Nella vita,
si sa, la realtà si rivela molto spesso diametralmente opposta rispetto alle
più rosee aspettative. Joey Saputo, per quel che mi riguarda, non sfugge a
questa regola. Al momento di sbarcare sotto le Due Torri, il magnate
italo-canadese aveva suscitato in me, come nel resto della Grande Famiglia
Rossoblù, grandissime speranze, che negli anni si sono via via frantumate fino
a raggiungere lo strazio degli ultimi giorni. Nel corso di questi anni Saputo si
è reso progressivamente indigesto, in contrapposizione alla magnanimità con cui
aveva messo mani al portafoglio riportando i conti in ordine, mettendo alla
porta Filippo Fusco ( che aveva dato prova di esser capace di realizzare
miracoli ), allontanando Joe Tacopina al primo accenno di dissenso, prendendo a
calci nel culo una colonna del calcio come Walter Sabatini e chiudendo nel malo
modo che sappiamo il rapporto con Sinisa Mihajlovic dopo aver gestito in
maniera impeccabile la prima fase della malattia del tecnico serbo. E adesso,
come se non bastasse l’aver fatto fuori Sinisa senza un valido motivo, gli
Allegri Tirapiedi di Joey completano l’opera mandando in campo la squadra
contro la Fiorentina, ossia NEL TRADIZIONALE DERBY DELL’APPENNINO !!!!!, senza
un timoniere ufficiale, affidandosi alla buona volontà di Vigiani e Magnani,
che per quanto possano essere preparati non hanno certo il polso adeguato per
governare a dovere una truppa sconclusionata come è il Bologna attuale ( o
almeno così sembrerebbe, a giudicare dalla “ pregevole “ acrobazia che ha
consentito a Schouten di portare sul 2-1 lo Spezia domenica scorsa ). In questo
inizio di stagione, la squadra appariva messa in campo molto bene, però
risentiva delle cessioni importanti. Non solo, la lentezza di alcune procedure
burocratiche ha costretto il tecnico serbo a rinviare più volte il debutto dei
nuovi arrivati. Aggiungiamo lo stucchevole comportamento del portiere, che
nella sua Nazionale precede, nelle gerarchie, un tizio che nella Juve ha vinto
CINQUE SCUDETTI CONSECUTIVI, ma che con noi non è degno di essere Lukasz se non
macchia ogni partita con una deleteria dormita al momento meno opportuno, e le
immancabili sviste arbitrali a vantaggio delle Grandi, e il quadro è completo.
Saputo & C. sono stati capaci di cacciare via l’allenatore di una squadra
in cui gioca IL CAPOCANNONIERE DEL TORNEO !!! Insomma, bastava avere un paio di
settimane di pazienza, e tutto sarebbe andato a posto. Invece no. Si sono
sommati la tradizionale impazienza di certi settori pseudo-intellettuali bolognesi,
capaci in passato di non dare tempo e spazio, oltre che a Perani, Zaccheroni e
allo stesso Sinisa della prima esperienza, a quel Pioli capace in seguito di
riportare il Milan a livelli euromondiali, con la strana frenesia del nuovo
direttore generale Sartori, terrorizzato dalla possibile dipartita di Sinisa in
corso d’opera. Mettiamoci pure una certa incompetenza di fondo di Saputo, che
anche in Canada incappa spesso in certi infortuni formali e di stile, e il
quadro è ancor più completo. Certo, magari Thiago Motta, Ranieri o chi per loro
riusciranno dove Sinisa ha fallito ( vedi l’impresa di Leicester del tecnico romano
), con un po’ di fortuna potremmo anche tornare finalmente a far tremare il
mondo, o forse solo l’Italia, ma in questa occasione l’intera dirigenza del
Bologna è incappata in una bruttissima caduta di stile. E il ritardo nel
rimpiazzare il Mister licenziato non migliora certo la situazione, anzi. Miglior
figura ha fatto invece De Zerbi, rifiutando con grande classe il ruolo di
avvoltoio predestinato. La settimana scorsa avevo tirato in ballo l’esempio di
Mourinho, capace di prendere sei gol in Europa contro una tradizionale
squadra-materasso norvegese; nel frattempo, lo sapete, il portoghese ha compiuto
un’altra impresa epica imbarcando quattro pappine dall’Udinese. Quindi, ancor
di più non riesco proprio a comprendere la filosofia che ha portato alla
cacciata di Sinisa. Ragion per cui, stavolta non mi soffermo a rievocare i
precedenti della partita che ci attende domenica: sarà durissima, e contro questa
condizione di precarietà non c’è cabala in grado di raddrizzare le prospettive.
Non ci resta che andare in campo e limitare i danni, in attesa di giorni
migliori.
Paolo Milito