soldi nel calcio, di perdere la faccia, con questo sistema ha la possibilità di rendersi utile alla causa Rossoblù senza rischiare più di tanto. Veniamo alla squadra. Dopo il sofferto arrivo di Maietta e la cessione, prevalentemente in prestito, di vari giovani in soprannumero, Filippo Fusco deve ora cercare di liberarsi degli ingaggi più pesanti, stando attento a non svendere come ha dovuto fare invece nelle settimane scorse, quando aveva necessità di far quadrare i conti per garantire l'iscrizione del club alla Serie B. L'atteggiamento assunto dai nostri presunti big non lo aiuta: Bianchi non vuole andare in Grecia, nonostante la prospettiva di giocare in Champions League, e punta i piedi anche di fronte all'eventualità di restare sotto le Due Torri spalmando l'ingaggio con l'aggiunta di un anno di contratto. Più o meno simile il comportamento di Pazienza, il quale, convocato in ritiro, si è prodotto in delle azioni talmente indisponenti da convincere il tecnico Lopez a spedirlo a Casteldebole, a far compagnia a Bianchi. I due, a quanto pare, sono destinati a non restare da soli: nella serata di ieri ha lasciato Sestola Archimede Morleo, ufficialmente perchè afflitto da una lombalgia ( tenendo presente che il suo procuratore aveva manifestato perplessità di fronte alla prospettiva di una riduzione dell'ingaggio ); inoltre, sembra proprio che Lopez non ritenga di poter trarre grande giovamento dalle prestazioni di Acquafresca e Paponi, nonostante gli siano stati caldamente raccomandati rispettivamente da Ballardini e Di Vaio, e di conseguenza entrambi gli attaccanti sarebbero in procinto di raggiungere i compagni rimasti in città. Riguardo al caso Pazienza, Fusco ha dapprima tentato goffamente di smentire che ci fossero stati degli attriti con Lopez, salvo poi arrendersi all'evidenza una volta che la cosa è stata di pubblico dominio. Ma lo capisco. Questa faccenda mi ha riportato alla memoria un'intervista rilasciata a " Stadio " nel 1977 dal nostro ex DS Filippo Montanari, in cui quest'ultimo confessava di essersi trovato spesso in difficoltà sul mercato a causa della presenza in squadra di giocatori incedibili, ovvero talmente inguardabili che le altre squadre non li volevano neanche in regalo !!! E' chiaro che Fusco stia cercando di indorare la pillola, e questi atteggiamenti di Pazienza non lo aiutano certamente a trovargli una sistemazione, fermo restando che l'ex juventino dovrebbe innanzi tutto ricordarsi di essere un professionista, e quindi di dover rispettare determinati limiti. Infine, la costruzione del nuovo telaio: sistemata adeguatamente la linea centromediana, in apparenza senza problemi la difesa, resta il problema degli attaccanti. In Serie B, in passato, abbiamo avuto grandi soddisfazioni dall'impiego di gente chiamata Marronaro, Marazzina, capace di arrivare largamente in doppia cifra a differenza di quanto fatto, prima e dopo, in Serie A. Questo sarebbe un punto a favore di Bianchi, ma temo che il centravanti bergamasco ritenga le proprie terga troppo nobili per poterle appoggiare nella categoria inferiore. Meglio quindi tentare di riuscire a prenderne almeno due fra Ardemagni, Cacia ed il ternano Antenucci. Sicuramente Fusco, che conosce il pianeta-calcio meglio di quanto voglia dare a vedere, dovendo fare i conti col poco denaro a disposizione sta cercando di mettere le mani su qualche nome adatto alla categoria ma di cui in questo momento si parla poco o non si parla affatto. Insomma, il nostro attuale uomo-mercato mi ispira più fiducia rispetto a quanta me ne suggeriva Zanzi; sarà il campo a dirmi se ho visto giusto oppure no.
Obiettività sempre...
Ogni volta che ci sono news riguardanti la mia amatissima squadra, mi ritrovo a dover affrontare discussioni feroci con i miei stessi colleghi di tifoseria...
Mi chiedo se non sia possibile rimanere obiettivi!
Gli argomenti scottanti delle ultime 48 ore sono stati, e sono tutt'ora, Morleo e Pazienza.
Ecco il titolo del primo post incriminato: "Rientra a Bologna anche Morleo, "ufficialmente" affetto da lombalgia... speriamo non ci sia sotto un'eventuale cessione (le richieste ci sono, anche dalla serie A)."
Molti i commenti a seguire, la maggioranza dei quali "salutavano" Archimede che, obiettivamente, poco ha fatto per il Bologna a livello calcistico.
Ed ecco scatenarsi l'inferno!!!
Cercherò allora di spiegarmi obiettivamente, ed un'unica volta!
C'è chi ha tirato in ballo l'argomento "fedeltà alla maglia": ad oggi, di qualsiasi categoria calcistica si parli, io vedo solo la fedeltà ai soldi!
C'è chi ha detto che è sempre stato l'unico a giocare con il cuore e a dare l'anima: questo posso accettarlo, ma come mi suggerisce mio marito, il reparto di cardiologia è al Maggiore...
Io, sinceramente, posso anche non mettere in dubbio la "fedeltà" e l'amore per la squadra e l'impegno, ma devo essere obiettiva: corre nel vuoto e non prende una palla, uno stop che uno non lo sa fare, non è mai sull'uomo, quando crossa (senza offesa per chi sa crossare veramente) praticamente ara il campo perchè in alto non sa fare... e nemmeno in basso.....
Vogliamo provare a vincere e a risollevarci, o vogliamo rimanere nel pantano per sempre..... Morleo deve ringraziare per aver militato in A tutto questo tempo pur non meritandolo..... A mio avviso, semplicemente, non è un giocatore da serie A.
Non lo sto offendendo, ma metto in luce i suoi limiti!
Ad uno che non s'impegna, è logico, preferisco un Morleo che ci mette il cuore..... ma questo non toglie che si sia retrocessi col cuore....
Il secondo post riguarda l'allontanamento di Pazienza dal ritiro per il suo non consono comportamento: concordo in pieno!
E qui, oltre all'inferno, mi è sembrato che si potesse rivivere lo sbarco in Normandia...
La prima cosa che si deve avere nei confronti della squadra è un atteggiamento corretto!
Se io mi permettessi di arrivare in ritardo al lavoro, di voler fare quello che mi pare e di voler fumare in zone vietate, sarei licenziata in tronco!
Caro Michele, sei un lavoratore a tutti gli effetti, e pure strapagato, quindi ci si aspetta un atteggiamento consono!
Lopez deve ricostruire squadra e morale, e la disciplina sono le fondamenta di questa ricostruzione.... Ma poi, chi saresti per poter fare il tuo comodo?
Non mi sembra che tu sia un fenomeno, visto che l'anno scorso ha azzeccato una partita sola... per grazia ricevuta .... Alla tua età, o ti dai una regolata, o hai finito di giocare...
E devi darti la colpa tutto da solo....
Invece di ringraziare per l'opportunità che hai ancora....
Obiettivamente parlando, i bagagli avresti già dovuto prepararli l'anno scorso!!! Lopez? 10 e lode con trascrizione!!!!!!!
Davanti a tutto questo, c'è stato chi ha scritto nel post che "Pazienza avrebbe dovuto far causa al Bologna per inadempienza contrattuale e per mobbing"....................
............ Basita e sbalordita!!!
Comunque Pazienza è sul mercato! Se dovesse aver bisogno di un passaggio, lo accompagnerei volentieri!
Personalmente ho fiducia in Fusco, che sta cercando di riparare ai danni degli anni passati cercando di cedere "il più possibile", visto che il Bologna si trova ad avere una rosa di 40 giocatori....
Ma neanche il Barcellona, andiamo, su....
E con i pochi soldi che ha a disposizione, sta altresì cercando di fare buoni acquisti mirati per la serie B che, ricordiamolo, è più problematica della massima serie.
Ragazzi, che dire? Noi ci siamo, vi sosteniamo, vi amiamo e continueremo a farlo... ma siamo anche obiettivi, e cerchiamo disperatamente di poter riconquistare il posto che ci spetta di diritto...
... Se qualche anello della catena non serve allo scopo, mi dispiace, ma deve essere eliminato!!!
Alessandra Sportelli Negrini
Mi chiedo se non sia possibile rimanere obiettivi!
Gli argomenti scottanti delle ultime 48 ore sono stati, e sono tutt'ora, Morleo e Pazienza.
Ecco il titolo del primo post incriminato: "Rientra a Bologna anche Morleo, "ufficialmente" affetto da lombalgia... speriamo non ci sia sotto un'eventuale cessione (le richieste ci sono, anche dalla serie A)."
Molti i commenti a seguire, la maggioranza dei quali "salutavano" Archimede che, obiettivamente, poco ha fatto per il Bologna a livello calcistico.
Ed ecco scatenarsi l'inferno!!!
Cercherò allora di spiegarmi obiettivamente, ed un'unica volta!
C'è chi ha tirato in ballo l'argomento "fedeltà alla maglia": ad oggi, di qualsiasi categoria calcistica si parli, io vedo solo la fedeltà ai soldi!
C'è chi ha detto che è sempre stato l'unico a giocare con il cuore e a dare l'anima: questo posso accettarlo, ma come mi suggerisce mio marito, il reparto di cardiologia è al Maggiore...
Io, sinceramente, posso anche non mettere in dubbio la "fedeltà" e l'amore per la squadra e l'impegno, ma devo essere obiettiva: corre nel vuoto e non prende una palla, uno stop che uno non lo sa fare, non è mai sull'uomo, quando crossa (senza offesa per chi sa crossare veramente) praticamente ara il campo perchè in alto non sa fare... e nemmeno in basso.....
Vogliamo provare a vincere e a risollevarci, o vogliamo rimanere nel pantano per sempre..... Morleo deve ringraziare per aver militato in A tutto questo tempo pur non meritandolo..... A mio avviso, semplicemente, non è un giocatore da serie A.
Non lo sto offendendo, ma metto in luce i suoi limiti!
Ad uno che non s'impegna, è logico, preferisco un Morleo che ci mette il cuore..... ma questo non toglie che si sia retrocessi col cuore....
Il secondo post riguarda l'allontanamento di Pazienza dal ritiro per il suo non consono comportamento: concordo in pieno!
E qui, oltre all'inferno, mi è sembrato che si potesse rivivere lo sbarco in Normandia...
La prima cosa che si deve avere nei confronti della squadra è un atteggiamento corretto!
Se io mi permettessi di arrivare in ritardo al lavoro, di voler fare quello che mi pare e di voler fumare in zone vietate, sarei licenziata in tronco!
Caro Michele, sei un lavoratore a tutti gli effetti, e pure strapagato, quindi ci si aspetta un atteggiamento consono!
Lopez deve ricostruire squadra e morale, e la disciplina sono le fondamenta di questa ricostruzione.... Ma poi, chi saresti per poter fare il tuo comodo?
Non mi sembra che tu sia un fenomeno, visto che l'anno scorso ha azzeccato una partita sola... per grazia ricevuta .... Alla tua età, o ti dai una regolata, o hai finito di giocare...
E devi darti la colpa tutto da solo....
Invece di ringraziare per l'opportunità che hai ancora....
Obiettivamente parlando, i bagagli avresti già dovuto prepararli l'anno scorso!!! Lopez? 10 e lode con trascrizione!!!!!!!
Davanti a tutto questo, c'è stato chi ha scritto nel post che "Pazienza avrebbe dovuto far causa al Bologna per inadempienza contrattuale e per mobbing"....................
............ Basita e sbalordita!!!
Comunque Pazienza è sul mercato! Se dovesse aver bisogno di un passaggio, lo accompagnerei volentieri!
Personalmente ho fiducia in Fusco, che sta cercando di riparare ai danni degli anni passati cercando di cedere "il più possibile", visto che il Bologna si trova ad avere una rosa di 40 giocatori....
Ma neanche il Barcellona, andiamo, su....
E con i pochi soldi che ha a disposizione, sta altresì cercando di fare buoni acquisti mirati per la serie B che, ricordiamolo, è più problematica della massima serie.
Ragazzi, che dire? Noi ci siamo, vi sosteniamo, vi amiamo e continueremo a farlo... ma siamo anche obiettivi, e cerchiamo disperatamente di poter riconquistare il posto che ci spetta di diritto...
... Se qualche anello della catena non serve allo scopo, mi dispiace, ma deve essere eliminato!!!
Alessandra Sportelli Negrini
martedì 22 luglio 2014
Le cantonate del '76
Lo splendido articolo di Alessandra Sportelli Negrini sulla vita di Eraldo Pecci mi ha riportato alla mente il contesto in cui era maturata la partenza del regista di Cattolica alla volta di Torino, e inevitabilmente ho sviluppato alcune riflessioni rapportando la situazione del Bologna di oggi a quella di allora. Oggi siamo in mano ad un manipolo di disperati, alla continua ricerca di capitali per mandare avanti la baracca, mentre tutti noi ci auguriamo che venga fuori un personaggio finanziariamente solido, in grado di mettere alla porta certi soggetti e rilanciare il club. Negli ultimi cinquant'anni abbiamo conosciuto stagioni di diverso tenore, senza più raggiungere i livelli del 1964, con due vittorie in Coppa Italia, un'esaltante cavalcata europea a fine millennio e varie rovinose cadute. Il biennio 1975/76 fu un crocevia fondamentale: da allora in avanti il Bologna si allontanò pian piano dai cosiddetti " piani alti " del calcio, e la riprova è data dal fatto che, a differenza di quanto accaduto nelle epoche precedenti, giovani calciatori provenienti dal vivaio o acquistati in età verdissima siano poi diventati campioni altrove; sto pensando a Pecci, Stefano Chiodi, Giuliano Fiorini, Roberto Mancini, Giancarlo Marocchi, Gianluca Pessotto, Matteo Brighi, e forse ne ho dimenticato qualcuno. Il Bologna come punto di partenza, dunque, non di arrivo. Tutto cominciò nella tarda primavera del 1975. Il presidente era l'editore del Guerin Sportivo Luciano Conti, vicepresidente il giornalista e scrittore Enzo Biagi, la Società poteva contare sull'appoggio di altri solidi esponenti dell'industria bolognese, a cominciare dal re dei giocattoli Baravelli. Lo staff di Conti riuscì a bruciare la concorrenza di tutta la Serie A acquistando dal Brescia il giovane attaccante Ezio Bertuzzo, che in Serie B aveva fatto sfracelli. Dopo aver realizzato questo colpo, il presidente pensò che a quel punto poteva cominciare a considerare seriamente le offerte del patron del Napoli Ferlaino, che da tempo bussava alla nostra porta chiedendo di poter acquistare Beppe Savoldi. Il tecnico Rossoblù di allora, l'argentino Bruno Pesaola, che l'anno precedente ci aveva condotto a vincere la Coppa Italia, ma soprattutto sei anni prima aveva conquistato lo scudetto con la Fiorentina, pensò bene di dare alcune indicazioni ai dirigenti, in modo da ridisegnare adeguatamente una squadra che acquisiva sì un giovane dalle grandi prospettive, ma con Savoldi perdeva un secondo pezzo pregiato dopo Giacomo Bulgarelli, arrivato quell'anno a fine corsa soprattutto per via di persistenti problemi alle ginocchia. Ne venne fuori un giro di mercato piuttosto complicato: Savoldi, valutato due miliardi di lire ( record assoluto dell'epoca ), passò al Napoli; al Bologna, oltre ai soldi, arrivarono il cavallo di ritorno Sergio Clerici ed il centrocampista Rosario Rampanti, proveniente dal Napoli ma per metà di proprietà del Torino. Il Toro, a sua volta, mandò sotto le Due Torri il centromediano Angelo Cereser, ricevendo in cambio Vittorio Caporale ed Eraldo Pecci, cordialmente detestato da Pesaola che lo riteneva troppo indisponente e indisciplinato. Per la sua giovanissima età ( 17 anni ) restò fuori dal giro un altro elemento non gradito al mister per via della lingua un po' troppo pungente, ovvero Giuliano Fiorini, che comunque a fine mercato fu mandato in prestito a Rimini. Il giorno seguente al raduno della squadra, nelle pagine interne di " Stadio " fu pubblicata una foto che ritraeva Pesaola mentre osservava il gruppo al lavoro e si fregava le mani con aria soddisfatta. Il risultato, però, non fu esaltante: il Torino di Gigi Radice, grazie anche all'innesto di Pecci, vinse lo scudetto; il Bologna chiuse all'ottavo posto, superato ( beffa delle beffe ) dall'odiatissimo Cesena, che andò così a disputare la successiva Coppa UEFA. Bertuzzo rimase praticamente a secco, superato nelle gerarchie e nelle segnature dallo stagionato Clerici e dall'astro nascente Chiodi, mentre Savoldi trascinò il Napoli alla conquista della Coppa Italia. Pochi giorni dopo la fine del campionato, " Stadio " ripubblicò la foto di Pesaola, sottolineata da un commento del grande Alfeo Biagi che suonava più o meno così: " Cos'hai da ridere, credi di aver vinto un altro scudetto regalando Pecci al Toro ? ". A ruota, altre penne prestigiose bolognesi aggiunsero, nei giorni successivi, pesanti critiche, mentre la città pian piano si schierava contro le scelte del tecnico argentino. Il quale, a quel punto, quando il Napoli gli offrì la panchina, non se lo fece ripetere due volte e andò dritto all'ombra del Vesuvio. Bertuzzo avrebbe poi conosciuto stagioni migliori a Bergamo, senza però mai più raggiungere le vette toccate nel Brescia. Insomma, una serie di scelte sbagliate contribuì al ritorno ai vertici del Torino, e al tempo stesso cominciò ad allontanare il Bologna dal calcio che conta. Se fosse rimasto Pecci, se nel tempo fossero rimasti Chiodi, Mancini ed altri della stessa pasta, sono convinto che avremmo conosciuto stagioni sicuramente migliori di quelle vissute poi nella realtà. Forse non sarebbe arrivato un altro scudetto, ma almeno non ci saremmo ridotti a giocare a Leffe !!! Brutto affare, le cantonate del '76. A conferma che, per gestire bene una squadra di calcio, c'è bisogno in ogni ruolo di personaggi competenti e poco inclini al protagonismo in senso nudo e crudo. Chissà se i dirigenti attuali arriveranno mai a fare simili considerazioni ...
Paolo Milito
domenica 20 luglio 2014
Il grande cuore
Vendite, acquisti, offerte, partenze, arrivi, ritiri, sponsor, squadra, presidenza, CDA, soci, convocati, allenatore e prospettive per il futuro...
Ma di passione per il gioco e per la maglia non si parla mai...
Mi piace pensare che ci siano ancora calciatori o ex che parlino del calcio con il cuore.
Mi piace pensare che non sia sempre il dio denaro a fare da motore in questo mondo.
Mi piace pensare che la passione per "il gioco della palla" non sia morta...
Un mesetto fa, Paolo Milito, amico e grandissimo tifoso del Bologna, mi riferì della presenza di Eraldo Pecci nella trasmissione di Marzullo...
E vogliamo non ascoltarlo?
Una gran bella persona: umile, onesta e sincera... e alla mano!
Una persona in grado di capire gli errori commessi e imparare da essi...
Una persona di cuore!
Per chi non lo sapesse, Eraldo Pecci (San Giovanni in Marignano, 12 aprile 1955) è un ex calciatore, editorialista, scrittore e commentatore televisivo italiano.
Inizia a giocare a calcio nel Superga 63 di Cattolica prima di passare nelle giovanili del Bologna, squadra con cui debuttò in Serie A nel 1972.
Con i rossoblu vince la Coppa Italia nel 1974, segnando l'ultimo e decisivo rigore nella finale contro il Palermo.
Si afferma come centrocampista di regia e nell'estate del 1975 viene acquistato dal Torino.
Con i granata vince lo scudetto nel 1976, collezionando 203 presenze (153 in campionato, 33 in Coppa Italia, e 16 nelle Coppe europee) e segna 16 gol (10 in campionato, 4 nella coppa nazionale e 2 in Europa).
Nel 1981 lascia Torino e passa alla Fiorentina, insieme al bomber Graziani. A Firenze Eraldo milita per 4 stagioni.
Nel 1985 viene ceduto al Napoli per poi ritornare, nella stagione successiva, alla squadra che l'aveva visto nascere calcisticamente: il Bologna.
Resta a Bologna fino all'autunno del 1989, quando l'allenatore Maifredi opta per un centrocampo più muscolare.
Si trasferisce dunque in Serie C1 al Lanerossi Vicenza, ed è allenato dall'amico Romano Fogli, ma dopo l'esonero di quest'ultimo decide di ritirarsi dall'attività agonistica.
Una volta terminata la carriera agonistica, Eraldo Pecci intraprende l'attività di commentatore televisivo, facendo spesso coppia con Bruno Pizzul nelle telecronache delle gare della Nazionale maggiore. In seguito è stato editorialista per il quotidiano Il Giorno. Inoltre Pecci è stato più volte nominato dai tribunali come perito per la valutazione del parco giocatori delle società calcistiche.
Nell'aprile 2013 pubblica il suo primo libro, intitolato Il Toro non può perdere (edito da Rizzoli).
Qui narra in prima persona fatti e trascorsi del mondo del calcio.
In particolar modo ripercorre quel campionato 1975-1976 in cui i granata conquistano il settimo scudetto dopo un avvincente duello cittadino con la Juventus.
«Adesso che non gioco più a pallone sa che sport faccio? Il “Gluking”... Non sa cos’è? Si va sulla spiaggia di Riccione, anche se io sono cattolichino, cioè nativo di Cattolica, si tirano i sassi sull’acqua del mare e vince chi sente più volte il suono “gluk”. Vinco sempre, gioco da solo...».
«Potrei rinunciare a tutto, ma non a ridere almeno un minuto al giorno di me stesso e far sorridere gli altri».
« "Il Toro non può perdere" non è una biografia del calciatore che sono stato, ma un atto d’amore verso un periodo storico e sociale forse irripetibile.
Come quel Torino dello scudetto del ’76, una squadra di ragazzi per bene, prima che di campioni».
Era il Toro dei gemelli del gol, Paolo Pulici e Ciccio Graziani, «Ciccio che ancora oggi dice “l’albitro” e noi ridiamo come asini», del carismatico mister Gigi Radice che batteva la mano sul cuore dei granata prima che scendessero in campo e che alzava gli occhi in segno di resa, quando il giovane Eraldo lo informava di «non riuscire a dormire nel ritiro a Como, perché sopra c’è Chiasso».
Un calcio più allegro e romantico, con tanto di “poeta del gol”, Claudio Sala.
E lì in mezzo a recuperare palloni e a mettere un po’ d’ordine, il piccolo-grande Pecci, detto “barattolo”, ma per lo scriba massimo del fòlber, Gianni Brera, affettuosamente: «Il mio fratello grasso».
«È una passionaccia che coltivo fin da bambino. La maestra mi diceva che ero bravo a scrivere, peccato che andassi sempre fuori tema...».
«I miei erano contadini romagnoli e i primi campi che mi hanno fatto conoscere erano quelli da arare. All’epoca funzionava che la mamma ti curava e il papà ti guardava storto. Ma in casa si sentiva forte l’affetto... era come il focolare sempre acceso d’inverno».
«L’estate del ’65 già lavoravo in un bar di Cattolica. Si faceva un po’ tutti il cameriere, per mettere da parte due lire che servivano per comprare una camicia bianca nuova e magari quella bicicletta che a mio fratello regalarono quando superò l’esame di terza media. A me invece non arrivò mai la bici, perchè l’anno che presi la licenza media avevano rubato quella di mio fratello...».
«Si era felici con poco, eravamo tutti più poveri, ma la mia generazione era ricca di ottimismo».
«Ho letto anche lui, Tonino Guerra, come no... Io in ritiro portavo sempre una valanga di libri.
Non mi è mai piaciuto passare per il “secchione” davanti ai compagni di squadra, ma i classici dai “Promessi Sposi“ a “Lo straniero” di Camus me li sono letti tutti».
Uscirà un secondo libro e per le pagine viola, come per gli esordi e il finale di carriera nel Bologna, e come pure per la parentesi epica nel Napoli di Maradona, Pecci ha già pronto un secondo volume: «Ho cominciato, ma sono lento, perché prima scrivo sempre a mano: le cose che ho dentro scivolano meglio dalla memoria alla penna.
Il titolo? Ho pensato a una roba tipo “Da grande farò il calciatore”. Ci metterò dentro la Bologna dei miei vent’anni che potrebbe piacere a Pupi Avati, quella al bar delle sorelle Fontana, alla Croce di Casalecchio.
Poi la Firenze in cui ho sognato di rivincere lo scudetto, ma la storia del calcio racconta che qui da noi se giochi, come ho fatto io, nei club “outsider” non puoi mai vincere più di una volta.
Neppure il Napoli di Diego Armando Maradona c’è riuscito a conquistare due scudetti di fila, eppure aveva una squadra fortissima e il miglior giocatore e capo popolo di sempre».
«Mi sembrava normale parlare di quella gente che fa la storia di una società e che magari oggi viene cancellata in un attimo quando arriva un nuovo presidente che si porta dietro la sua corte dei miracoli, fatta per lo più di manager che non sanno niente della squadra e tanto meno di cosa rappresenti per la città e per la sua cultura».
«Un grande, Bruno Pizzul, e come tutti i grandi si riconoscono dalla disponibilità.
Ogni trasferta con Pizzul era come passeggiare con l’uomo Touring, sapeva già tutto del posto.
Io l’ho ripagato con qualche battuta delle mie, come quando in diretta disse, “Il portiere turco le prende davvero tutte”... E io: per forza, sono ottomani».
Pecci da sempre combatte quelli che si prendono troppo sul serio, «specie certa stampa che ha fatto di un gioco semplice e popolare un argomento di Stato.
Il male più grande del calcio moderno? Il giocatore ridotto a vip mediatico e quindi costretto ad allontanarsi dalla gente».
Il calcio di questo Eraldo Campione era quello in cui persino juventini e torinisti alla sera si ritrovavano allo stesso tavolo... quello da gioco: «Tra i “rigatini”, così chiamavamo quelli della Juve, c’erano amici come Zoff, Scirea e Cuccureddu con i quali si giocava a scopone a casa di Bruno, il macellaio».
Scene che un Balotelli qualsiasi difficilmente vivrà e al quale Pecci ha solo un consiglio da dare: «Magari di leggere e rileggere “Cent’anni di solitudine” di Marquez.
Lì dentro c’è un po’ la vita di tanti, magari anche la sua...».
Questo è il cuore che parla...
Questa è la voce dei ricordi che si fa sentire...
Questi sono amore e passione... E umiltà...
Ho riportato fedelmente le parole di Eraldo, perchè non credo ci sia bisogno di aggiungere altro!
La mia speranza è che i "nostri giovani" guardino con orgoglio e bramosia a personaggi del genere, perchè da loro si possono solo imparare i veri valori...
Destino:
«Chissà... ma io capii molto dopo il senso di quel nome: allora pensavo solo a giocare. È la storia di bambino normale con un sogno preciso».
Alessandra Sportelli Negrini
Ma di passione per il gioco e per la maglia non si parla mai...
Mi piace pensare che ci siano ancora calciatori o ex che parlino del calcio con il cuore.
Mi piace pensare che non sia sempre il dio denaro a fare da motore in questo mondo.
Mi piace pensare che la passione per "il gioco della palla" non sia morta...
Un mesetto fa, Paolo Milito, amico e grandissimo tifoso del Bologna, mi riferì della presenza di Eraldo Pecci nella trasmissione di Marzullo...
E vogliamo non ascoltarlo?
Una gran bella persona: umile, onesta e sincera... e alla mano!
Una persona in grado di capire gli errori commessi e imparare da essi...
Una persona di cuore!
Per chi non lo sapesse, Eraldo Pecci (San Giovanni in Marignano, 12 aprile 1955) è un ex calciatore, editorialista, scrittore e commentatore televisivo italiano.
Inizia a giocare a calcio nel Superga 63 di Cattolica prima di passare nelle giovanili del Bologna, squadra con cui debuttò in Serie A nel 1972.
Con i rossoblu vince la Coppa Italia nel 1974, segnando l'ultimo e decisivo rigore nella finale contro il Palermo.
Si afferma come centrocampista di regia e nell'estate del 1975 viene acquistato dal Torino.
Con i granata vince lo scudetto nel 1976, collezionando 203 presenze (153 in campionato, 33 in Coppa Italia, e 16 nelle Coppe europee) e segna 16 gol (10 in campionato, 4 nella coppa nazionale e 2 in Europa).
Nel 1981 lascia Torino e passa alla Fiorentina, insieme al bomber Graziani. A Firenze Eraldo milita per 4 stagioni.
Nel 1985 viene ceduto al Napoli per poi ritornare, nella stagione successiva, alla squadra che l'aveva visto nascere calcisticamente: il Bologna.
Resta a Bologna fino all'autunno del 1989, quando l'allenatore Maifredi opta per un centrocampo più muscolare.
Si trasferisce dunque in Serie C1 al Lanerossi Vicenza, ed è allenato dall'amico Romano Fogli, ma dopo l'esonero di quest'ultimo decide di ritirarsi dall'attività agonistica.
Una volta terminata la carriera agonistica, Eraldo Pecci intraprende l'attività di commentatore televisivo, facendo spesso coppia con Bruno Pizzul nelle telecronache delle gare della Nazionale maggiore. In seguito è stato editorialista per il quotidiano Il Giorno. Inoltre Pecci è stato più volte nominato dai tribunali come perito per la valutazione del parco giocatori delle società calcistiche.
Nell'aprile 2013 pubblica il suo primo libro, intitolato Il Toro non può perdere (edito da Rizzoli).
Qui narra in prima persona fatti e trascorsi del mondo del calcio.
In particolar modo ripercorre quel campionato 1975-1976 in cui i granata conquistano il settimo scudetto dopo un avvincente duello cittadino con la Juventus.
«Adesso che non gioco più a pallone sa che sport faccio? Il “Gluking”... Non sa cos’è? Si va sulla spiaggia di Riccione, anche se io sono cattolichino, cioè nativo di Cattolica, si tirano i sassi sull’acqua del mare e vince chi sente più volte il suono “gluk”. Vinco sempre, gioco da solo...».
«Potrei rinunciare a tutto, ma non a ridere almeno un minuto al giorno di me stesso e far sorridere gli altri».
« "Il Toro non può perdere" non è una biografia del calciatore che sono stato, ma un atto d’amore verso un periodo storico e sociale forse irripetibile.
Come quel Torino dello scudetto del ’76, una squadra di ragazzi per bene, prima che di campioni».
Era il Toro dei gemelli del gol, Paolo Pulici e Ciccio Graziani, «Ciccio che ancora oggi dice “l’albitro” e noi ridiamo come asini», del carismatico mister Gigi Radice che batteva la mano sul cuore dei granata prima che scendessero in campo e che alzava gli occhi in segno di resa, quando il giovane Eraldo lo informava di «non riuscire a dormire nel ritiro a Como, perché sopra c’è Chiasso».
Un calcio più allegro e romantico, con tanto di “poeta del gol”, Claudio Sala.
E lì in mezzo a recuperare palloni e a mettere un po’ d’ordine, il piccolo-grande Pecci, detto “barattolo”, ma per lo scriba massimo del fòlber, Gianni Brera, affettuosamente: «Il mio fratello grasso».
«È una passionaccia che coltivo fin da bambino. La maestra mi diceva che ero bravo a scrivere, peccato che andassi sempre fuori tema...».
«I miei erano contadini romagnoli e i primi campi che mi hanno fatto conoscere erano quelli da arare. All’epoca funzionava che la mamma ti curava e il papà ti guardava storto. Ma in casa si sentiva forte l’affetto... era come il focolare sempre acceso d’inverno».
«L’estate del ’65 già lavoravo in un bar di Cattolica. Si faceva un po’ tutti il cameriere, per mettere da parte due lire che servivano per comprare una camicia bianca nuova e magari quella bicicletta che a mio fratello regalarono quando superò l’esame di terza media. A me invece non arrivò mai la bici, perchè l’anno che presi la licenza media avevano rubato quella di mio fratello...».
«Si era felici con poco, eravamo tutti più poveri, ma la mia generazione era ricca di ottimismo».
«Ho letto anche lui, Tonino Guerra, come no... Io in ritiro portavo sempre una valanga di libri.
Non mi è mai piaciuto passare per il “secchione” davanti ai compagni di squadra, ma i classici dai “Promessi Sposi“ a “Lo straniero” di Camus me li sono letti tutti».
Uscirà un secondo libro e per le pagine viola, come per gli esordi e il finale di carriera nel Bologna, e come pure per la parentesi epica nel Napoli di Maradona, Pecci ha già pronto un secondo volume: «Ho cominciato, ma sono lento, perché prima scrivo sempre a mano: le cose che ho dentro scivolano meglio dalla memoria alla penna.
Il titolo? Ho pensato a una roba tipo “Da grande farò il calciatore”. Ci metterò dentro la Bologna dei miei vent’anni che potrebbe piacere a Pupi Avati, quella al bar delle sorelle Fontana, alla Croce di Casalecchio.
Poi la Firenze in cui ho sognato di rivincere lo scudetto, ma la storia del calcio racconta che qui da noi se giochi, come ho fatto io, nei club “outsider” non puoi mai vincere più di una volta.
Neppure il Napoli di Diego Armando Maradona c’è riuscito a conquistare due scudetti di fila, eppure aveva una squadra fortissima e il miglior giocatore e capo popolo di sempre».
«Mi sembrava normale parlare di quella gente che fa la storia di una società e che magari oggi viene cancellata in un attimo quando arriva un nuovo presidente che si porta dietro la sua corte dei miracoli, fatta per lo più di manager che non sanno niente della squadra e tanto meno di cosa rappresenti per la città e per la sua cultura».
«Un grande, Bruno Pizzul, e come tutti i grandi si riconoscono dalla disponibilità.
Ogni trasferta con Pizzul era come passeggiare con l’uomo Touring, sapeva già tutto del posto.
Io l’ho ripagato con qualche battuta delle mie, come quando in diretta disse, “Il portiere turco le prende davvero tutte”... E io: per forza, sono ottomani».
Pecci da sempre combatte quelli che si prendono troppo sul serio, «specie certa stampa che ha fatto di un gioco semplice e popolare un argomento di Stato.
Il male più grande del calcio moderno? Il giocatore ridotto a vip mediatico e quindi costretto ad allontanarsi dalla gente».
Il calcio di questo Eraldo Campione era quello in cui persino juventini e torinisti alla sera si ritrovavano allo stesso tavolo... quello da gioco: «Tra i “rigatini”, così chiamavamo quelli della Juve, c’erano amici come Zoff, Scirea e Cuccureddu con i quali si giocava a scopone a casa di Bruno, il macellaio».
Scene che un Balotelli qualsiasi difficilmente vivrà e al quale Pecci ha solo un consiglio da dare: «Magari di leggere e rileggere “Cent’anni di solitudine” di Marquez.
Lì dentro c’è un po’ la vita di tanti, magari anche la sua...».
Questo è il cuore che parla...
Questa è la voce dei ricordi che si fa sentire...
Questi sono amore e passione... E umiltà...
Ho riportato fedelmente le parole di Eraldo, perchè non credo ci sia bisogno di aggiungere altro!
La mia speranza è che i "nostri giovani" guardino con orgoglio e bramosia a personaggi del genere, perchè da loro si possono solo imparare i veri valori...
Destino:
«Chissà... ma io capii molto dopo il senso di quel nome: allora pensavo solo a giocare. È la storia di bambino normale con un sogno preciso».
Alessandra Sportelli Negrini
sabato 19 luglio 2014
Piccole e grandi contraddizioni.
Negli ultimi giorni, all'interno e attorno al Bologna, si respira un'aria strana. Soprattutto, sembra che qualsiasi cosa o persona abbia a che fare con i colori Rossoblù sia stata contagiata dal pessimo difetto fin qui evidenziato da Albano Guaraldi, ovvero quello di annunciare per certo un evento per poi lasciare il campo al suo esatto contrario. Ecco quindi Filippo Fusco lanciarsi in una corsa a rotta di collo per svendere il vendibile, in modo da riequilibrare i conti, salvo poi mettersi alla ricerca di rinforzi i cui costi si rivelano fuori dalla portata delle casse della Società. Sarebbe il caso di mandar via certi giocatori il cui stipendio rappresenta una pericolosa zavorra, e invece vengono ceduti, quasi sempre in prestito, dei giovani che, in Serie B, alla distanza potrebbero tornare molto utili. C'è da fare i conti con le bizze di Bianchi, il quale anzichè accettare di fare la Champions con l'Olympiakos preferisce tentare di allungare il contratto fino al 2017; a scanso di guai, comunque, Lopez non lo ha convocato. Il tecnico uruguagio ha invece portato in ritiro Acquafresca, altro elemento deleterio, ma c'è una spiegazione: la decisione è arrivata dopo un lungo scambio di vedute telefonico con Ballardini, ex allenatore di entrambi, che ha convinto il nostro nuovo timoniere a tentare di rilanciare l'attaccante italo-polacco. Si perde tempo per rincorrere Cacia e Ardemagni, e poi ci si fa bruciare dal Catania che si porta via Rosina, rimasto svincolato dopo il fallimento del Siena. Già, il fallimento. Quello stesso disastro che noi abbiamo evitato per un pelo, grazie alla compiacenza di alcuni poteri forti della Lega Calcio che poi, ovviamente, chiederanno conto del favore concesso. Anche per quanto riguarda lo sponsor sono emerse delle contraddizioni: se andate a rivedere gli highlights di una qualunque partita dello scorso campionato di Serie B, vi accorgerete che sul fondoschiena di tutti i giocatori in campo fa bella mostra di se' il marchio NGM. Ossia lo sponsor del Bologna. A retrocessione consumata, entrambe le parti in causa dichiararono che, essendo NGM sponsor della Serie B, per regolamento doveva interrompere il proprio rapporto col Bologna. Da qui le trattative per tornare a far sfoggio, dopo 25 anni, del marchio Segafredo. Invece, il giorno della presentazione delle nuove maglie, magicamente è ricomparso il logo dei telefonini dual-sim. Perchè? A me, a Futuro Rossoblù e ad altre fonti ancor più attendibili, risultava che Massimo Zanetti non solo volesse sponsorizzare le maglie, ma anche l'intero stadio. Cosa ha spinto Zanetti a questo improvviso voltafaccia? Il re del caffè ha risposto in malo modo anche a Gianni Morandi, che gli aveva telefonato per chiedergli conto dell'accaduto durante la presentazione di Matuzalem. E' un mistero che prima o poi andrà chiarito. Intanto, si è aggiunto al ballo anche Fusco con un'altra gaffe, annunciando l'imminente arrivo di un secondo sponsor, ovvero un marchio già presente in passato sulle maglie Rossoblù. Subito sono partite le congetture: chi sperava fosse Segafredo, chi temeva si trattasse di Amica Chips ( lo sponsor della retrocessione del 2005 ), chi si augurava Carisbo, senza dimenticare che il lucido Ebano ed i televisori Sinudyne sono spariti dal mercato. Nella serata di ieri, direi per fortuna, il responsabile della comunicazione Montagnani ha precisato che ci sono contatti in corso con un partner del recente passato, quindi il cerchio si restringe a Manila Grace, Cerasarda o giù di lì. Comunque nessuno ci ha ancora spiegato se e come sia stato superato il problema dell'incompatibilità, per NGM, tra le due sponsorizzazioni. E poi, ovviamente, ci sono le dolenti note riguardanti la gestione finanziaria del club. Il CDA di ieri si è chiuso con un nulla di fatto, quindi senza ricapitalizzazioni ne' ingressi di nuovi soci. Non solo, il consigliere Rimondi ha fatto sapere che il misterioso amico di Claudio Lotito non va preso in considerazione, in quanto è stata accertata la sua totale inaffidabilità. Dunque, si va avanti così. Di questo passo, personalmente rischio di diventare più strabico del DG juventino Marotta, dovendo fissare con un occhio il famoso piatto su cui andrebbero versati i famosi tredici milioni e con l'altro la data, impietosamente evidenziata sul calendario, del 15 ottobre, ultimo giorno utile per evitare che si concretizzi la Grande Frittata.
Paolo Milito
sabato 12 luglio 2014
Dietro la facciata
In questi giorni Filippo Fusco sta svolgendo un lavoro di proporzioni bibliche, nell'intento di far quadrare i conti e al tempo stesso di offrire, agli osservatori esterni, un'immagine rassicurante del carrozzone Bologna FC. Dietro la facciata, però, i problemi sono tanti. Innanzi tutto, il DG non ha gradito l'indicazione, ricevuta da Guaraldi, di mettere sotto contratto, sembra per tre anni, il giornalista Emanuele Righi, indicato da Alessandro Diamanti come l'eminenza grigia del club e vero artefice delle disgrazie attuali. Sarà stata solo una coincidenza, ma dopo questa esternazione hanno preso di colpo a circolare voci che volevano il Bologna sul punto di fallire seduta stante, causa il mancato pagamento di stipendi e premi relativi al finale della stagione scorsa. In realtà, resterebbero da pagare gli stipendi di aprile e maggio, oltre ai premi. Uso il condizionale perchè, davanti ai microfoni di " Stadio ", Gianni Morandi ha riferito che una parte di stipendi è stata pagata il giorno precedente l'intervista. Di conseguenza mancano all'appello i compensi relativi a maggio, per saldare i quali c'è tempo fino a metà ottobre, ed i premi; questi ultimi non rappresentano un obbligo dal punto di vista regolamentare, e legalmente sono considerati alla pari delle scritture private. Pertanto, tenendo presente che Fusco ha ricevuto mandato di convincere i giocatori a rinunciarvi, l'unico rischio che si corre è quello della messa in mora della Società in caso di mancato pagamento, ma ciò, causa tempi tecnici, non potrebbe avvenire prima di novembre, quindi si arriverebbe al massimo ad incappare in un fallimento pilotato. Veniamo alla questione della vendita del club. Da una parte, Guaraldi avrebbe cercato di convincere i soci ad andare avanti così, senza ricapitalizzare e aspettando di monetizzare la cessione di Panagiotis Kone. Dall'altra, però, qualcosa si muove. Maurizio Mian, per esempio, sta continuando i propri approcci a fari spenti, in quanto ha incontrato sul proprio cammino diversi spigoli: non ha gradito l'ingaggio di Fusco, non ha gradito l'ingaggio di Lopez, vorrebbe dare più poteri a Salvatore Bagni, vorrebbe mettere dei personaggi di fiducia nei posti chiave e soprattutto non sopporta la pretesa di Guaraldi di porre, come condizione per la cessione del club, la costruzione a qualsiasi costo del Centro Tecnico di Granarolo, operazione che ha subìto anche una diffida da parte della Sovrintendenza Archeologica, in quanto nelle viscere di quel terreno sarebbero presenti dei resti di una civiltà antica dal valore inestimabile. A dispetto dell'energica smentita del presidente barbuto, è tornato più volte alla carica Joe Tacopina, la cui presenza nella cordata americana non ispira molta fiducia soprattutto a Fusco. C'è poi il misterioso acquirente di cui aveva parlato Guaraldi a margine della presentazione di Lopez. A quanto se ne sa, si tratta di un facoltoso imprenditore italiano, molto amico del presidente laziale Lotito, che in primavera aveva contattato l'Avvocato Grassani per avviare una trattativa salvo poi arrestarsi di fronte alla retrocessione; sembra che Lotito stia cercando di convincerlo a procedere nonostante la Serie B, per cui chi è a conoscenza del nome dell'imprenditore è stato pregato di mantenere ancora per qualche giorno il segreto. Infine, è comparso sulla scena l'ex sindaco di Como Bruni, fattosi portavoce di una non meglio precisata multinazionale austriaca operante nel ramo delle pietre preziose. Dopo una segnalazione ricevuta dal giornalista Stefano Biondi, però, sono stati i soci stessi ad invitare Guaraldi a mettere l'interlocutore alla porta: dietro di lui, infatti, ci sarebbe un faccendiere iraniano salito alla ribalta delle cronache nel 2009, quando rilevò la proprietà del Venezia con dei titoli risultati falsi. Tenete sempre presente che dal 18 luglio, giorno in cui la ricapitalizzazione verrà estesa a soggetti esterni alla Società, uno qualsiasi dei personaggi appena descritti potrebbe mettere sul piatto i famosi tredici milioni ed acquisire il controllo del 51% del Capitale Sociale. Per fortuna, posso chiudere con una notizia confortante, riguardante Massimo Zanetti. Si sa già che al ritorno dal Brasile, dove è impegnato a seguire e sponsorizzare i Mondiali, il re del caffè vorrebbe avallare il ritorno del marchio Segafredo sulle maglie Rossoblù, come avvenne alla fine degli Anni '80; nelle ultime ore ha preso quota una voce ancor più rassicurante: Zanetti avrebbe intenzione di sponsorizzare anche lo Stadio Dall'Ara, trasformandolo in una sorta di Segafredo Arena, cosa che darebbe molto ossigeno alle disastrate casse del club. Aspettiamo e vediamo.
Paolo Milito
domenica 6 luglio 2014
Chiedo troppo?
Matuzalém Francelino da Silva, meglio noto come Matuzalém (Natal, 10 giugno 1980), è un calciatore brasiliano, attualmente centrocampista del Bologna.
Smentendo il suo stesso nome, possiede notevoli doti di souplesse, tanto da essere soprannominato il Professore per le sue doti di playmaker in mezzo al campo.
È un centrocampista mancino che nel corso degli anni si è trasformato da mediano a regista con propensione offensiva.
Ânderson Miguel da Silva, detto Nenê (Sorocaba, 28 luglio 1983), è un calciatore brasiliano.
Nenê è un attaccante completo, in grado di calciare sia con il destro che con il sinistro.
È dotato di una buona progressione e si occupa spesso della battuta dei calci piazzati.
Ha un tiro preciso e potente, ma può colpire la palla anche in maniera più morbida.
La sua caratteristica più evidente è il colpo di testa.
E' molto abile anche nei dribbling ed è dotato di ottima tecnica individuale.
Come tipo di giocatore ricorda Mário Jardel.
Luca Ceccarelli (Cesena, 24 marzo 1983) è un calciatore italiano, difensore del Bologna.
Dopo aver percorso tutta la trafila delle giovanili bianconere, nella stagione 2001-2002 viene fatto esordire in prima squadra da Walter De Vecchi.
Fa parte della rosa del Cesena anche nei due anni successivi, entrando in campo 15 volte nell'anno della promozione in Serie B attuata da Fabrizio Castori.
Nel 2004 viene mandato in prestito al Pavia dove gioca la sua prima stagione da titolare.
Esordisce in Serie B l'anno successivo, e a gennaio viene rimandato in prestito al Pavia.
La stagione seguente subisce un grave infortunio al ginocchio destro mentre è in prestito tra le file del San Marino.
Si riprende completamente dall'infortunio la stagione seguente, dove trova continuità tra le file del Legnano.
Nel 2008 fa parte della rosa che vince il girone A della Prima Divisione.
Durante questa stagione inoltre Pierpaolo Bisoli lo schiera come terzino.
A fine stagione è costretto ad operarsi di nuovo: quest'operazione lo costringe a saltare gran parte della stagione. Recupera in tempo per dare il suo contributo alla promozione dalla Serie B.
Debutta in Serie A il 28 agosto 2010 nella partita in trasferta contro la Roma, terminata 0-0.
L'8 maggio 2011, in Cagliari-Cesena (0-2), ha tagliato le 100 presenze con la maglia del Cesena.
Il 6 gennaio 2011 realizza il suo primo gol in Serie A durante la partita Brescia-Cesena (1-2).
Rimane nel club romagnolo anche dopo la successiva retrocessione in Serie B.
Il 2 settembre 2013 passa con la formula del prestito al Padova nell'operazione che ha portato Niccolò Galli a vestire la maglia del Cesena.
Il 1° luglio 2014 passa a titolo definitivo al Bologna.
Questi sono tre dei nomi che alcuni dei nostri tifosi, o presunti tali, stanno contestando....
Analizziamo allora il nocciolo della questione: come poter avere una squadra vincente!
Per un Bologna caduto in serie B, e in disgrazia, sperare di portare alla corte di Guaraldi uno squadrone pronto per la risalita immediata nella massima serie è pura fantasia.
Dobbiamo fare i conti con la realtà delle casse vuote e di una presidenza che, sinceramente, non capisco cosa stia facendo....
Dobbiamo far entrare dei soldi, e liberarci di quei pesi morti e costosi che continuiamo a trascinarci dietro.
CHI ESCE: se certi stipendi si depennano da soli, grazie alle scadenze dei contratti (Natali, Cech, Moscardelli, Antonsson), altri si sono dissolti grazie alle compartecipazioni (Della Rocca, Bandini, Romanò, Krhin, e Sorensen) portando introiti per 3,5 milioni.
E fin qui non c'è male...
In uscita ci sono anche tutto un gruppo di giovani (e meno giovani) che ad ogni stagione vengono parcheggiati in altri siti e che ad ogni fine stagione fanno rientro.
E anche qui non possiamo lamentarci...
Un altro gruppetto, poi, è in vendita per esigenze di scadenza di contratto.
Il rischio di perdere giocatori a parametro zero nel 2015 è concreto per Casarini, Friberg, Ibson, Gavilan e Pisanu, tutti nomi che comunque non creerebbero gravi minusvalenze: Casarini, Friberg e Ibson quindi si potrebbero anche tenere fino alla scadenza del contratto, per poi lasciarli ai loro destini il prossimo anno.
E chissà che in B non trovino la loro strada...
Arriviamo adesso ai pezzi forti del mercato: se per Lazaros e Cherubin le cessioni sono cosa fatta, e per Kone è solo questione di tempo, siamo ancora in alto mare per Perez, Bianchi, Acquafresca, Paponi, Riverola e Abero, e solo il primo della lista ha prospettive di mercato all'attivo.
Comunque le entrate possono avere variabili infinite...
La regola di Fusco è questa: "ti vendo un giocatore, a me qualche soldo e una contropartita."
ecco allora che dalla cessione di Agliardi è arrivato un giocatore del Cesena, dalle comproprietà di Bandini e Romanò è tornato Capello che, girato al Cagliari subito, ha fruttato 1 milione più il difensore 21enne Oikonomou, nell'affare Della Rocca si è portato a Bologna Troianiello, dalla cessione della metà di Sorensen è previsto l'arrivo di almeno un giovane targato Juve e per lo sbarco di Lazaros a Verona sembra imminente l'arrivo di un giocatore scaligero.
Per quanto riguarda la cessione di Taider, oltre al vil denaro, c'è da segnalare il ritorno a Bologna del giovane Paramatti.
Quindi la domanda sorge spontanea: la squadra ce l'abbiamo?
Lopez è un allenatore pragmatico, determinato nel non voler stravolgere la tattica della squadra e innamorato del 4-3-1-2.
Vediamo se veramente SI PUO' FARE..........
Portieri: Stojanovic e Marchignoli.
Probabilmente ai due "sbarbi" serve la chioccia che faccia loro da riferimento (e da buon secondo al macedone).
L'idea potrebbe essere quella del ritorno di Lupatelli (contratto appena scaduto con la Fiorentina e ingaggio di 200.000 euro).
Terzini: a destra troviamo Garics, Crespo e il giovane Palomeque, mentre a sinistra spuntano Morleo e Abero.
L'ideale sarebbe poter raddoppiare per ogni ruolo: a destra per tamponare l'inesperienza di Palomenque e l'eventuale partenza di Crespo, a sinistra per rimediare all'eventuale cessione di Morleo o alla scarsa condizione fisica di Abero.
A destra è cosa fatta per l'arrivo di Ceccarelli grazie all'affare che porta Agliardi in terra cesenate.
A sinistra, invece, potrebbe farci comodo uno tra Crescenzi e Frascatore, di ritorno alla Roma dopo le avventure in prestito dello scorso campionato.
Centrali difensivi: partendo anche l'ultima "colonna" rimasta, Cherubin, il Bologna si ritroverebbe con un pugno di "infanti" da crescere: Maini, Ferrari, Radakovic e Paramatti. C'è anche uno semisconosciuto di nome Oikonomou, a cui bisogna affiancare assolutamente almeno un paio di elementi con ben più esperienza.
Da questo nascerebbe l'idea per Coda, 29 anni, che all'Udinese è considerato una palla al piede e che lo scorso anno era in prestito al Livorno. Da non tralasciare nemmeno il fatto che il suo stipendio (0,3 milioni) è più vantaggioso rispetto a quello di altri giocatori simili in odore di prestito come Gamberini (0,7), Volta (0,6) e Santacroce (0,4).
Con la carta acquisti, poi, si potrebbe far visita all'Espanyol, in virtù di quei milioncini persi per strada durante l'affare Osvaldo e che il Bologna non ha ancora visto.
Ma come? A noi umili persone per un debito di cento euro vengono a cercarci fin sotto al letto e noi non andiamo a batter di nuovo cassa per qualcosa che ci spetta?
Se si dovesse riuscire in questa impresa, ecco che allora il giocatore giusto potrebbe essere il difensore Raul Rodriguez, relegato un po' ai margini e con scadenza di contratto nel 2015, che chiuderebbe così la pratica con un pari e patta.
Centrocampisti: ne abbiamo da "fare il letto ai cani" e adesso si è aggiunto anche Troianiello. Senza contare Kone e Perez, in partenza, oltre a Pazienza e Friberg ritornano alla base Casarini, Riverola e Pulzetti, che però sta già firmando per il Cesena.
Se nessuno di loro verrà venduto, il reparto ha già cinque o sei elementi più o meno validi pronti per la serie cadetta. In caso contrario il reparto andrà ampliato. La cosa potrebbe essere semplice in quanto ci sono diversi giovani in cerca di una squadra che li sappia valorizzare: basterebbe guardare all'intero blocco dell'ex Under 21, con Viviani, Fausto Rossi, e Crisetig.
Trequartisti: un titolare,Djokovic, una riserva, Ibson e un giovane da lanciare, Yaisien. Cosa vuoi di più dalla vita?
Attaccanti: potrei mettermi a piangere. C'è Rodriguez che fa fatica ad avere estimatori anche in patria, soprattutto per il suo ingaggio. Seguono Paponi ed Acquafresca, che visti i roster delle ultime stagioni, hanno sempre meno filantropi disposti ad accollarsi i loro stipendi.
C'è Bianchi che, con il gioco di Lopez, anche quest'anno avrebbe grosse difficoltà... Ma anche senza Lopez...
Si deve allora ricorrere alla logica: prima si vende e poi si compra.
Questa orribile filastrocca da anni contraddistingue le campagne acquisti rossoblu, ma oggi più che mai deve diventare legge!!!
L'ideale per il Bologna sarebbe puntare su giovani con esperienza, ma in prestito.
Si potrebbero affiancare Babacar (Fiorentina) - Boakye (Juventus, che ci deve ancora un favore nell'affare Sorensen), entrambi in uscita dalle proprie squadre per far esperienza altrove.
Sarebbe troppo mirare a Pavoletti del Sassuolo?
Visto che Capello ha abbandonato il gruppo, si potrebbe scommettere su un altro giovane di valore: Tiberio Velocci, attaccante di 18 anni del Genoa, squadra che è ancora in debito con noi per l'affare Portanova.
E squadra sia....
Ricordiamoci che non ci sono soldi, che adoriamo la nostra squadra e che dobbiamo capire quale possa essere il male minore per riuscire a giocare bene, lottando per risalire....
E a volte, gallina vecchia fa buon brodo...
... Se non fosse stato per Amoroso, in A non ci saremmo tornati tanto facilmente!
Un benvenuto alle nuove leve, e un benvenuto alle "brasiliane pantere"... anche se hanno 34 anni...
Alessandra Sportelli Negrini
Smentendo il suo stesso nome, possiede notevoli doti di souplesse, tanto da essere soprannominato il Professore per le sue doti di playmaker in mezzo al campo.
È un centrocampista mancino che nel corso degli anni si è trasformato da mediano a regista con propensione offensiva.
Ânderson Miguel da Silva, detto Nenê (Sorocaba, 28 luglio 1983), è un calciatore brasiliano.
Nenê è un attaccante completo, in grado di calciare sia con il destro che con il sinistro.
È dotato di una buona progressione e si occupa spesso della battuta dei calci piazzati.
Ha un tiro preciso e potente, ma può colpire la palla anche in maniera più morbida.
La sua caratteristica più evidente è il colpo di testa.
E' molto abile anche nei dribbling ed è dotato di ottima tecnica individuale.
Come tipo di giocatore ricorda Mário Jardel.
Luca Ceccarelli (Cesena, 24 marzo 1983) è un calciatore italiano, difensore del Bologna.
Dopo aver percorso tutta la trafila delle giovanili bianconere, nella stagione 2001-2002 viene fatto esordire in prima squadra da Walter De Vecchi.
Fa parte della rosa del Cesena anche nei due anni successivi, entrando in campo 15 volte nell'anno della promozione in Serie B attuata da Fabrizio Castori.
Nel 2004 viene mandato in prestito al Pavia dove gioca la sua prima stagione da titolare.
Esordisce in Serie B l'anno successivo, e a gennaio viene rimandato in prestito al Pavia.
La stagione seguente subisce un grave infortunio al ginocchio destro mentre è in prestito tra le file del San Marino.
Si riprende completamente dall'infortunio la stagione seguente, dove trova continuità tra le file del Legnano.
Nel 2008 fa parte della rosa che vince il girone A della Prima Divisione.
Durante questa stagione inoltre Pierpaolo Bisoli lo schiera come terzino.
A fine stagione è costretto ad operarsi di nuovo: quest'operazione lo costringe a saltare gran parte della stagione. Recupera in tempo per dare il suo contributo alla promozione dalla Serie B.
Debutta in Serie A il 28 agosto 2010 nella partita in trasferta contro la Roma, terminata 0-0.
L'8 maggio 2011, in Cagliari-Cesena (0-2), ha tagliato le 100 presenze con la maglia del Cesena.
Il 6 gennaio 2011 realizza il suo primo gol in Serie A durante la partita Brescia-Cesena (1-2).
Rimane nel club romagnolo anche dopo la successiva retrocessione in Serie B.
Il 2 settembre 2013 passa con la formula del prestito al Padova nell'operazione che ha portato Niccolò Galli a vestire la maglia del Cesena.
Il 1° luglio 2014 passa a titolo definitivo al Bologna.
Questi sono tre dei nomi che alcuni dei nostri tifosi, o presunti tali, stanno contestando....
Analizziamo allora il nocciolo della questione: come poter avere una squadra vincente!
Per un Bologna caduto in serie B, e in disgrazia, sperare di portare alla corte di Guaraldi uno squadrone pronto per la risalita immediata nella massima serie è pura fantasia.
Dobbiamo fare i conti con la realtà delle casse vuote e di una presidenza che, sinceramente, non capisco cosa stia facendo....
Dobbiamo far entrare dei soldi, e liberarci di quei pesi morti e costosi che continuiamo a trascinarci dietro.
CHI ESCE: se certi stipendi si depennano da soli, grazie alle scadenze dei contratti (Natali, Cech, Moscardelli, Antonsson), altri si sono dissolti grazie alle compartecipazioni (Della Rocca, Bandini, Romanò, Krhin, e Sorensen) portando introiti per 3,5 milioni.
E fin qui non c'è male...
In uscita ci sono anche tutto un gruppo di giovani (e meno giovani) che ad ogni stagione vengono parcheggiati in altri siti e che ad ogni fine stagione fanno rientro.
E anche qui non possiamo lamentarci...
Un altro gruppetto, poi, è in vendita per esigenze di scadenza di contratto.
Il rischio di perdere giocatori a parametro zero nel 2015 è concreto per Casarini, Friberg, Ibson, Gavilan e Pisanu, tutti nomi che comunque non creerebbero gravi minusvalenze: Casarini, Friberg e Ibson quindi si potrebbero anche tenere fino alla scadenza del contratto, per poi lasciarli ai loro destini il prossimo anno.
E chissà che in B non trovino la loro strada...
Comunque le entrate possono avere variabili infinite...
La regola di Fusco è questa: "ti vendo un giocatore, a me qualche soldo e una contropartita."
ecco allora che dalla cessione di Agliardi è arrivato un giocatore del Cesena, dalle comproprietà di Bandini e Romanò è tornato Capello che, girato al Cagliari subito, ha fruttato 1 milione più il difensore 21enne Oikonomou, nell'affare Della Rocca si è portato a Bologna Troianiello, dalla cessione della metà di Sorensen è previsto l'arrivo di almeno un giovane targato Juve e per lo sbarco di Lazaros a Verona sembra imminente l'arrivo di un giocatore scaligero.
Per quanto riguarda la cessione di Taider, oltre al vil denaro, c'è da segnalare il ritorno a Bologna del giovane Paramatti.
Quindi la domanda sorge spontanea: la squadra ce l'abbiamo?
Lopez è un allenatore pragmatico, determinato nel non voler stravolgere la tattica della squadra e innamorato del 4-3-1-2.
Vediamo se veramente SI PUO' FARE..........
Portieri: Stojanovic e Marchignoli.
Probabilmente ai due "sbarbi" serve la chioccia che faccia loro da riferimento (e da buon secondo al macedone).
L'idea potrebbe essere quella del ritorno di Lupatelli (contratto appena scaduto con la Fiorentina e ingaggio di 200.000 euro).
Terzini: a destra troviamo Garics, Crespo e il giovane Palomeque, mentre a sinistra spuntano Morleo e Abero.
L'ideale sarebbe poter raddoppiare per ogni ruolo: a destra per tamponare l'inesperienza di Palomenque e l'eventuale partenza di Crespo, a sinistra per rimediare all'eventuale cessione di Morleo o alla scarsa condizione fisica di Abero.
A destra è cosa fatta per l'arrivo di Ceccarelli grazie all'affare che porta Agliardi in terra cesenate.
A sinistra, invece, potrebbe farci comodo uno tra Crescenzi e Frascatore, di ritorno alla Roma dopo le avventure in prestito dello scorso campionato.
Centrali difensivi: partendo anche l'ultima "colonna" rimasta, Cherubin, il Bologna si ritroverebbe con un pugno di "infanti" da crescere: Maini, Ferrari, Radakovic e Paramatti. C'è anche uno semisconosciuto di nome Oikonomou, a cui bisogna affiancare assolutamente almeno un paio di elementi con ben più esperienza.
Da questo nascerebbe l'idea per Coda, 29 anni, che all'Udinese è considerato una palla al piede e che lo scorso anno era in prestito al Livorno. Da non tralasciare nemmeno il fatto che il suo stipendio (0,3 milioni) è più vantaggioso rispetto a quello di altri giocatori simili in odore di prestito come Gamberini (0,7), Volta (0,6) e Santacroce (0,4).
Con la carta acquisti, poi, si potrebbe far visita all'Espanyol, in virtù di quei milioncini persi per strada durante l'affare Osvaldo e che il Bologna non ha ancora visto.
Ma come? A noi umili persone per un debito di cento euro vengono a cercarci fin sotto al letto e noi non andiamo a batter di nuovo cassa per qualcosa che ci spetta?
Se si dovesse riuscire in questa impresa, ecco che allora il giocatore giusto potrebbe essere il difensore Raul Rodriguez, relegato un po' ai margini e con scadenza di contratto nel 2015, che chiuderebbe così la pratica con un pari e patta.
Centrocampisti: ne abbiamo da "fare il letto ai cani" e adesso si è aggiunto anche Troianiello. Senza contare Kone e Perez, in partenza, oltre a Pazienza e Friberg ritornano alla base Casarini, Riverola e Pulzetti, che però sta già firmando per il Cesena.
Se nessuno di loro verrà venduto, il reparto ha già cinque o sei elementi più o meno validi pronti per la serie cadetta. In caso contrario il reparto andrà ampliato. La cosa potrebbe essere semplice in quanto ci sono diversi giovani in cerca di una squadra che li sappia valorizzare: basterebbe guardare all'intero blocco dell'ex Under 21, con Viviani, Fausto Rossi, e Crisetig.
Trequartisti: un titolare,Djokovic, una riserva, Ibson e un giovane da lanciare, Yaisien. Cosa vuoi di più dalla vita?
Attaccanti: potrei mettermi a piangere. C'è Rodriguez che fa fatica ad avere estimatori anche in patria, soprattutto per il suo ingaggio. Seguono Paponi ed Acquafresca, che visti i roster delle ultime stagioni, hanno sempre meno filantropi disposti ad accollarsi i loro stipendi.
C'è Bianchi che, con il gioco di Lopez, anche quest'anno avrebbe grosse difficoltà... Ma anche senza Lopez...
Si deve allora ricorrere alla logica: prima si vende e poi si compra.
Questa orribile filastrocca da anni contraddistingue le campagne acquisti rossoblu, ma oggi più che mai deve diventare legge!!!
L'ideale per il Bologna sarebbe puntare su giovani con esperienza, ma in prestito.
Si potrebbero affiancare Babacar (Fiorentina) - Boakye (Juventus, che ci deve ancora un favore nell'affare Sorensen), entrambi in uscita dalle proprie squadre per far esperienza altrove.
Sarebbe troppo mirare a Pavoletti del Sassuolo?
Visto che Capello ha abbandonato il gruppo, si potrebbe scommettere su un altro giovane di valore: Tiberio Velocci, attaccante di 18 anni del Genoa, squadra che è ancora in debito con noi per l'affare Portanova.
E squadra sia....
Ricordiamoci che non ci sono soldi, che adoriamo la nostra squadra e che dobbiamo capire quale possa essere il male minore per riuscire a giocare bene, lottando per risalire....
E a volte, gallina vecchia fa buon brodo...
... Se non fosse stato per Amoroso, in A non ci saremmo tornati tanto facilmente!
Un benvenuto alle nuove leve, e un benvenuto alle "brasiliane pantere"... anche se hanno 34 anni...
Alessandra Sportelli Negrini
sabato 5 luglio 2014
Strane situazioni
In questi giorni, a Bologna e nel Bologna, si respira un'aria strana, quasi surreale. La logica farebbe pensare che ci si trovi nell'imminenza di determinate svolte, e poi i fatti prendono una piega del tutto diversa. Così succede che la sgangheratezza della Società sia sotto gli occhi di tutti, che sia di pubblico dominio il fatto di avere pochi soldi in cassa, quindi di essere in pieno rischio di fallimento e conseguente sparizione dalla scena del calcio. Ovviamente, la responsabilità di un simile casino andrebbe ricondotta a chi questa Società la governa, e negli ultimi tre anni l'ha gestita in maniera sconsiderata. Invece, sorpresa, come nella famosa storiella in cui ad un certo punto il bue chiama cornuto l'asino, Albano Guaraldi irrompe in quella che dovrebbe essere la presentazione del nuovo tecnico Lopez per tenere un monologo, rifiutando a priori il contraddittorio coi giornalisti presenti, in quanto colpevoli di volerlo far passare per un coglione. Ora, un presidente che si è macchiato degli errori commessi nella sua gestione da Guaraldi, farebbe bene a trarre suggerimenti dalle critiche ricevute, anzichè persistere in un atteggiamento vittimista che non porta da nessuna parte. Se me lo permette, il Dottor Guaraldi dovrebbe tenere presente che a fare la figura dei coglioni, grazie ai suoi buoni uffici, siamo noi Tifosi e tutti coloro che, a vario titolo, spingono la barchetta Bologna nel tentativo di evitare che vada inesorabilmente a fondo. La realtà si commenta da sola: grazie ad una gestione scellerata, siamo costretti a dipendere dalle lune altrui, a qualsiasi livello. Nello specifico: il presidente barbuto si è lamentato di aver imbarcato un punto di penalizzazione in quanto una sua banca di fiducia, male informata, gli ha chiuso i rubinetti. Falso: in quei giorni le casse del club erano desolatamente vuote, non c'era più nemmeno il salvagente costituito dai soldoni solitamente anticipati da SKY alle partecipanti del successivo campionato di Serie A, per cui NESSUNO, mancando adeguate garanzie, avrebbe anticipato un centesimo. Al palazzinaro di Zola danno fastidio le voci, sempre più insistenti, che danno per certa l'esistenza di un conto corrente in un paradiso fiscale compiacente, in cui sarebbero stati versati gran parte dei soldi incassati nel corso della sua presidenza. E allora, anzichè insultare sparando nel mucchio, fornisca spiegazioni convincenti su come sia stato possibile arrivare al pesante buco presente nel bilancio nonostante gli incassi realizzati ammontino ad oltre 200 milioni. Ci siamo salvati dalla rovina per il rotto della cuffia, grazie all'appoggio esterno di Claudio Lotito ed alla personale esposizione di alcuni Soci minori, eppure Guaraldi rivendica il merito di aver impegnato 500 mila euro, senza spiegare perchè nessuno dei membri del CDA conoscesse l'esistenza di questa ulteriore somma. Il risultato del penoso spettacolo andato in scena sotto le Due Torri lo conosciamo: doveva arrivare Zeman, invece il tecnico boemo ha preso la via di Cagliari e la Società sarda, a titolo di risarcimento, ha agevolato l'ingaggio di Diego Lopez, poco costoso e molto ambizioso, comunque sembrato un tantino a disagio di fronte a tale situazione. Filippo Fusco mi dà la sensazione di essere come quel tale che, andando con lo zoppo, impara a zoppicare: nel tentativo di far quadrare provvisoriamente i conti ha svenduto quanto gli era più possibile, lanciandosi poi, nel corso della famigerata conferenza stampa, in una difesa di Guaraldi che certamente non gli fa onore. Inoltre, bisogna fare i conti con giocatori schizzinosi: sappiamo del rifiuto di Maietta ed altri non meglio precisati giocatori del Verona di trasferirsi a Bologna nel quadro dell'operazione Christodoulopulos; io, personalmente, posso testimoniare che pure un giovanissimo giocatore della rosa della Juventus, mio concittadino, non ha fatto esattamente i salti di gioia di fronte alla prospettiva di giocare in prestito da noi. Per fortuna, nelle ultime ore la situazione sembra in via di miglioramento: se Lopez ha voluto quel giovane difensore greco dal Cagliari in cambio di Capello, evidentemente sa cosa farsene; Francelino Matuzalem, pur avendo 34 anni, per il ruolo che ricopre ha ancora i piedi buoni, e può essere un solido punto di riferimento per la risalita in Serie A. Inoltre, Fusco ha quasi convinto l'argentino Franco Zuculini, pupillo di Maradona, che lo aveva lanciato in Nazionale non ancora ventenne, e che potrebbe sentirsi stimolato a risalire la china dopo un periodo di appannamento sapendo di dover riportare in alto una squadra dal glorioso passato. Senza dimenticare che Lopez sta avendo contatti quotidiani con i suoi ex allievi Nenè ed Avramov, ed ha esternato l'intenzione di confrontarsi a quattr'occhi con Diego Perez, suo connazionale, volendo verificare se ci sono le condizioni per trattenerlo in Rossoblù. Dimenticavo: il nostro ineffabile presidente ha concluso il suo intervento annunciando che la storia del fondo americano di Tacopina è una bufala, però sono in corso dei contatti con un possibile compratore italiano, di cui non ha voluto fare il nome per ( sono parole sue ) tutelarne il buon nome e l'onorabilità. Come se acquisire la proprietà del Bologna fosse una vergogna da tenere il più possibile nascosta !!! L'estate è ancora lunga, tanti tasselli devono ancora essere messi a posto, ma Albano Guaraldi non potrà sfuggire alla realtà: nel giardino di casa propria, ognuno può raccontare le balle che più gli aggradano, ma il presidente barbuto non potrà fingere di ignorare il fatto che tutti noi abbiamo perso la pazienza, e dovrà tenere bene in mente la data del 15 ottobre, giorno in cui le cose dovranno per forza prendere una piega, in qualsiasi direzione. Speriamo quella giusta.
Paolo Milito
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