Un vecchio detto recita che un bel tacere non fu mai scritto. A mio avviso, anche un po’ di accortezza nei gesti formali ufficiali, ogni tanto, non guasterebbe. Mi riferisco, in particolare, allo strano trattamento riservato, negli ultimi giorni, a Sinisa Mihajlovic da un bel po’ di soggetti. Il tecnico serbo, dopo essere stato premiato come miglior allenatore del mese di aprile, cosa di cui hanno preso spunto per pavoneggiarsi tanti esponenti della stampa locale, tacendo del petto gonfio menato da Joey Saputo, ha forzato i tempi del ritorno in panchina dall’ospedale ricevendo in premio due solenni figuracce, una con la complicità dell’arbitro ( Venezia ), l’altra con gli esclusivi buoni uffici dei giocatori, che dalle rispettive località di villeggiatura hanno mandato in campo i propri inguardabili ologrammi virtuali. A complicare le cose ci si è messo il patron canadese, che ha approfittato della sosta forzata imposta dalla guerra al campionato ucraino per sondare la disponibilità di un suo vecchio pallino, Roberto De Zerbi, attualmente alla guida dello Shaktar Donetzk, lasciando intendere di essere pronto ad un avvicendamento immediato nonostante Sinisa sia blindato da un anno residuo di contratto. Col risultato che la Banda degli Immancabili si è lanciata in picchiata sulla carcassa di Mihajlovic, alla maniera degli avvoltoi, se non peggio. Non ci siamo. Non va bene. Proprio per niente. Le prospettive non sono incoraggianti: come in un film troppe volte già visto, ecco che i grandi club si fanno sotto nell’intento di fare la spesa a Casteldebole, a cominciare da quel De Laurentiis che definisce i nostri giocatori minuzzaglia ma poi, da mercante consumato, compra dopo aver disprezzato. E il Paperone Amerikano, di fronte ad una truppa che stacca vergognosamente la spina, anziché distribuire i dovuti calci-nel-culo se la prende con un allenatore visibilmente sofferente e responsabile solo in minima parte dell’accaduto. Meglio pensare al calcio giocato, in attesa degli eventi, sperando che il nuovo DS Sartori sappia valutare adeguatamente la situazione. L’ultima di campionato, beffardamente anticipata alle 17.15 del sabato, ci porta in casa del già retrocesso Genoa, per un confronto tutto Rossoblù che riporta alla memoria antichi e gloriosi trascorsi, fatti di Scudetti in serie e di sparatorie e risse varie. In terra ligure si contano 61 precedenti, suddivisi fra Prima Divisione, Serie A, Serie B e Coppa Italia. 26 le vittorie del Genoa, 18 quelle del Bologna, 17 i pareggi. La vittoria più larga dei liguri è il 7-2 ottenuto il 4 luglio 1948: tripletta di Dalla Torre, doppietta di Brighenti e gol di Grisanti e Formentin, a cui replicammo solo con Matteucci e Biavati. La nostra vittoria più sonora è invece il 4-3 del 28 febbraio 2010: alla luce dei riflettori, in un pomeriggio da bufera scandinava, andò in scena un continuo capovolgimento di fronte, conteggiando alla fine una tripletta di Adailton e un gol di Buscè per il Bologna e una doppietta di Suazo con un gol di Sculli per il Genoa. Quanto ai pareggi, notevole il 3-3 uscito il 4 ottobre 1953: a segno per loro Bennike, Cattani e Serantoni, per noi Randon, Pivatelli e Cappello. Domani può succedere di tutto: il Genoa vorrà sicuramente salutare la Serie A con una vittoria, i nostri potrebbero finalmente ritrovare un po’ di dignità e regalare tre punti al tecnico serbo, alla fine il pareggio potrebbe rivelarsi la conclusione più ovvia e scontata. In attesa di giorni migliori.
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